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MaxiProcesso ai No Tav. Sfilano i celerini

La tensione a lungo incubata si svela tutta in apertura con la notifica della decisione del Tribunale di mantenere il processo in aula bunker “per i fatti del 23 Dicembre” cioè per la lettura del comunicato di solidarietà agli arrestati da parte degli imputati. Una decisione solo punitiva – fanno notare gli avvocati – che nulla ha a che fare con la logistica attuale per una gesto dimostrativo che non ha impedito nulla e che si è svolto in modo composto. “Cosa avreste fatto se fossimo stati in Tribunale? – insorgono le difese  –Quale sarebbe stata la sanzione?”. Un nervosismo che si risolve con una lunga riunione degli avvocati nella pausa pranzo per concordare una reazione collettiva, per ora senza una decisione condivisa.

Per il resto, un’udienza piatta che ha snocciolato una sequenza di celerini dei Reparti Mobili (i reparti-killer) che hanno raccontato le loro disavventure in quel di Chiomonte, prevalentemente il 27 Giugno, giorno dello sgombero della Maddalena a mano armata. Giunti sullo scranno hanno giurato di dire la verità sui fatti vissuti e sulle lesioni subite, una verità che smentisce tutte le grida dei loro sindacalisti e dei politici, disinformati e/o ignoranti, sul numero dei feriti: si era arrivati, nell’immediatezza del dopo incidenti a levare alti lai per 400 feriti, poi diventati 300, poi sempre meno fino al rinvio a giudizio che ne enumerava poco più di 100 compresi quelli con prognosi di 3 giorni (meno di un’unghia acciaccata) e quelli intossicati dai loro stessi gas. Senza contare quelli che si sono fatti male da soli scivolando sul fango. Cosi sfila il prolisso Luigi Alscione (8° Reparto Mobile Firenze) che tra lo strafottente e l’illetterato si sfoga in aula per l’accoglienza ricevuta (forse gli avevano detto che le donne valsusine gli avrebbero gettato collane di fiori), interrompe avvocati, sovrasta le domande, insomma esagera tanto che lo si richiama alla continenza. Si è preso una pietra sulla schiena con livido che vale 10 giorni di prognosi mentre caricava in salita nel fango che manco a Omaha Beach. Poi il collega, stesso RM, Federico Celsi che ha avuto ben 3 giorni di prognosi o ancora il furbetto Edoardo Verrillo che, refertato per 8 giorni, si prende una vacanzina di 7 mesi e il risarcimento privato di 4500 euro, o Luigi Angelino (3° RM Milano) che si è fatto una distorsione al collo e l’ha addebitata ai dimostranti. Delle mammolette. In confronto, Gabriele Sartori (Digos Torino) che ha avuto due incisivi spezzati perchè la visiera del casco gli ha sbattuto in faccia (pietra o è inciampato? – lui dice pietra) è da encomio solenne. C’è anche un teste incongruente, Giuseppe Quadruccio (3° RM Milano) che dà orari totalmente diversi da quelli riscontrabili in filmato.

L’unica testimonianza sul 3 Luglio è venuta da Dino Mameli (5°RM Torino) che guidava un mezzo Daily e, rimasto appiedato, subiva uno scoppio ravvicinato di petardo che gli causava  temporaneo trauma acustico. Mameli, posizionato presso l’area archeologica, riferisce che “…i mezzi non reggevano più la spinta dei dimostranti. Per quello sono intervenuti gli idranti” confermando indirettamente quanto rivelato da Anonymus nella sua scorreria informatica nei sistemi della Questura di Torino e cioè che le forze dell’ordine quel giorno sono state sul punto di cedere. Se quindi ci fosse stato l’apporto di tutti quelli che, pur solidali, sono stati a guardare e ci fosse stata un po’ più di consapevolezza della grande forza popolare che era in campo quel giorno, si sarebbe potuto ripetere l’exploit di Venaus. E la storia di questi due ultimi anni sarebbe cambiata.

Sulle testimonianze odierne, l’impressione è che si sia perseguita da parte della polizia e della Procura una enfatizzazione dei danni subiti da ascrivere agli imputati per giustificare lesioni di ogni natura e il teorema delll’accusa.

Si conclude come si era iniziato, con un battibecco tra difese e Corte sulla calendarizzazione delle udienze. La prossima dovrebbe essere (perchè non ancora confermata) sabato 18 Gennaio ma gli avvocati sembrano sul piede di guerra. (F.S. 10.1.2014).

Da TG Valsusa

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