Terzo Valico: in trenta a processo per tangenti
Ennesimo capitolo del rapporto incestuoso tra grandi opere e corruzione. Qualche giorno fa, infatti, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Genova, ha disposto il rinvio a giudizio per 30 dei 36 indagati per un giro di tangenti legati al TAV Terzo Valico.
Ad essere coinvolti sono nomi importanti del sistema del cemento e del tondino e delle istituzioni.
Tra gli imputati, accusati di aver pilotato le gare d’appalto dal valore di 6 miliardi di euro, vi sono Pietro Salini, oggi Ad di WeBuild (ex Impregilo), Andrea Monorchio, figlio dell’imprenditore Giandomenico ed ex Ragioniere dello Stato, Ercole Incalza, ex superdirigente del Ministero delle Infrastrutture, l’ex presidente di Cociv (il consorzio costruttore del Terzo Valico) Michele Longo, l’imprenditore Stefano Perotti e Duccio Astaldi di Condotte d’Acqua Spa. Insomma il sistema del Terzo Valico al completo, con tanto di manager pubblici e tecnici coinvolti nella spartizione.
A quanto risulta dalle indagini, le gare d’appalto sarebbero state sistematicamente truccate per far vincere imprenditori di fiducia ed escludere altri concorrenti.
Tutto ruota intorno al Cociv, consorzio formato in origine da Salini-Impregilo, Società condotte d’acqua e Civ, il general contractor, che ha gestito un fiume di denaro pubblico. A quanto pare un imprenditore brindava ad Ovada con un dirigente di Cociv ad ogni nuovo appalto vinto, o sarebbe meglio dire “gentilmente concesso”.
Ora il processo che vede indagati questi “nomi eccellenti” della politica e dell’imprenditoria italiana, rischia di andare a breve in prescrizione perché, si sa, le cause contro chi promuove e incentiva il ladrocinio di denaro pubblico magicamente tardano quasi sempre a partire, mentre quelli nei confronti di chi si oppone a queste ruberie e alla devastazione dei territori hanno una corsia preferenziale nei tribunali nostrani.
In un momento in cui il tema delle semplificazioni delle procedure d’appalto è sulla bocca di ogni politico, una vicenda del genere dovrebbe risultare da monito, invece è relegata nelle pagine a pagamento dei giornali online.
Lo ribadiamo ormai da anni, le grandi opere servono soltanto da bancomat di politici e “prenditori” che quando vengono beccati con le mani nella marmellata possono contare sulla condiscendenza dei tribunali che “dimenticano” per lungo tempo le pratiche su scaffali impolverati (di smarino).
Da notav.info
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