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Allevatori ed agricoltori di nuovo in protesta in Belgio e Francia.

Di seguito ripotiamo due articoli che analizzano le proteste degli agricoltori che in questi giorni sono tornate ad attraversare la Francia ed il Belgio. Il primo, tradotto da Reporterre racconta le motivazioni che hanno portato i contadini a mobilitarsi contro l’accordo Mercosur.

La mobilitazione si è espansa ed è arrivata a toccare Bruxelles il 18 dicembre. Davanti al Parlamento Europeo gli agricoltori hanno protestato contro l’accordo, ma hanno detto no anche al taglio del 20% delle risorse della PAC, la politica agricola comunitaria. A Place du Luxembourg gli agricoltori hanno hanno lanciato patate, barbabietole, uova, pietre, bottiglie e petardi. Le vetrate dell’edificio della Stazione Europa, che si affaccia sulla piazza, sono state danneggiate. I disordini sono durati alcuni minuti. Successivamente, le forze dell’ordine sono arretrate lungo la recinzione di filo spinato installata per impedire l’accesso all’Eurocamera.

La Polizia ha usato gli idranti contro i dimostranti per impedire l’accesso alla rotonda Schuman, il cuore delle istituzioni europee dove si teneva il vertice.

Il secondo articolo, tratto da Radio Blackout, racconta la vicenda precedente della rivolta degli allevatori francesi contro l’ordine dell’abbattimento sistematico delle mandrie a causa della dermatite nodulare contagiosa.


«Questo ucciderà le piccole aziende agricole»: perché i contadini si mobilitano contro il Mercosur

Contro il trattato di libero scambio UE-Mercosur, alcuni contadini europei si sono riuniti all’aeroporto di Liegi. L’obiettivo: esercitare pressione sulle istituzioni europee mentre la firma dell’accordo potrebbe essere imminente.

Vicino alla pista dell’aeroporto di Liegi, mentre gli aerei cargo di FedEx e China Cargo decollano in lontananza, un grande camion blu con il famoso slogan gigante della fabbrica di sciroppi Meurens, “il vero sciroppo di Liegi”, esce da un magazzino logistico. Lo sciroppo è un concentrato di mele, pere e datteri. È un ingrediente indispensabile delle boulets à la liégeoise, polpette di carne servite con patatine fritte in tutto il paese. Presto ricoprirà pezzi di maiale e vitello argentino o brasiliano?

Grazie alla firma dell’accordo di libero scambio previsto tra l’Unione Europea e i paesi sudamericani del Mercosur, questa possibilità non è da escludere. Certo, l’aeroporto di Liegi ha smentito, in un comunicato all’inizio della settimana, qualsiasi importazione di carne sudamericana sul suo sito. Ma la prospettiva preoccupa.

Di fronte all’imminente firma del trattato, circa sessanta agricoltori si sono riuniti mercoledì 17 dicembre davanti all’aeroporto di Liegi, luogo scelto per la sua importanza nel trasporto merci internazionale, per esercitare pressione sui decisori europei. I manifestanti, tra cui membri della Fugea, il sindacato agricolo vallone, allevatori di bestiame da latte e contadini membri dell’Associazione europea dei sindacati contadini (ECVC), hanno effettuato, in modo pacifico e sereno, dei “controlli civici” sui camion in uscita dai magazzini, aiutati da trattori posizionati sulla strada principale. Un’azione simbolica. “L’accordo UE-Mercosur distruggerà molte cose, qui come da loro. Dobbiamo essere presenti. È un po’ l’ultima occasione, perché presto si voterà”, ha detto una manifestante venuta da Bruxelles.

Il timore di una concorrenza sleale

I contadini presenti temono semplicemente per la loro sopravvivenza. «Il Mercosur ha un impatto diretto sui prezzi di mercato, anche se io mi occupo solo della vendita diretta e trasformo tutta la mia produzione», spiega Zoë Roger, allevatrice di bovini a Rotheux-Rimière, vicino a Liegi. «Non è possibile essere quattro volte più cari dei supermercati! Di conseguenza, nessuno comprerà più i miei prodotti. Indirettamente, questo uccide le piccole aziende agricole che sono riuscite a mantenere la loro indipendenza».

Proprio accanto a lei, Wim Moyaert, allevatore di pollame biologico a Gand, sottolinea la questione ambientale. «Siamo più cari perché dobbiamo produrre secondo standard più sostenibili, ma allo stesso tempo importiamo prodotti dal Sud America», lamenta il contadino fiammingo, coordinatore del Boerenforum, un’associazione di agricoltori fiamminghi. «Ma non voglio ricominciare a usare pesticidi, come fanno le altre organizzazioni della Copa [associazione agricola europea che riunisce in particolare la FNSEA, il sindacato produttivista francese]».

Dopo un quarto di secolo di discussioni e sei anni dopo un primo accordo di massima, l’Unione europea e il mercato comune sudamericano Mercosur, composto da Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay, potrebbero firmare sabato 20 dicembre un accordo di libero scambio a Foz do Iguaçu (Brasile). La presidente dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, è attesa a braccia aperte dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Impaziente, l’ex operaio e sindacalista ha lanciato un ultimatum all’Europa all’inizio della settimana: ha minacciato di non firmare il trattato se i negoziati non fossero stati conclusi entro questa settimana. In sintesi, è (quasi) “sabato o mai più”.

Emmanuel Macron ha «mancato di fermezza»

Da parte dei sostenitori del trattato, si agita lo spauracchio dell’indebolimento dell’Unione europea nei confronti delle grandi potenze e il timore di vedere il Sud America avvicinarsi ad altri attori. «L’unica risposta sensata a ciò che stanno facendo la Cina e gli Stati Uniti è dare il nostro via libera all’accordo con il Mercosur», afferma Bernd Lange, eurodeputato socialdemocratico tedesco e presidente della commissione per il commercio internazionale.

Affinché la firma del trattato UE-Mercosur possa avere luogo, il Consiglio dell’Unione europea – che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento – deve approvare il trattato a maggioranza qualificata, ovvero con quindici Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione totale.

Se alcuni paesi sono molto favorevoli al trattato – in particolare la Germania, desiderosa di esportare le proprie automobili e macchinari – altri esprimono opposizione, come la Francia, che vorrebbe vedere delle «misure speculari» – che garantiscano l’importazione di prodotti conformi alle norme europee. Non sarebbe disposta a firmare l’accordo così com’è.

«Questo scatenerà una rivolta nelle campagne»

«Macron dice che “non firmeremo l’accordo”, ma è un po’ tardi. Sono mancati di fermezza e leadership», si rammarica Stéphane Galais, portavoce nazionale della Confédération paysanne presente sul posto. «Se il Mercosur verrà firmato domani, o alla fine della settimana, questo incendierà le campagne. Macron deve essere molto più coerente nelle sue posizioni, per dire che no, la Francia non firmerà il Mercosur», aggiunge Mathieu Courgeau, allevatore di bovini da latte della Vandea e membro dell’ECVC.

«Cenere»

Martedì 16 dicembre, il Parlamento europeo ha approvato delle «clausole di salvaguardia» volte a proteggere il mercato europeo dalle importazioni: per alcuni prodotti, come la carne bovina, verrebbero introdotte delle soglie di allerta. Se i prezzi dovessero diminuire di oltre il 5% o se le importazioni dal Mercosur aumentassero di oltre il 5%, l’Europa avrebbe voce in capitolo. Numerosi responsabili politici europei hanno accolto con favore questo progresso.

Secondo Sophie Wintgens, ricercatrice sul commercio internazionale presso il Centro nazionale di cooperazione allo sviluppo, una ONG belga, questo meccanismo è insufficiente. «Per favorire un voto positivo da parte della Francia, la Commissione sta cercando di proporre delle compensazioni politiche; una di queste era quella di associare all’accordo un meccanismo di salvaguardia agricola. Purtroppo, sarà molto complicato da attuare. Soprattutto, non risolve i problemi strutturali dell’accordo. Come ama dire il vostro presidente, è solo fumo negli occhi”, conclude Sophie Wintgens.

Il destino dell’accordo di libero scambio si deciderà nei corridoi del palazzo Europa a Bruxelles, dove si riuniscono il Consiglio dell’Unione europea e il Consiglio europeo. Mercoledì 17 dicembre anche l’Italia ha espresso le sue riserve sull’accordo, con il primo ministro di estrema destra che ha ritenuto che la firma sarebbe stata “prematura”, in mancanza di “garanzie sufficienti” per il settore agricolo. Il vertice europeo che si aprirà giovedì 18 dicembre a Bruxelles si preannuncia quindi molto teso. È infatti ora possibile che si crei una minoranza di blocco – quattro Stati membri, che rappresentano almeno il 35% della popolazione dell’Unione europea – per impedire la ratifica dell’accordo.

Giovedì 18 dicembre è prevista a Bruxelles una manifestazione di più ampia portata per protestare contro l’accordo UE-Mercosur e contro la riduzione degli importi stanziati dalla Politica agricola comune (PAC). La Fugea, co-organizzatrice dell’azione a Liegi, non vi prenderà parte, ma saranno presenti gli agricoltori del Copa – tra cui la FNSEA – e centinaia di trattori sfileranno nel quartiere europeo.

Per l’agricoltrice Zoë Roger, scettica sulle prospettive di vedere il trattato bloccato nonostante la mobilitazione degli agricoltori, ci saranno comunque degli insegnamenti da trarre da questa vicenda politica. «Spero solo che questo possa mostrare l’indecenza dei potenti che monopolizzano il potere. Che la gente si renda conto che la situazione potrebbe essere molto peggiore di quella attuale, anche se è già abbastanza schifosa. »


In queste settimane il governo francese sta rispondendo al problema del virus bovino della dermatite nodulare contagiosa (LSD,  lumpy skin disease) con l’ordine di abbattimento sistematico di tutti gli animali presenti nelle mandrie di un animale infetto.

Diversi allevatori, a partire dal sud ovest della Francia, hanno iniziato ad organizzarsi con dei presidi nelle aziende agricole per impedire l’intervento di veterinari e forze dell’ordine. In seguito, le proteste hanno preso forme più ampie: attraverso la costruzione di reti territoriali, gli allevatori hanno ripreso a bloccare strade provinciali ed autostrade, una ferrovia nel dipartimento della Alta Garonna, ma anche organizzato sit in (con lancio di letame, paglia e finto sangue animale) davanti a prefetture e sotto prefetture.

Ne parliamo con un agricoltore, che fa parte del sindacato Confédération Paysanne e del movimento Soulèvements de la Terre. Oltre ad offrirci una panoramica del problema e delle mobilitazioni, ci racconta delle difficoltà che derivano dall’incontro tra agricoltori e allevatori con visioni politiche molto diverse. Prendere parte alle mobilitazioni significa anche confrontarsi con il consenso crescente che raccoglie il sindacato di estrema destra Coordination Rurale.

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