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Testimonianze dalla Carovana – (videoracconto)

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Testimonianze dalla Carovana – Tappa 4: Piacenza

Da Bologna a Piacenza lunghe file di camion incolonnati, si procede a tratti, mentre scorrono sotto i nostri occhi campi coltivati, capannoni e industrie dell’agroalimentare.

La grande fabbrica Emilia, diffusa in mille territori si muove frenetica. Arriviamo a Piacenza con un cielo plumbeo di pioggia. Quartiere Infrangibile, l’iniziativa si tiene in una Cooperativa fondata dai partigiani dopo la fine della guerra, sui muri i segni di generazioni in lotta, fino ad arrivare ai giorni nostri tra murales di Non Una Di Meno e bandiere della Palestina.

L’incontro prende le mosse da un argomento complesso, il rapporto tra il settore della logistica e l’ambiente. Ci si trova davanti a uno dei classici dilemmi di questi tempi, quello che vorrebbe contrapposti gli interessi del lavoro da quelli della salute della popolazione. Eppure durante questa pandemia abbiamo visto momenti in cui questi interessi hanno trovato una convergenza spontanea, dove un’esperienza collettiva della violenza del nostro sistema di sviluppo in grado di accettare migliaia di morti pur di continuare a produrre profitto ha visto una risposta di molti e molte che hanno scelto che la vita e la salute valgono di più.

Da qui si parte, da questa consapevolezza che i cluster dell’epidemia sono molto spesso sovrapponibili alle mappe dell’inquinamento e dello sfruttamento.

A Piacenza il virus ha colpito duramente e una parte significativa dell’incontro grazie al contributo di due medici è ruotata all’analisi del rapporto tra malattia ed inquinamento.

Non solo logistica, cementifici, inceneritori ed altre fabbriche di devastazione costellano il territorio della città emiliana e disegnano un quadro dove la salute della popolazione è messa in serio pericolo.

Una serie di domande sorgono spontanee, come coniugare la necessità di un reddito con quella di non ammalarsi e morire in questo mondo governato dalla legge del profitto?

Come concepire un lavoro che non sia contro la natura, ma in simbiosi con essa?

Come conciliare la necessità di diminuire la quantità di merci spostate, di inquinamento immesso nell’aria, senza che questo si trasformi in una transizione ecologica “lacrime e sangue” come vorrebbe il ministro Cingolani? In poche parole come rompere questa falsa contrapposizione tra reddito e difesa della salute e dell’ambiente?

Si tratta di rallentare la catena della logistica, di capire cosa è necessario produrre e cosa no, come e dove produrlo, come e dove spostarlo non in base alla legge del profitto, ma in base a quella della vita.

Si tratta di lottare perché la volontà operaia di diminuire il carico di sfruttamento coincida con quella dei territori di diminuire inquinamento e devastazione.

Alcune idee ci sono, lottare per meno ore di lavoro a parità di salario per esempio, riprendere dei percorsi di lotta alle nocività e per la salute all’interno degli ambiti di produzione.

Ma molti sono ancora gli interrogativi che abbiamo in testa mentre partiamo da Piacenza alla volta di Empoli su cui dobbiamo necessariamente costruire un confronto.

A questo link lo streaming del dibattito: https://fb.watch/6OrXySy34L/

 

Testimonianze dalla Carovana – Tappa 3: Bologna

Un breve videoracconto della ricca giornata di incontri di ieri a Bologna durante la tappa della Carovana Ambientale. Abbiamo intervistato attiviste ed attivisti di Aria Pesa, Fermiamo i mostri urbani – Comitato via Calzolari e Di Paolo e Assemblea per la Salute del Territorio. Buona visione!

{youtube}cxQrsACtMag{/youtube}

Il resoconto di Notav.info:

 

Il colle di San Luca ci ha salutato mentre stavamo percorrendo un dedalo di bretelle e tangenziali. Ieri in mattinata siamo arrivati a Bologna. Ci siamo da subito misurati con alcuni dei grandi temi che riguardano la città, da un lato la speculazione edilizia, dall’altro il ruolo da snodo logistico importante del nostro paese.

Siamo sbarcati ai Prati di Caprara, un bosco urbano selvaggio e spontaneo nato all’interno di un vecchio campo di esercitazione militare in disuso e minacciato negli anni dall’ipotesi della costruzione di una grande area commerciale. Durante il pic nic nel bosco poi il Comitato Aria Pesa ci ha raccontato delle battaglie ambientali in corso contro l’allargamento dell’autostrada e dell’aeroporto di Bologna, che sono in cantiere per potenziare tanto il modello estrattivo del turismo quanto quello della logistica. Entrambi progetti che dimostrano ancora una volta come la “transizione ecologica” è appena uno slogan in questo paese dietro cui si nasconde la solita vecchia speculazione e il solito vecchio sfruttamento.

Nel pomeriggio abbiamo incontrato alcuni degli agricoltori di Campi Aperti che ormai da diversi anni tengono mercati organizzati dal basso in vari punti della città. Oggi questi contadini che ripropongono un’idea di rapporto comunitario e diretto tra consumatore e produttore rischiano di essere sfrattati perché il comune sta aprendo i bandi per le zone tradizionalmente occupate da Campi Aperti.

Questo avviene di pari passo con la cosiddetta “riqualificazione” dall’alto della città. Una riqualificazione che nella Bolognina, quartiere storico di piccole case operaie e popolari, significa l’abbattimento e la costruzione di enormi palazzi di 10 piani che compromettono la vivibilità del quartiere e rappresentano la quintessenza della speculazione edilizia dalle dubbie origini. A resistere a questa violenza sulla storia e l’identità di un quartiere è il comitato contro i “Mostri Urbani” che ci ha accompagnato nella visita ai cantieri della devastazione.

Infine dopo l’apparizione sotto il cavalcavia della tangenziale della scritta “La nostra vita non vale il vostro profitto” ci siamo riuniti in assemblea all’Ex – centrale spazio recuperato dal basso per una breve assemblea ed una cena in solidarietà con la famiglia di Adil, il facchino del SI Cobas assassinato a Novara durante una protesta.

Questa esperienza a Bologna ci ha fatto riflettere sul fatto che anche il contesto urbano e le sue enormi contraddizioni ambientali possono essere un terreno produttivo per costruire una coscienza collettiva della necessità di un cambiamento nel nostro sistema di sviluppo. Allo stesso tempo ci ha mostrato nuovamente come tutto si tiene insieme, come tutto è collegato. Salutiamo Bologna e i suoi portici, oggi si va a Piacenza (mentre la il troncone della carovana del sud fa tappa a Cosenza e Taranto).

 

Testimonianze dalla Carovana – Tappa 2: Ravenna

Ieri la Carovana Ambientale per la Salute dei Territori ha fatto tappa a Ravenna incontrando le realtà che si battono contro il progetto CCS. Ne abbiamo parlato con Pippo di Per il Clima, fuori dal Fossile. Buona visione!

 {youtube}xRFQpiEEaiM{/youtube}

Di seguito le note di NoTav.info sulla seconda tappa:

 

Le lunghe spiagge del mare Adriatico contornate dai casoni per le vacanze proletarie anni ottanta, i capannoni dismessi di piccole industrie, i radi boschi di pianura e i campi di mais, ci hanno accompagnato fino a Ravenna.In particolare al Lido di Dante dove tra i bagni punteggiati da ombrelloni per il momento semivuoti si intravedono dei mostri di metallo insediatisi a pochi km a largo nel mare.

Sono le trivelle utilizzate per l’estrazione di metano, per lo più dismesse. Quelle trivelle dovrebbero oggi riempire le vene della terra che hanno svuotato. Infatti Eni sta promuovendo il progetto dei cosiddetti CCS, che consisterebbero in siti di stoccaggio della CO2 sottomarini.

Sembra una bislacca operazione, l’ipotesi di qualche visionario allucinato e niente di più. Ma il progetto invece esiste ed è concreto. La risposta al cambiamento climatico per coloro che hanno per decenni contribuito ad incrementarlo (e lo fanno tutt’ora) è quella di nascondere la polvere sotto un tappeto di mare azzurro, già duramente martoriato da cicli industriali e di speculazione sulle coste. Qualcosa non quadra.

Infatti lo scopo ultimo del CCS non sarebbe quello semplicemente di stoccare la CO2, ma di produrre il cosiddetto “idrogeno blu” derivato dalla combinazione del metano con l’anidride carbonica catturata.

Già una volta l’Europa aveva detto all’Italia che non aveva intenzione di finanziare l’idrogeno blu sotto l’etichetta della transizione ecologica perché non è un’alternativa sostenibile. Ma sembra che nei corridoi dei ministeri e di ENI l’opzione è ancora sul tavolo e c’è la volontà di provare a farla rientrare dalla finestra con il Recovery.

L’applicazione del progetto del CCS potrebbe mettere in pericolo il Lido di Dante con le sue casette balneari e molte altre località delle coste di Ravenna e continuerebbe a riprodurre il ciclo nocivo dell’utilizzo di idrocarburi per creare energia.

Insomma, un’enorme menzogna confezionata da “transizione ecologica”. Una presunta “soluzione tecnologica” al cambiamento climatico che nasconde dietro di sé solo speculazione, estrattivismo e ulteriore violenza nei confronti della natura.

Mentre ENI continua a perpetrare la legge del profitto alcuni cittadini si organizzano per prendersi cura della spiaggia libera, per nutrirla per renderla viva ed accessibile a tutti e tutte.

Dalle nostre amate montagne alle rive del mare la logica è la stessa: si vende una grande opera inutile ed inquinante come soluzione ecologica. Ancora una volta l’unica vera transizione verrà da chi lotta per difendere i territori e la natura.

Respiriamo ancora un po’ di brezza marina prima di avventurarci verso Bologna per la tappa di domani.

Per saperne di più sui CCS:

https://www.facebook.com/NOCCS.ilfuturononsiStocca

 

Testimonianze dalla Carovana – Tappa 1: Padova

La Carovana Ambientale per la Salute dei Territori lunedì ha fatto tappa a Padova e Venafro. Da oggi inizieremo una rubrica quotidiana con brevi videotestimonianze delle lotte territoriali coinvolte dal percorso.

In questa puntata la lotta No Pfas nel vicentino e le mobilitazioni contro il maxipolo di Amazon vicino Treviso. Conflitti significativi perchè si pongono all’incrocio tra il tema della salute, quello della devastazione e quello del lavoro. Domani la carovana giungerà a Ravenna. Buona visione!

Di seguito le note di NoTav.info sulla prima tappa:

Il Veneto nell’immaginario comune degli ultimi anni passa come un’isola di benessere e ricchezza in Italia con il suo modello basato sulla piccola media industria. Un posto dove esistono solo proprietari e risorse. Dove il “territorio” è nominato solo come base del valore economico e come reminescenza del leghismo di un tempo.

Eppure questa favola si incrina immediatamente quando, come noi ieri sera, si viene a conoscenza delle avversità che le popolazioni dei territori vivono a causa di lunghi cicli di devastazione ambientale ed inquinamento.

A partire dalla Venezia svuotata, fragile e dai rischi per la sua stessa esistenza generati dal cambiamento climatico e dalle Grandi Navi, fino ad arrivare alla cosiddetta “Pfasland” nel vicentino, dove a causa dell’inquinamento da Pfas vi è stata un’incidenza della pandemia di Covid del 60% superiore alla media. Dalla continua speculazione sul ciclo dei rifiuti, alla selvaggia ed esponenziale cementificazione di nuove aree dell’hinterland .

Sembra quasi che si tratti di due luoghi diversi, separati, ed in un certo senso è proprio così, da un lato i circuiti del profitto, dall’altro la vita delle comunità.

Scoprire questi racconti dalla viva voce dei Comitati che si battono quotidianamente contro la legge della crescita ad ogni costo (umano) è stato molto importante.

Sentire risuonare il saluto da Venafro, in Molise, dove parte l’altro tratto della carovana, dalle casse dell’impianto è stato un segno di quelle connessioni, di quegli incontri che anche a km di distanza abbiamo la necessità di costruire e moltiplicare.

Le capacità, i saperi accumulati da chi suo malgrado deve combattere le imposizioni inquinanti e nocive sul proprio territorio ci mostrano come altri percorsi di conoscenza sono possibili, mentre assistiamo in TV alle polemiche tra esperti che nutrono la confusione. È possibile dal basso fare di questo sapere una forza, se lo condividiamo e se pratichiamo conseguentemente le necessità che esso ci impone. Bloccare la devastazione, la speculazione, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

Oggi al risveglio le piante di granturco fuori dalla foresta di Sherwood ondeggiano nella brezza leggera, è previsto un temporale, ci prepariamo a partire con molto su cui riflettere e molto ancora da conoscere.

Ci vediamo a Ravenna.

 

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CAROVANA AMBIENTALE PER LA SALUTE DEI TERRITORI

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