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Banca del Dna: cominciano i prelievi di massa

Lo vendono come uno strumento per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata, ma per come è applicato sarà una schedatura di massa dei profili genetici della popolazione.

È entrata in vigore il 10 giugno una legge 85 del 30 Giugno 2009 che dispone la creazione di una banca nazionale del Dna. I dati non saranno utilizzati solo a livello internazionale in caso di indagini per terrorismo, ma anche per le normali indagini interne. Il sistema per la realizzazione della banca dati è fornito dall’Fbi e si chiama Codis (Combined Dna Index System).

Fino ad ora il prelievo di campioni di Dna avveniva sotto mandato della magistratura, qualora necessario, nel corso delle indagini. Con questa nuova legge, invece, il prelievo sarà generalizzato e praticato dalla Polizia Penitenziaria o da altre forze dell’ordine. Chi sarà sottoposto al prelievo automaticamente? Chiunque stia scontando pene definitive (in qualunque forma), anche se con la sospensione condizionale; chiunque sia sottoposto ad una qualunque misura cautelare; chiunque sia stato arrestato anche se rimesso in libertà. In questo caso la persona indagata, nonostante sia stata liberata e fino a prova contraria sia innocente, dovrà essere comunque portata in carcere in attesa del prelievo.

Il Dna di tutte queste persone rimarrà nel database per 30 anni (o 40 se condannati con recidiva) e sarà cancellato solo in caso di assoluzione per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o perché il fatto non sussiste.

Da quando è stata approvata la legge nel 2009, il prelievo del DNA già stato realizzato per situazioni di conflitto sociale – NoExpo del 1° Maggio a Milano e all’aeroporto di Bergamo, dopo la mobilitazione antimilitarista in Sardegna – e non è assolutamente irreale pensare che da oggi questa dispositivo verrà usato nei confronti di soggetti sociali ritenuti “pericolosi”. Il Daspo è un precedente chiaro: introdotto ufficialmente per “combattere il tifo violento”, si è esteso a colpire che la manifestazioni di dissenso nelle piazze. Quindi è prevedibile che la banca del Dna sarà utilizzata in chiave repressiva, da “grande fratello”, per controllare i soggetti incompatibili al sistema e più inclini a forme di rifiuto e di contrapposizione con le istituzioni.
A parte qualche articoletto schiacciato sulla posizione del governo, la banca del Dna è entrata in vigore nel totale silenzio. Pochissime voci hanno portato l’attenzione su un progetto (ora realtà) dai numerosi aspetti pericolosi. Dalle caratteristiche di questa legge si capisce che quella del terrorismo è solo una facciata, ma il vero intento è quello del controllo e del disciplinamento della popolazione.

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