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Caso Ferrulli: ancora impunità per la polizia

La notizia può essere sintentizzata in una frase

Secondo Domenica Ferrulli i giudici “non hanno avuto il coraggio di condannare solo perché sul banco degli imputati c’erano quattro rappresentanti delle forze dell’ordine”.

Michele Ferrulli è morto il 30 giugno 2011. Era stato fermato a Milano per degli schiamazzi notturni (dicono) e l’arresto veniva giustificato con l’oltraggio a pubblico ufficiale (fattispecie che, comunque, non prevederebbe l’arresto). Michele è stato gettato atterra, ammanettato e picchiato ferocemente fino a quando non ha avuto un arresto cardiaco fatale.

Oggi l’assoluzione da parte dei giudici della corte d’appello di Milano. Ancora una volta i tribunali danno assicurano l’impunità rappresentanti delle forze dell’ordine che “eccedono”. D’altronde la violenza (fisica o giudiziaria) della polizia è uno strumento fondamentale di controllo della popolazione e mantenimento dei privilegi per chi è al potere.

Nella situazione di impoverimento generale del paese le parole di Domenica Ferrulli colgono un aspetto importante, ovvero che le forze dell’ordine sono una casta privilegiata: non hanno subito nessun taglio ai bilanci e i singoli agenti godono di vergognosi privilegi economici (ne parliamo qua).

Ma il caso di Michele è l’ulteriore conferma che le forze dell’ordine hanno anche il privilegio di poter agire a proprio piacimento anche oltre la legge.

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