Daspo di piazza: vi racconto perché non vorrebbero farmi più andare allo stadio
Marzia, prima di tutto raccontaci qual’è il tuo rapporto con la squadra del Pisa e con la Curva Nord.
“Ho iniziato ad andare allo stadio perché fin da quando ero piccola i miei tre fratelli maschi mi hanno coinvolta tutte le domeniche a seguire le partite sia in casa che in trasferta. Erano i tempi di Romeo Anconetani e c’erano tanti ragazzi della mia età che preparavano gli striscioni, c’erano tanti ritrovi di persone di tutte le età che organizzavano il tifo. Anche le mie sorelle e i miei cognati andavano allo stadio. Siamo sempre stati una grande famiglia appassionata del Pisa.
Questa passione è stata trasmessa anche alle mie figlie che tutt’ora continuano a seguire le partite. In tutti quegli anni la mia frequentazione allo stadio è stata legata alla mia famiglia e anche quando non potevo andare l’ho sempre seguita alla radio.
Recentemente mi è tornata tanta voglia di andare in curva nord con le persone che abitano nel mio quartiere di Sant’Ermete. Tutte le volte che il Pisa gioca in casa andiamo a comprare il biglietto in Via Piave insieme ad una mia amica, una vicina di casa di 73 anni, prendiamo il motorino e raggiungiamo l’Arena. Siamo andate anche all’unica trasferta possibile senza Tessera del Tifoso a Pontedera.
Lo stadio mi dà la possibilità di rincontrare amici che non vedevo da molto tempo. Adesso ci sono tanti giovani ma anche tante persone anziane. È bello vedere tanta gente che tifa la squadra della propria città. Ora ci sono tanti cori nuovi ma spesso mi sbaglio e canto quelli vecchi di quando ero una ragazzina. Ogni volta che vado sto bene e mi dà tanta carica. Non ti senti sola, conosci gente nuova.”
Prima che ti notificassero questo Daspo, ne avevi mai sentito parlare delle restrizioni ai tifosi?
“Sì, le diffide. Tanti ragazzi che conosco sono stati diffidati per tanti e tanti anni perché magari hanno fatto invasione di campo o solo perché hanno tirato la carta igienica durante una coreografia. Queste “punizioni” ingiuste sono veramente ridicole.”
Raccontaci come ti hanno notificato il Daspo.
“La mattina del 31 dicembre, mentre stavo preparando la cena di capodanno, un’agente di polizia mi ha chiamato al cellulare dicendomi di andare a ritirare una notifica in questura a Pisa. Mi hanno chiesto quando ero disponibile e io gli ho risposto che sarei andata lunedì 4 gennaio alle 11. Ho chiamato subito il mio avvocato e l’ho messo al corrente di questa situazione. Lunedì mattina sono andata in questura, ho firmato e ho ritirato la notifica del Daspo e prima di firmare sono rimasta incredula e poi mi sono messa a ridere perché la cosa mi sembrava strana. Mentre la poliziotta mi leggeva il foglio mi sottolineava le accuse che mi sono state mosse contro. In sintesi mi vogliono far passare come un soggetto pericoloso che deve essere allontanato da tutte le manifestazioni sportive perchè dicono di avermi ripreso nei video della questura durante la manifestazione del 14 novembre contro la Lega Nord ad incitare il corteo dove poi sono successi degli scontri sul Ponte della Fortezza. Questa cosa non sta in piedi, perché cosa c’entra la libertà di partecipare ad una manifestazione con andare a vedere le partite?”
L’associazione che fa la questura è che hai avuto comportamenti violenti durante la manifestazione e che quindi sei una persona che potrebbe creare disordini allo stadio. Ma cosa è successo il 14 novembre e perché hai partecipato a quella protesta in piazza?
“Prima di tutto voglio dire che non mi ritrovo assolutamente nelle parole con cui loro mi hanno descritto. Sono molto arrabbiata e schifata! Da quello che dicono loro, sembro una che si alza la mattina e va alla prima manifestazione per fare casino. Invece ci tengo a far capire che non penso di essere una violenta, perché sono una mamma e una nonna, e che quando scendo in piazza lo faccio per dei motivi più che validi. Tre anni fa ho fatto parte di una grande protesta sul posto di lavoro, all’ospedale Cisanello dove faccio le pulizie da 15 anni. La ditta ci voleva licenziare in 78 lavoratrici. In quei lunghi mesi che abbiamo passato al freddo e sotto la pioggia in presidio permanente, ho iniziato a lottare insieme a tante altre colleghe e da quel momento posso dire con fierezza che non mi sono più fermata. Dopo quella vittoria (non hanno licenziato nessuno) mi sono resa conto dell’importanza di unirmi con le persone che mi stanno accanto ed ho iniziato ad organizzarmi con chi condivide i miei stessi problemi e che vuole migliorare la propria condizione di vita. Ad esempio, quando posso vado a difendere gli sfratti delle famiglie che non ce la fanno più a pagare l’affitto; cerchiamo di ottenere servizi e reddito per tutti quelli che a causa della crisi non riescono più a pagare le bollette o a fare la spesa.
Infatti la manifestazione del 14 novembre non nasce dal niente: già il giorno prima ho partecipato alla protesta al Comune, dove io e tante altre persone volevamo parlare col sindaco Filippeschi e l’assessore alla casa Zambito per il problema degli sfratti, delle case di Sant’Ermete e sullo scandalo Bulgarella. In quell’occasione la polizia ha manganellato donne e uomini di tutte le età e alcuni di noi sono finiti all’ospedale a causa delle botte che ci hanno dato.
Ho partecipato anche alla manifestazione contro la Lega Nord perché mi sono resa conto che questo partito politico non fa altro che fomentare odio, razzismo e guerra tra poveri. Io tutti i giorni lotto con le persone in difficoltà economica, che stanno male e non mi sembra giusto che questi individui si facciano vedere per mettere malumori e raccattare voti mentre di problemi ce n’abbiamo già tanti. Quel giorno hanno fatto bloccare tutti i lungarni da 200 poliziotti creando così una tensione inutile.
È roba da matti! Invece di risolvere i problemi delle tante famiglie che sono in grave disagio, il governo pensa solo a intimidire quelli che oggi scendono in piazza per far valere i propri diritti e quelli che sempre di più inizieranno a farlo! Questa cosa di non volerci far andare allo stadio è una minaccia assurda, una ripicca, una ritorsione… che dimostra l’incapacità di rispondere ai problemi delle persone.
Come intendete procedere?
Io allo stadio ci vado! E non voglio assolutamente rinunciare a questo mio diritto. Per quanto riguarda le accuse di violenza alla manifestazione, ad oggi a parte il Daspo non mi è arrivato ancora nulla, nemmeno una denuncia. Mi risulta che una giustizia ci sia ancora e quando mi chiameranno risponderò delle mie azioni. Intanto domenica, io e le altre persone a cui è arrivato il Daspo, saremo a vedere la partita del Pisa contro la Pistoiese. Nel frattempo abbiamo intenzione di opporci in ogni modo, sia nei tribunali, nelle piazze e negli stadi.
Che sia chiaro, se pensano di richiudermi in casa perché mi considerano scomoda, si sbagliano di grosso: ognuno si prenderà le proprie responsabilità!
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da Riscatto
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