InfoAut
Immagine di copertina per il post

«Faccio app per il movimento»

2010. L’immolazione di Mohamed Bouazizi in Tunisia è la scintilla che incendia una prateria resa arida da anni di umiliazioni e vessazioni. Dalle coste del Mediterraneo a quelle del Nord America, il fuoco si propaga rapido in un nuovo ecosistema tecnico fatto di connessioni mobili e comunicazioni istantanee. Il 99% si muove tra strada e rete – compenetratesi ormai in un rapporto simbiotico – mentre gli smartphone diventano strumenti di lotta fondamentali, tanto da costituire un nuovo terreno di sperimentazione collettiva. Ma i movimenti contro l’austerity non si accontentano di utilizzare in modo tattico le app delle grandi internet companies californiane: al contrario ne producono di proprie. Lo spirito Do It Yourself continua.

 

Diritto alla mobilità, APPlicato alla metro

Nella Spagna devastata dalla crisi, i servizi di trasporto figurano tra le prime voci nei tagli alla spesa pubblica. Ça va sans dire, a pagare sono i cittadini: rincari dei biglietti insostenibili – a Madrid l’aumento è stato del 50% – e intensificazione dei controlli su metro e autobus, anche grazie ad un’estesa rete di videosorveglianza (3300 gli occhi elettronici che scrutano il subterràneo nella sola Barcellona).

«Ma la mobilità è un bene comune» dice David Proto, animatore dell’associazione culturale Memetro.net. «Con la collaborazione in rete in tempo reale abbiamo deciso di riprendercela. E di controllare i controllori». Come? Con Memetro,una app per smartphone che permette di viaggiare gratuitamente e sfuggire alle multe. Funziona così: quando si incappa in un controllo è possibile inviare una segnalazione dal pannello dell’applicazione, indicando la fermata o la stazione in cui si aggirano gli ispettori. L’allarme si propaga e viene visualizzato sugli schermi di coloro che hanno scaricato l’app: evitare “incontri spiacevoli”, sopratutto per le proprie tasche, diventa facile come saltare il tornello della metro.

Nato inizialmente su Twitter nel 2011, il sistema ha avuto enorme successo, tanto da spingere David e compagni a creare un apposito software per cellulari «indipendente dalla piattaforma in 140 caratteri e che si adattasse alle nostre necessità». Otto mesi di lavoro per un team di cinque persone formato da hacker, creativi e grafici. Il tutto finanziato attraverso goteo.org, un sito di crowdfunding con cui sono stati raccolti quasi 6000 euro. I risultati sono notevoli: considerato dai suoi creatori «un utensile di disobbedienza civile collaborativa», Memetro viene utilizzato ogni giorno da 15000 persone.

 

Social bombing col telefono

Nella penisola iberica l’agenda dei movimenti ha tra i primi punti all’ordine del giorno anche la lotta alle istituzioni finanziarie. Sopratutto dopo che l’anno scorso Bankia è stata riconosciuta colpevole di truffa per aver mandato sul lastrico più di 15000 correntisti. Tante infatti le persone rimaste al verde dopo aver investito i risparmi di una vita in pacchetti azionari ad alto rischio, spacciati come un affare sicuro dal principale istituto di credito spagnolo. «Anche i miei genitori erano stati raggirati» racconta Fanta, membro del collettivo hacktivistas.net «e quindi ho deciso di utilizzare tutti i mezzi a mia disposizione per vendicarmi di quei bastardi».

E la vendetta è arrivata nel maggio dell’anno scorso, quando il #15M ha lanciato un’ondata di flashmob – pacifici, creativi ma determinatissimi – che in una sola giornata ha portato al blocco di 21 filiali di Bankia a Madrid. Gli hacktivistas hanno dato il loro supporto pubblicando una piccola applicazione per Android e Facebook che permettesse, anche a chi quel giorno non poteva scendere in strada, di partecipare alla protesta. Come? Semplice. Bankiamap, oggi ribattezzata CuelgaMe, è in sostanza un elenco telefonico con tutti i numeri delle succursali di Bankia. Mentre i flashmob ingolfavano gli sportelli – per esempio effettuando una miriade di transazioni per pochi centesimi di euro o mettendo in scena recite teatrali davanti ai dipendenti allibiti – i centralini delle filiali venivano bombardati da migliaia di chiamate. «Molti si attaccavano alla cornetta e passavano ore a fare domande assurde su come aprire un conto corrente, pur non avendone alcuna intenzione» ridacchia Fanta. «Il nostro obbiettivo era far chiudere i loro uffici per un giorno, utilizzando la tattica del “cansinismo”: far perdere tempo al personale delle banche fino a portarlo allo sfinimento». Obbiettivo pienamente raggiunto. O, come direbbe Anonymous, “Bankia tango down”.

 

Politica del retweet

E in Italia? Da noi la controcultura hacker non ha certo la medesima influenza che esercita sul movimento spagnolo. Eppure non mancano esperimenti interessanti. Un esempio è Cyber Resistance, crew di hacktivisti del centro sociale Cantiere di Milano. Il loro motto “Streets and net, united we stand” è cifra di una consapevolezza: quella per cui oggi i conflitti vanno combattuti sia sul piano dello scontro fisico che sul terreno digitale comunicativo. «È per questo motivo» afferma Agnese «che in vista della manifestazione di Roma del 19 ottobre avevamo implementato RiseApp». Allora il coro mainstream dell’informazione nostrana, per alzare la tensione intorno al corteo, aveva strumentalmente profetizzato la calata dei barbari sulla capitale. L’applicazione prodotta dai ragazzi del Cantiere nasceva proprio per contrastare quest’operazione di terrorismo mediatico e allo stesso tempo garantire una copertura non distorta degli avvenimenti in strada.

RiseApp si ispira al megafono umano inventato da Occupy Wall Street e ne replica il meccanismo su Twitter. In che modo? L’utente scarica l’applicazione, si iscrive al servizio e mette in condivisione i suoi follower con i mediattivisti appartenenti al network di RiseApp. Quando uno di questi pubblica un tweet con un determinato hashtag – nel caso della dimostrazione capitolina era #19O – riportando quanto accade in piazza, gli iscritti al servizio lo retwittano automaticamente dai loro account, conferendogli maggiore visibilità. «È un modo per aumentare in tempo reale la portata e la diffusione dell’informazione di movimento» prosegue Agnese. Che chiosa: «il codice software è ancora in beta ma entro breve lo pubblicheremo: speriamo sia pronto per l’11 luglio»,data in cui a Torino andrà in onda la contestazione del vertice europeo sulla disoccupazione giovanile.

 

Photosharing di strada contro la censura

riseAppLogoProprio in occasione del 19 ottobre, sugli organi di stampa filtrò l’indiscrezione secondo cui il Viminale sarebbe stato pronto a tagliare le connessioni mobili nelle zone della capitale attraversate dalla manifestazione. Sebbene alla minaccia non venne dato seguito, «sono sempre più frequenti i casi di manifestazioni in cui la connettività è limitata: o perché viene filtrata volontariamente dalle autorità o perché le celle telefoniche collassano sotto il peso di migliaia di smartphone» spiega Leonardo Maccari, ricercatore presso l’università di Trento. E in contesti simili un blackout informativo può avere ripercussioni gravissime: prima tra tutte l’impossibilità di documentare abusi e violenze perpetrati dalla polizia su attivisti e dimostranti.

Per ovviare al problema Maccari ha in cantiere un’applicazione per smartphone, anche questa chiamata RiseApp ma pensata con finalità diverse rispetto a quella di Cyber Resistance. Il meccanismo immaginato dall’hacker fiorentino è il seguente: durante una manifestazione il programma viene lanciato in background sul telefono e scambia fotografie (attraverso bluetooth o wifi) con altri dispositivi su cui è stato installato. «L’informazione si diffonderebbe come un virus» sostiene Maccari. In questo modo, se anche la rete dovesse essere censurata, fosse sovraccarica o il proprio cellulare venisse sequestrato in caso di arresto, i fotogrammi che testimoniano gli avvenimenti verificatisi in strada verrebbero comunque replicati su una molteplicità di terminali e potrebbero essere pubblicati in rete in un secondo momento. Per effettuare uno studio di fattibilità del progetto, Maccari ha presentato una richiesta di finanziamento al CHEST: le proposte più votate on-line entro il 30 giugno riceveranno una sovvenzione di 6000 euro.Meglio mettere mano al mouse, cliccare su www.riseapp.org e aiutare RiseApp a crescere. In un futuro non troppo distante potremmo averne tremendamente bisogno.

 

http://ctrlplus.noblogs.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

movimentireteSocial Networkundefined

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Dario Paccino: dall’imbroglio ecologico.. alla crisi climatica

Recensione di Louis Perez, pubblicato su La Bottega Del Barbieri

«Oggi diciamo che “l’ecologia senza lotta di classe è giardinaggio” ma se questo è possibile lo si deve anche al lavoro di chi – come Dario Paccino – e come il gruppo che diede vita alla rivista Rosso Vivo aveva già letto presente e futuro».

Immagine di copertina per il post
Culture

Sostieni Radio Blackout 105.250 fm – Torino

Ultimi giorni della campagna di autofinanziamento per Radio Blackout: sosteniamo le esperienze di controinformazione, sosteniamo l’informazione libera.

Immagine di copertina per il post
Culture

Aldo dice 8×5. L’innovazione non porta nuovi diritti

“Rage against the machine? Automazione, lavoro, resistenze”, il numero 65 di «Zapruder» è in distribuzione da qualche giorno.

Immagine di copertina per il post
Culture

Abolire il turismo

Indipendentemente da dove arriveremo, non è possibile che sia più facile immaginare la fine del capitalismo che la fine del turismo. Il presente testo è la traduzione di un articolo di Miguel Gómez Garrido, Javier Correa Román e María Llinare Galustian (Escuela de las Periferias, La Villana de Vallekas) su El Salto il 21/11/2024 Spain […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 2 — Affinità elettive

Se decliniamo, infatti, il tema della alienazione dentro l’ambito coloniale avremo la netta sensazione di come le argomentazioni lukácsiane abbiano ben poco di datato, e ancor meno di erudito, ma colgano esattamente la questione essenziale di un’epoca. di Emilio Quadrelli, da Carmilla Qui la prima parte Ciò apre qualcosa di più che un semplice ponte tra Lukács e […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 1 — L’attualità dell’inattuale

[Inizia oggi la pubblicazione di un lungo saggio di Emilio Quadrelli che il medesimo avrebbe volentieri visto pubblicato su Carmilla. Un modo per ricordare e valorizzare lo strenuo lavoro di rielaborazione teorica condotta da un militante instancabile, ricercatore appassionato e grande collaboratore e amico della nostra testata – Sandro Moiso] di Emilio Quadrelli, da Carmilla […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Difendiamo Franco Costabile e la sua poetica dallo sciacallaggio politico!

Caroselli, feste, litigate e sciacallaggi. Sono quest’ultime le condizioni in cui la città di Lamezia si è trovata ad “onorare” il centenario della nascita del grande poeta sambiasino Franco Costabile.

Immagine di copertina per il post
Culture

Lo Stato razziale e l’autonomia dei movimenti decoloniali

Riproponiamo questa intervista pubblicata originariamente su Machina in vista dell’incontro di presentazione del libro “Maranza di tutto il mondo unitevi. Per un’alleanza dei barbari nelle periferie” di Houria Bouteldja, tradotto in italiano da DeriveApprodi, che si terrà presso l’Università di Torino.

Immagine di copertina per il post
Culture

La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza

E’ uscito da qualche mese La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza, di Marco Boscolo (Eris Edizioni). Ne proponiamo un estratto da Le Parole e le Cose.

Immagine di copertina per il post
Culture

Hillbilly highway

J.D. Vance, Elegia americana, Garzanti, Milano 2024 (prima edizione italiana 2017). di Sandro Moiso, da Carmilla «Nonna, Dio ci ama?» Lei ha abbassato la testa, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. (J.D. Vance – Elegia americana) Qualsiasi cosa si pensi del candidato vicepresidente repubblicano, è cosa certa che il suo testo qui recensito non potrebbe […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Territori provinciali al centro della bufera da impianti eolici: da Imperia alle montagne al confine tra Piemonte, Lombardia e Liguria ci si organizza per difendere la propria terra

Per la serie Esplorazioni di Confluenza un racconto degli incontri avvenuti con il Comitato di InterVento Popolare e il Comitato delle Quattro Province

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Attenti al lupo!

Il governo Meloni, coerentemente con i suoi proclami, introduce un disegno di legge che ha lasciato carta bianca alle fantasie dei Ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto che prevede nuovi reati e pene più pesanti per chi, come la levata di scudi conclude, “protesta”. E viene immediatamente da chiedersi, sì, ma chi protesta?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il silenzio mortale del clamore – I movimenti di massa cinesi e i radicali

Contrariamente agli stereotipi diffusi tra molti lettori occidentali, in Cina gli eventi di massa e le questioni pubbliche non sono così scarse come ci si potrebbe aspettare, dagli studenti ai lavoratori, dalle discussioni su Internet agli eventi di massa nel mondo reale, grandi e piccoli, la Cina è un Paese post-socialista con profonde e complesse contraddizioni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La guerra in Ucraina e le nostre lotte – Report della giornata di discussione del 15 gennaio

Pubblichiamo il report della giornata di discussione “La guerra in Ucraina e le nostre lotte” che abbiamo organizzato a Bologna lo scorso 15 gennaio e che ha realizzato un passo importante verso la costruzione di un discorso condiviso di opposizione alla guerra.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’intifada social: come i giovani palestinesi usano i social media per creare forme istantanee di attivismo

I social media hanno incanalato la rabbia e il risentimento contro l’occupazione, ma sono anche diventati il nuovo canale attraverso il quale i giovani possono identificare e trovare un terreno politico comune.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tassazione delle piattaforme in Cina

L’idea è quella di tassare le piattaforme in modo tale che i profitti che derivano dalla raccolta dati degli utenti vengano redistribuiti. Il documento della “Prosperità Condivisa” fornisce un’ampia panoramica sugli obiettivi redistributivi ma non entra nel merito delle politiche necessarie a conseguirli. Ciononostante, tra le righe si leggono chiari riferimenti al sistema fiscale. Quello […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CHE COS’E’ IL METAVERSO? DI DISTOPIA, AVATAR E ALTRI INCUBI VIRTUALI

Metaverso (in inglese Meta-verse) è un termine coniato da Neal Stephenson in Snow Crash, un libro di fantascienza cyberpunk del 1992, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Nel 2021, però, il termine assume una nuova forma, quando Facebook decide di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

FACEBOOK: AUDIZIONE AL SENATO DELL’EX DIPENDENTE HAUGEN. “IL SOCIAL NETWORK FAVORISCE ODIO PER GENERARE PROFITTO”

Bufera su Facebook con l’audizione al Senato dell’ex dipendente Frances Haugen, che ha denunciato i danni sociali prodotti dalla creatura di Zuckerberg. Il social network, tramite i suoi algoritmi, favorirebbe discorsi di odio e discriminazione, per aumentare le interazioni e incrementare i profitti. Secondo Haugen “la leadership della compagnia sa come rendere Facebook e Instagram […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Facebook, i giganti dei social media ammettono di censurare la denuncia palestinese online

Le compagnie di social media, tra cui Facebook, hanno ammesso che i post pro-Palestinesi sono stati rimossi, incolpando pretestuosamente “bug tecnici” e “filtri anti-spam”. Fonte: english version Di Jessica Buxbaum – 14 Maggio 2021 Foto di copertina: I parenti dell’undicenne Hussain Hamad, ucciso da un attacco aereo israeliano piangonodurante il suo funerale nella casa di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Erdogan e Facebook non possono oscurare l’informazione indipendente

Insieme agli altri siti di informazione indipendente oscurati nei giorni scorsi da Facebook abbiamo preso parola in una conferenza stampa a Roma. Riportiamo la presa di parola collettiva condivisa dalle realtà che hanno partecipato. Facebook non può rimanere in mano a un privato. Oggi venerdì 18 ottobre, si è svolta presso nella sala della Federazione […]