Israele: tifosi contro l’accoglienza dei rifugiati…come il governo!
Negli ultimi giorni diverse tifoserie di estrema destra hanno tentato di rompere la continuità delle tifoserie con gli slogan pro-rifugiati, e soprattutto in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia sono comparsi striscioni islamofobi e razzisti. Tra i pochi slogan inneggianti a respingere i migranti quello che ha fatto più scalpore di tutti è stato però esposto da una squadra israeliana, il Maccabi Tel Aviv, già nota per l’integralismo religioso e il filo-sionismo di estrema destra dei suoi tifosi. Tra gli episodi che negli anni scorsi fecero parlare della squadra si ricorda infatti il coro ‘Salim Tuama è un terrorista’ riferito al centrocampista arabo-israeliano del Bnei Lod.
Maccabi Tel Aviv (Israel) “Refugees not welcome” pic.twitter.com/uPItb04QNO
— It’s an ultra life (@itsultralife01) 12 Settembre 2015
Lo striscione esposto sabato, che recita espressamente ‘Refugees Not Welcome’, un’evidente doppia provocazione, riferita tanto al recente flusso di profughi proveniente dalla vicina Siria (la cui guerra civile è tacitamente approvata dal governo israeliano nel tentativo di destabilizzare un governo palesemente avverso), ma soprattutto alla diaspora interna provocata dalla politica sionista di neocolonizzazione in quei territori che dovrebbero appartenere al popolo palestinese. Una vergognosa espressione del razzismo più becero che si respira in Israele, uno stato fondato sull’apartheid e sulla prevaricazione nei confronti della popolazione araba.
אוהדי הפועל ת”א מראים אנושיות במשחק מול מכבי נתניה pic.twitter.com/romSZb8lNu
— Yoav Cohen (@ycohen84) 12 Settembre 2015
Contemporaneamente, la quadra rivale dell’Hapoel Tel Aviv – la cui tifoseria è considerata di estrema sinistra – ha esposto uno striscione con scritto ‘Chi non è un immigrato qui?!’ in ebraico, esprimendo solidarietà con i rifugiati in fuga e, soprattutto, ricordando le ragioni storiche che portarono alla fondazione di Israele, uno stato popolato in buona parte da ebrei europei sfuggiti all’Olocausto.
Una magra consolazione, dal momento che proprio nelle ultime settimane è proprio il governo israeliano, per bocca del primo ministro Benjamin Netanyahu, ad avere respinto la richiesta di accogliere un maggior numero di rifugiati e si è invece impegnato a costruire un nuovo muro di confine di 18 miglia lungo il confine con la Giordania.
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