“Macerie”, il romanzo-denuncia della scrittrice Miriam Marino
E’ uscito, con un nuovo aggiornamento, il bel libro della scrittrice Miryam Marino, artista e attivista della Rete ECO – Ebrei contro l’occupazione: Macerie.
da InfoPal, di Angela Lano
E’ un romanzo, potremmo dire, di cronaca tragicamente attuale, pur essendo stato pubblicato per la prima volta nel 2014. Lungo il corso della coinvolgente narrazione, anche il più disattento lettore comprende cosa significhi “colonialismo israeliano”.
Macerie è lo scenario di Gaza sotto gli incessanti bombardamenti israeliani contro civili inermi. Macerie ricoprono intere famiglie gazawi. Macerie, anche nel campo di Jenin, in Cisgiordania. Macerie è ciò che resta del diritto internazionale in Palestina, dell’ONU e della cosiddetta comunità internazionale.
Macerie ricoprono il giornalismo mainstream, asservito a un’unica narrazione che vede le vittime trasformate in carnefici, e i carnefici in vittime. Macerie coprono la dignità dei politici europei. Macerie è l’Occidente unipolare e guerrafondaio in rapido declino, oscurato da un Sud Globale che vuole un altro mondo senza colonialismi e colonizzatori.
Macerie…è un viaggio iniziatico. Un lungo e struggente rituale di iniziazione che proietta la giovane protagonista, l’israeliana con pulsioni mistiche, Tikva, in un universo parallelo a lei fino a quel momento sconosciuto: la realtà palestinese.
Il suo è un lento, quanto traumatico, risveglio a una nuova Coscienza, attraverso la rivelazione di un segreto tenutole nascosto dal padre e dai parenti, che la porterà alla scoperta delle proprie vere radici e alla militanza filo-palestinese.
Dall’ambiente familiare, religioso, politico e sociale ebraico israeliano, con i suoi rituali, credenze, identità, rapporti e visioni contrastanti e contraddittorie, Tikva si immerge in quello palestinese, lo scopre come l’avesse sempre sentito, inconsapevolmente, dentro di sé e se ne innamora fino ad assorbirlo nella sua vita, divenendone parte anche nella lotta contro l’oppressione coloniale.
Come in tante sequenze di un film realistico, Tikva conduce il lettore attraverso anni di storia palestinese, di resistenza e brutale repressione, di Intifade, di accordi falliti, di governi israeliani che lanciano periodiche pulizie etniche e massacri, di refusenik e pacifisti che vanno in carcere pur di non servire nell’esercito che va a sparare ai palestinesi; di qua e di là dei ckeck-point, nell’abbagliante contrasto di vita tra i due mondi; nelle piazze e nelle strade palestinesi e nelle case e menti degli israeliani, in un continuo cambio di scena e di luoghi, permeato da una profonda empatia e densità di emozioni.
Miriam Marino ci emoziona, ci fa arrabbiare, ci fa piangere, ci toglie il sonno con il suo raccontare la Palestina oppressa, ma anche un Israele perso nel labirinto cieco della propria forza bruta colonizzatrice, alieno a se stesso.
Leggendo quasi tutto d’un fiato il romanzo di Miriam, ho ripercorso i miei viaggi in Palestina, le esperienze umane incredibili, i ricordi della prima Intifada, le vane speranze degli accordi di Oslo, i bombardamenti di Piombo Fuso, la Freedom Flotilla, le delegazioni umanitarie a Gaza, il mio quotidiano lavoro giornalistico da decenni a questa parte… Ho rivissuto ogni momento, e pure questo, terribile, periodo storico, dove le bombe di Israele fanno a pezzi intere famiglie gazawi e giovani cisgiordani che lottano per la libertà.
Mi verrebbe da dire che Macerie è anche un atto d’accusa contro la cecità e l’immoralità di giornalisti e politici occidentali che fanno il tifo per l’oppressore e delegittimano e denigrano l’oppresso; che è un grido disperato di denuncia, ma anche di speranza che l’umanità, come Tikva, possa prendere coscienza e risvegliarsi dal Sonno della Ragione.
(Angela Lano, dalla prefazione al libro).
Edito da Le Strade Bianche di Stampa Alternativa è propedeutico per comprendere le origini della tragedia israelo-palestinese e prendere posizione a favore del popolo colonizzato palestinese.
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