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Messico: Il cammino di Pena Nieto è già pieno di insidie


Il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) torna al potere dopo 12 anni di opposizione che seguivano a loro volta ben 71 anni di governo consecutivi, attraversati da fortissimi scossoni come quelli relativi alla crisi del debito degli anni ’80 e da una corruzione interna sempre più evidente. Il nuovo premier, Pena Nieto, è vicino all’OPUS DEI e ad uno dei network tv messicani più influenti, Televisa.

Le elezioni sono state dominate dal tema del posizionamento del Messico all’interno dei processi di ristrutturazione della geopolitica globale in questa fase di crisi, dalla lotta alla disoccupazione e, ovviamente, dal narcotraffico, il vero “leader economico” del paese, da sempre aiutato da, e colluso con, ampi settori della politica istituzionale.

Un narcotraffico capace di portare il paese a subire almeno 50.000 morti in 6 anni, data l’incapacità e la mancanza di volontà da parte delle istituzioni di affrontare il problema della povertà che causa le possibilità per il reclutamento da parte dei narcos soprattutto nella zona di confine con gli States. La risposta del presidente Calderon è stata una “guerra al narcotraffico” di impostazione statunitense guidata dalle Forze Armate che non ha però assolutamente risolto alcuna delle problematiche.

Ma la forte politicizzazione di questa fase, unita agli echi del conflitto che in Sudamerica, soprattutto in Cile, e dal riverbero dell’esperienza americana e canadese di Occupy (di cui un messaggio è stato letto nell’incontro nazionale delle Resistenze autonome anticapitaliste), hanno influito sul paese mettendo in moto esperienze di lotta studentesca come non se ne vedevano dal 1968, l’anno del massacro di piazza delle tre culture.

Il movimento YoSOy132, attivo ormai da quasi due mesi, ha attaccato proprio la strategia mediatica di Pena Nieto nell’accumulazione di consenso, scendendo in strada giusto due giorni fa in decine di città messicane e invitando a tenere alta l’attenzione su un voto ad alta percentuale di manipolazione, rifiutando ogni apparentamento partitico e invitando a scendere in piazza anche dopo l’esito delle elezioni per continuare a rivendicare una democrazia reale.

Il principale avversario del PRI, ovvero il PRD di Lopez Obrador (già sconfitto nel 2006 da Felipe Calderon) non ha ancora riconosciuto la sconfitta a differenza degli altri partiti candidati, parlando sommessamente di brogli e di risultato ancora da verificare. Il PRD ha invece vinto nel Distretto Federale, ovvero nell’entità amministrativa di cui fa parte la capitale Città del Messico.

A brogli fa riferimento anche lo stesso movimento YoSOy132, che cita “furti di schede elettorali, minacce verso gli elettori, tassisti che offrono buoni per il trasporto fino ai seggi elettorali in cambio di promesse di voto per il PRI, funzionari di seggi sequestrati, presidenti di seggio che scompaiono portando con loro urne piene di migliaia di schede elettorali compilate”.

Elezioni sicuramente poco limpide dunque, sulle quali è importante cogliere il dato per il quale il movimento YoSoy132 è riuscito a coglierle come possibilità di esplosione e attivazione di lotte. Nessun paragone è possibile ovviamente con l’Italia che si avvia anch’essa alle consultazioni l’anno prossimo, ma sicuramente la speranza in una nuova esplosione di soggettività studentesca, unita alle molteplici resistenze che animano il mondo dei beni comuni nel nostro paese,è la stessa che in Messico, da Cheran a Oaxaca, è emersa e si è fatta carne in questi giorni nelle azioni di studenti e comunità resistenti.

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