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Messico: tecno-censura su Twitter contro la protesta per Ayotzinapa

Nelle scorse settimane, però, diversi attivisti hanno denunciato l’utilizzo di “bot” per interferire con la diffusione di notizie sulla mobilitazione su Twitter. Gli attacchi dei bot sono stati indirizzati in particolare contro l’hashtag #YaMeCanse, che riprende le dichiarazioni fatte dal procuratore generale della repubblica, Jesus Murillo, nel corso di una conferenza stampa sui fatti di Iguala tenutasi lo scorso 7 novembre. Al termine della conferenza Murillo si allontanò infatti infastidito dalle domande dei giornalisti, dichiarando “Ya Me Canse” (“Ne ho abbastanza”): le sue parole vennero immediatamente riprese sui social network e piegate verso le ragioni della protesta, usandole contro le responsabilità del governo nella vicenda di Ayotzinapa. Il numero di tweet che recitava “Ne ho abbastanza di…” fu tale da mantenere l’hashtag #YaMeCanse in cima alla lista dei Trending Topics messicani per 27 giorni consecutivi.

Di qui, l’escalation nell’utilizzo di bot a partire dall’inizio di dicembre per eliminare lo slogan dagli argomenti più discussi su Twitter: secondo Alberto Escorcia, studioso dei social network, sono stati mobilitati decine di migliaia di account fasulli (e un relativo, ingente dispiego di denaro) per sopraffare #YaMeCanse e far sì che venisse rimosso dalla lista dei TT di Twitter rallentando la velocità dell’interazione sull’argomento (quella che fa sì che un hashtag raggiunga le prime posizioni della classifica) e inviando messaggi senza senso per dirottarne l’uso e far sì che perdesse d’interesse.

Lo stesso tipo di attacco è avvenuto anche contro il corrispettivo hashtag inglese, #USTired2, utilizzato negli USA in solidarietà con la protesta di Ayotzinapa.

Nei video che seguono, creati a inizio dicembre in occasione degli attacchi, si può osservare nel primo l’azione dei bot contro #YaMeCanse e nel secondo lo stesso meccanismo all’opera contro #USTired2.

 

 

 

Questa strategia è stata vista da più parti come un attacco diretto alla libertà di espressione e (anche se i responsabili di tale uso massiccio dei bot restano da chiarire) secondo molti rivelerebbe la preoccupazione del governo verso le proteste che hanno infiammato il Messico in questi mesi, oltre che la centralità della sfera comunicativa nel sostenere e diffondere il malcontento e la rabbia verso la vicenda di Iguala e le responsabilità più generali dello Stato messicano.

Per aggirare l’attacco dei bot, comunque, su Twitter è stata in breve lanciata l’idea di alterare l’hashtag #YaMeCanse aggiungendo giornalmente allo slogan un numero in ordine crescente, così da mantenere il trend eludendo l’azione degli account fasulli (al momento l’hashtag è arrivato a #YaMeCanse19).

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pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

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