Sequestro Abu Omar: Mattarella grazia due agenti della CIA
Che questo Presidente della Repubblica stia di fatto continuando l’operato del suo predecessore Napolitano si era già visto a livello nazionale, con le varie firme che accompagnano ogni passo del Governo Renzi quando questi si trova a dover fare i “conti” con il Colle.
Mattarella, compiacendo le richieste fatte nel 2013 all’allora presidente Napolitano da parte di Obama, ha così firmato la grazia per i due agenti condannati (si fa per dire) per il sequestro di Abu Omar nel 2003. Nel caso di Medero il provvedimento riguarda la pena ancora da espiare (tre anni di reclusione) estesa anche alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per Seldon Lady, condannato a nove anni di reclusione, la grazia riduce la pena di due anni. La prima grazia relativa alla vicenda di Abu Omar arrivò nel 2013 per mano di Napolitano nei confronti di Joseph Romano, colonnello dell’aviazione USA di stanza alla base di Aviano e anche lui coinvolto nel sequestro.
Nessuno di questi ha fatto un giorno di galera e mai lo farà, ormai da anni sono tornati in America. Dopo gli attacchi alle torri gemelle del 2001 fu lanciata la campagna chiamata “Extraordinary rendition” che dava agli agenti USA la possibilità di sequestrare in qualsiasi stato alleato tutte quelle persone che a diverso titolo era indagate o sospettate con l’accusa di terrorismo. La storia del sequestro Omar è nota: sequestrato a Milano dai servizi segreti, venne spedito prima in Germania e poi trasferito in un carcere egiziano, dove venne ripetutamente torturato durante la detenzione. La Cia ne aveva richiesto la testa e con l’aiuto del Sismi e dei Ros venne portato a termine il piano.
Una vicenda che vede la solita compartecipazione di servizi segreti italiani e americani cui spesso la storia ci ha abituato: coperture, diritti violati e torture portate avanti per la “Ragion di Stato”, con i governi Berlusconi prima e Prodi dopo che si appellarono al segreto di stato per scagionare gli agenti italiani non appena i due Pm Spataro e Pomarici iniziarono a spiccare mandati d’arresto, mentre per gli uomini a stelle e strisce ancora in territorio italiano fu sufficiente rimpatriarli.
Fin qui tutto “normale” e simile ad un film di spionaggio, peccato che in questo caso gli attori di questa storia siano veri, così come reali sono gli anni di prigionia e le torture che sono state inflitte ad Abu Omar. Ma soprattutto, nei film gli agenti appaiono segreti e con nomi che non verranno mai fuori, nascosti dalla cortina del “TOP SECRET” dello Stato e dei suoi apparati, mentre in questo caso i magistrati Spataro e Pomarici hanno avuto i nomi e cognomi degli agenti coinvolti (26 solo della Cia). Nessun colpo di scena quindi e nessuna rete dei servizi inviolabile: pare non servisse molto per arrivare alle personalità coinvolte in questo caso. Accade spesso che le maglie dei servizi segreti portino ombre lunghe su diversi fatti nazionali e internazionali, altre volte però i nomi vengono alla luce semplicemente perché qualcosa è andato storto o perché non vi è comunque la certezza di non poter arrivare a determinare condanne reali per gli agenti coinvolti.
Pare che nella vicenda Abu Omar ci siano tutte e due queste motivazioni. Il finale per questi ”uomini dello Stato” rimane sempre il solito: sollevati da qualsiasi responsabilità. Una cosa è certa, la volontà di Mattarella di attuare una promessa data dal suo predecessore e quella di dare una mano Renzi, che potrà spendere la grazia davanti ad un Obama riluttante rispetto all’entrare nell’affare Italia vs India.
In ogni caso da parte dell’amministrazione statunitense si può levare, come già per il predecessore Napolitano, un caloroso: “Thank you Mr. Mattarella!”.
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