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Un visto per la Palestina

Ramallah, 24 maggio 2011, Nena News – Da qualche giorno a questa parte Khaled Jarrar e Fares Azar, sottraggono ogni mattina alcune ore al loro lavoro  di giornalisti e fotografi, e si recano a Kalandia, all’enorme posto di blocco costruito da Israele per separare la zona araba di Gerusalemme dalla Cisgiordania. Armati di gentilezza e di sorrisi, Jarrar e Azar chiedono ai cittadini stranieri che si recano a Ramallah di trimbrare il loro passaporto con il «visto d’ingresso palestinese». A coloro che si mostrano disponibili, e sono tanti, rilasciano un visto a nome dello Stato di Palestina. Tutto tra sorrisi e brevi  considerazioni sulla situazione dei palestinesi sotto occupazione militare israeliana e sulla possibilità che lo Stato palestinese venga proclamato unilateralmente dal presidente dell’Olp e dell’Anp Abu Mazen il prossimo settembre all’Onu.

Il “visto” palestinese è solo una provocazione, un gesto simbolico?  Non proprio, spiega Jarrar, piuttosto è una “affermazione di esistenza verso chi (Israele) vuol negare i nostri diritti e persino la nostra esistenza come popolo”. Le reazioni alla sua iniziativa sono state favorevoli tra gli stranieri. «Sono orgogliosa di avere sul mio passaporto il visto dello Stato di Palestina» scrive sul suo blog Alison Ramer, una esperta di comunicazione e che si muove tra Gerusalemme e Ramallah, che poi si domanda come mai l’Olp e l’Anp non usino il visto palestinese dato che oltre 100 Stati riconoscono l’indipendenza della Palestina nei territori del 1967 (Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est) proclamata nel 1988 dallo scomparso presidente palestinese Yasser Arafat.

Nena News vi propone le immagini con Khaled Jarrar e Fares Azar che a Kalandia timbrano i passaporti di alcuni cittadini stranieri.

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