“41bis il carcere di cui non si parla”, intervista a Maria Rita Prette
“41 bis: il carcere di cui non si parla” di Maria Rita Prette, edito da Sensibili alle foglie, parla dell’evoluzione del carcere dagli anni Settanta ad oggi.
Il carcere era fermo al Codice Rocco, di emanazione fascista: nel 1975 si arrivò al nuovo ordinamento penitenziario dove era contenuto anche l’articolo 90, che prevedeva la sospensione dei diritti per i reclusi nelle situazioni di emergenza. Articolo che recita testualmente “Esigenze di sicurezza. Quando ricorrano gravi ed eccezionali motivi di ordine e sicurezza , il Ministro per la Grazie e la Giustizia ha facolta’ di sospendere, in tutto e in parte, l’applicazione delle regole di trattamento in contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza, in sostanza la sospensione di ogni diritto. L’art. 41 bis vero e proprio nasce nel 1986 dentro la Legge Gozzini che introduce articoli basati sul binomio premio-punizione che valorizzano l’individualizzazione del trattamento carcerario. Nei primi anni 90, dopo il periodo delle stragi mafiose il 41 bis evolve per colpire le organizzazioni criminali di stampo mafioso. In particolare evolve il meccanismo di premialita’ nei confronti dei detenuti “collaboratori di giustizia”. Con la confessione, si verifica la rottura del legame tra reato e pena: uno può ammazzare, ma se collabora , non sconta la pena”.
Maria Rita Prette è curatrice del Progetto Memoria e dei suoi cinque volumi. Per Sensibili alle foglie ha pubblicato nel 2001, Mag4 e Mag6, il denaro come se la gente contasse qualcosa; nel 2003, Bambini in Palestina; nel 2012, 41 bis: il carcere di cui non si parla e, con Renato Curcio e Nicola Valentino, La socioanalisi narrativa; nel 2017, Tortura, una pratica indicibile. Ascolta o scarica
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