5 ottobre: abusi in divisa
La ricostruzione dei fatti avvenuti sabato 5 ottobre e che ha visto coinvolti gli attivisti della Rete Bergamo per la Palestina
di Rete Bergamo per la Palestina, da Osservatorio Repressione
Nonostante una martellante campagna di terrorismo mediatico atta a diffondere un generale sentimento di paura e incertezza, i/le solidali di questo Paese hanno deciso ugualmente di rispondere alla chiamata nazionale di sabato 5 ottobre. L’apparato poliziesco si è attivato in maniera a dir poco zelante per assicurare che la piazza non fosse raggiunta dai/dalle manifestanti: numerose le intercettazioni, i pedinamenti, i posti di blocco, i rastrellamenti su mezzi pubblici e la chiusura indiscriminata di stazioni ferroviarie e metropolitane.
Anche Bergamo ha voluto fronteggiare il tentativo di instaurare la paura nelle menti di coloro che si oppongono al bellicismo e al neocolonialismo di questo governo, volontà diretta non solo dei potentati economici nazionali, ma soprattutto dall’imposizione del governo politico-militare della “madrepatria” USA.
Nessun si aspettava di raggiungere facilmente la capitale, ma ciò che è successo nelle ore precedenti e contingenti la manifestazione ha superato ogni tipo di immaginazione. Di seguito cercheremo, per quanto possibile sinteticamente, di ripercorrere alcune tappe che la nostra “delegazione” ha dovuto affrontare.
Ore 11:00
Il pullman, non appena ha superato il casello, è stato prontamente fermato da una volante della polizia che, inizialmente intimandoci di tornare in autostrada, ha poi concesso allo stesso di raggiungere la stazione ferroviaria di Poggio Mirteto (provincia di Rieti).
Ore 11:30
Scortato dalla volante, il bus è arrivato alla stazione, trovando già presente una pattuglia dei carabinieri che ha chiesto i documenti identificativi di tutte le persone presenti sul pullman. Nessun ha posto resistenza e hanno tutt fornito i documenti come richiesto.
I carabinieri hanno sottoposto a controllo tutti i documenti, per poi restituirli man mano a/alle proprietari/e, che dovevano aspettare il treno diretto a Roma previsto per le ore 13:24 da Poggio Mirteto. La tratta sarebbe durata circa un’ora.
Ore 13:15
Dopo più di un’ora di attesa, le persone si sono mosse verso il binario del treno, il binario 2 della stazione di Poggio Mirteto. Per arrivarvi bisognava salire una scala inferriata. All’imbocco della scala, le forze dell’ordine si sono schierate, richiedendo a tutt i/le presenti di identificarsi, lasciando passare alcun e bloccando altr senza inizialmente spiegarne il motivo.
Chi è riuscit a passare si è recat al binario 2 per prendere il treno, ovviamente ormai in partenza data la perdita di tempo all’ultimo. Nonostante le richieste fatte al capotreno, il mezzo è dovuto partire. Nel frattempo, è stato detto a chi era stat bloccat, cioè a 8 persone, che non sarebbe potut andare a Roma (ricordiamo, a un presidio AUTORIZZATO) a causa di precedenti per “manifestazione non autorizzata”. Parlando con le persone interessate, si è concluso che alcune di loro non avevano in realtà mai subito una condanna per questo motivo. Si sono immediatamente sentit gli/le avvocat del Legal Team che seguiva la mobilitazione di Roma, che hanno confermato che situazioni analoghe si sono verificate nei confronti di tant di quell che, da tutta Italia, si stavano recando nella capitale. A moltissim è stato dato un foglio di via da Roma, senza neanche averla raggiunta.
Ore 14:00
Chi ha potuto prendere il treno, è andat al presidio. Le 8 persone fermate, più tre solidali, sono invece rimaste presso la stazione di Poggio Mirteto, attendendo di capire cosa fare, dal momento che le forze dell’ordine avevano loro ritirato i documenti d’identità. Uno dei carabinieri (specifichiamo che erano present 10 macchine, tra polizia e carabinieri) ha riunito le persone interessate per dire, testualmente (citiamo da una delle molteplici documentazioni audiovisive fatte durante la giornata) che “il questore di Roma vi invita a non andare alla manifestazione; se volete andare venite con noi [in caserma] e vi facciamo il foglio di via”. Questa minaccia, compiuta verbalmente e non tramite comunicazione ufficiale scritta, non ha intimorito le persone interessate, che hanno deciso di rimanere in stazione semplicemente perché indignate dall’abuso di potere che stavano subendo, e hanno preteso che venisse dato loro un verbale ufficiale, stilato dalle forze dell’ordine, che giustificasse quello che era di fatto un fermo: un documento, insomma, che esplicitasse i fatti avvenuti e che spiegasse motivazioni e cause del divieto di spostarsi verso Roma e dalla stazione di Poggio Mirteto in generale, oltre il ritiro dei documenti d’identità. L’ufficiale che aveva posto la minaccia del foglio di via, ha intimato di aspettarlo: si sarebbe recato in caserma per stilare il verbale richiesto.
Ore 15:00
Le persone in stato di fermo si sono mobilitate per sentire avvocat, giornalist, associazioni e collettivi del territorio di Bergamo e nazionale per far girare il più possibile la notizia dell’abuso in corso. Sono state tenute in diretta telefonica interviste e colloqui con professionist legali; quest ultim hanno specificato, come già detto, che situazioni simili si stavano verificando nei confronti di altr provenienti da tutta Italia e inoltre hanno confermato il dubbio che attanagliava gli/le interessat: il fermo, così posto, risultava illegittimo.
Ore 16:00
Durante le ore passate in stato di fermo (non volontario, ma dovuto alle imposizioni dei carabinieri), senza avere più notizie dell’ufficiale che aveva garantito che sarebbe tornato a breve con un verbale, senza avere alcun tipo di spiegazione dagli agenti dell’arma dei carabinieri lì presenti (circa una ventina) è stata più volte sentita la Caserma di Poggio Mirteto per chiedere chiarimenti; l’attesa, infatti, ha provato psicologicamente le persone lì trattenute, che dopo ore e ore hanno iniziato ad avvertire l’angoscia e lo stress dovuto alla situazione (senza possibilità di spostarsi, anche solo per mangiare, e vedendosi anche negati i servizi igienici dai luoghi limitrofi). Dalla caserma, ripetiamo, sentita diverse volte, giungevano solo promesse di immediato intervento, con l’arrivo del verbale: promesse, è logico, non mantenute.
Ore 16:30
Dopo essere stat ferm presso la stazione di Poggio Mirteto dalle 11:30 (e, per gli/le 8 interessat, senza documenti dalle 13:15), finalmente l’ufficiale in questione si è ripresentato, con un’altra macchina, portando il verbale appena scritto, subito revisionato dalle persone interessate. E’ risultato immediatamente lampante quanto il verbale non fosse affatto veritiero e non riportasse i fatti realmente accaduti: nello scritto, infatti, diverse informazioni sono state omesse o risultano false. L’orario del primo controllo, per esempio, sul verbale viene ritardato di un’ora (fortunatamente, ci sono circa 50 testimoni che possono confermare l’ora corretta); viene scritto che, per le persone interessate, dovevano essere svolti controlli più specifici (stranamente, però, questi controlli indispensabili sono stati dichiarati solo dopo due ore di attesa dalle 11:30, durante le quali le forze dell’ordine si sono limitate a stazionare alla loro postazione, senza comunicare alcunché- le stesse forze dell’ordine che, solo all’ultimo, nel momento in cui si sarebbe dovuto prendere il treno, hanno fermato 8 persone). Inoltre, nel verbale stilato dalla legione dei carabinieri, non viene riportata l’informazione, più volte richiesta e giustamente pretesa dai/dalle diretti/e interessati/e, ovvero il motivo per cui sono stat fermat per ore e ore in stazione, senza documenti d’identità, con il divieto categorico di muoversi verso la capitale, e con la minaccia di ricevere un foglio di via se solo l’avessero fatto. Nel verbale non sono presenti giustificazioni a tutto ciò: per questo motivo, le persone interessate hanno deciso di non firmarlo, specificando che non ne condividevano il contenuto. Nel momento in cui una delle persone solidali ha dichiarato di voler fotografare il verbale per sottoporlo al controllo di un legale rappresentate, il foglio le è stato bruscamente tolto dalle mani da uno dei carabinieri presenti, che ha intimato paradossalmente a firmarlo, prima di farlo revisionare.
I carabinieri hanno cercato di avanzare ridicole scuse, dando la responsabilità dell’intera situazione a un “errore di comunicazione” con i superiori. Cosa che, è evidente, non ha affatto consolato chi è dovuto rimanere per circa sei ore nel piazzale di una stazione ferroviaria, senza poter dignitosamente mangiare, usufruire dei servizi igienici essenziali, e senza alcuna giustificazione legale legittima.
Ore 17:10
Finalmente, le 11 persone sono riuscite a prendere un treno diretto a Roma, per raggiungere l’autobus che li avrebbe riportat a Bergamo, assieme a tutt gli/le altr.
Questi i fatti avvenuti a Poggio Mirteto. Sappiamo che in tantissim hanno subito lo stesso trattamento alle porte di Roma: il nostro, dunque, non è un caso isolato e si inserisce in un quadro premeditato di repressione del diritto di manifestazione e della libertà di movimento. Il fatto specifico, che ha visto coinvolti ben 10 mezzi di pubblica sicurezza per occuparsi della mera identificazione di 8 persone, è simbolico della quantità di uomini e mezzi mobilitati sotto diretta indicazione di un governo che teme il dissenso; mezzi di repressione che hanno un costo non indifferente sul bilancio della spesa pubblica. Ribadiamo che, nelle settimane precedenti e nella giornata stessa del 5 ottobre, si sono evidenziate palesi privazioni di diritti costituzionalmente garantiti. Le misure straordinarie a colpi di decreti per situazioni cosiddette “emergenziali” si stanno sempre più imponendo nel silenzio totale delle istituzioni e degli apparati dello Stato sulla nostra carta fondamentale.
Ci chiediamo quanto in là i governi di turno si spingeranno per garantire il proprio operato senza che questo venga pubblicamente giudicato e processato dalla volontà popolare che, come la storia ci insegna, e come la costituzione stabilisce, è l’unica che dovrebbe avere realmente voce in capitolo. Consapevoli che le nostre ragioni si ispirano alla causa della liberazione dei popoli da ogni forma di oppressione, e che i nostri mezzi per esprimerle sono tutelati da un numeroso corpo di leggi e convenzioni, ribadiamo che nessun divieto fermerà il movimento di solidarietà alla lotta palestinese, il quale continuerà a riempire le strade e le piazze che le appartengono.
Comunichiamo la nostra più totale solidarietà a tutte le persone presenti in piazza a Roma, e a quelle che non hanno potuto parteciparvi a causa dei capillari abusi di potere avvenuti per mano delle forze dell’ordine.
SOLIDALI CON LE PERSONE FERMATE
SOLIDALI CON TIZIANO
CONTRO OGNI ABUSO DI POTERE
CON LA RESISTENZA PALESTINESE FINO ALLA VITTORIA
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