Torino: “pressione mediatica e tentativi di influenzare il processo” contro Askatasuna e No Tav, ultima udienza prima della sentenza
Torino. Maxi-processo contro 28 attivisti e attiviste del csa Askatasuna e del movimento No Tav. Lunedì l’ultima udienza del processo, prima delle repliche conclusive in programma il 31 di marzo e la possibile sentenza.
Questo lunedì 3 febbraio si sono svolte, in occasione dell’ultima udienza, le arringhe difensive degi avvocati del collegio del movimento No Tav e dello storico centro sociale Askatasuna.
Denunciato il grave intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Torino di un membro laico del Csm sul caso Askatasuna, Enrico Aimi, che oltre a parlare di “rischio di un ritorno agli anni di piombo”, aveva detto che la Presidenza del Consiglio e i ministeri di interni difesa “avevano fatto bene a chiedere agli imputati un indennizzo di 6,8 milioni di euro”.
Si tratta di un tentativo di condizionamento dei giudici “a processo ancora in corso” ha ricordato oggi uno degli avvocati, Gianluca Vitale, nell’apertura della sua arringa difensiva, ricordando come i giudici “sono stati tirati per la giacchetta in modo improprio” attraverso “una sgrammaticatura istituzionale”.
Le accuse nei confronti di 28 compagni e compagne, mosse dalla pm Pedrotta e per le quali pendono 88 anni di carcere, sostengono che all’interno del centro sociale operi un’associazione a delinquere. La risposta del movimento torinese è stata la campagna “Associazione a Resistere”, per supportare e sostenere la lotta collettiva.
Il commento ai microfoni di Radio Onda d’Urto di Dana, una delle imputate.
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