Le rimozioni di Repubblica e i lapsus di Caselli
” […] Bisogna intervenire, non può essere solo un problema della magistratura. Impiegare l’esercito come in Campania? Non sta a me dirlo, ma i politici devono prendere coscienza di quel che sta accadendo in Val di Susa e decidere se quest’opera si deve fare oppure no”
Caselli dixit
Così il Procuratore-capo della Repubblica (italiana) si esprimeva oggi a caldo a “La Repubblica” (versione online del quotidiano omonimo), commentando il sabotaggio notturno del cantiere Tav di Chiomonte. Queste dichiarazioni, riportate a caldo nella prima stesura dell’articolo con le dichiarazioni del super-magistrato, sono state successivamente rimosse dal portale (http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/05/14/news/attacco_al_cantiere_tav_razzi_e_molotov_nella_notte-58749853/) ma le troviamo intatte nella prima versione dell’articolo riportata da notav.info (http://www.notav.info/post/cantiere-notti-di-agitazione/) alle ore 13.11.
Di tutte le dichiarazioni riportate del Caselli – scontate riproposizioni di un film che egli intende ossessivamente rivivere e interpretare (il prode Magistrato vs gli eversivi di ieri e di oggi) – tratteniamo come indicativa e sintomatica il passaggio sopra evidenziato in neretto (in un secondo tempo rimosso da Repubblica.it) dove il Procuratore-capo chiede che i politici decidano se l’opera vada fatta oppure no…
Qui la rimozione dei redattori di Repubblica è autenticamente il meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, così come nelle dichiarazioni di Caselli si concretizza un lapsus che secondo la psicanalisi è invece il canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri altrimenti rimossi dalla censura (l’«Io» sarrebbe qui l’unità degli interessi “superiori” e presuntamente “generali” che stanno dietro all’opera-Tav).
Che dire…? A Caselli scappa in prima battuta una dichiarazione che corrisponde ad un principio di realtà (lo spessore politico della questione Tav/NoTav) che egli stesso non è disposto ad ammettere. Ecco allora Repubblica correre ai ripari come censore, adempiendo alla funzione del Super-Io che ricolloca nal giusto posto il lecito, il giusto, il dichiarabile…etc.
Quella dichiarazione – non voluta e cancellata – esprime però tutto il nocciolo della questione: il Tav serve o no, va fatto o ne possiamo fare a meno? La politica ha già dato le sue risposte, correndo in soccorso dell’appello di Caselli (come un nevrotico ossessivo che nega le evidenze) e ribadeno tutto il proprio sostegno politico alle future repressioni. Il Presidente leghista della Regione, Cota (presidente di una regione che ha più di 50 inquisiti per corruzione) dà anche lui il suo contributo, muovedosi ai livelli bassi: “Bisogna vietare i campeggi No Tav!”. Come se tutto si riducesse a questo, come se un semplice divieto potesse risolvere un conflitto politico di questa portata… Contenti loro!
Come dice il proverbio popolare: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere”.
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