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A Roma per Giorgiana contro la ‘Marcia per la vita’

Le immagini macabre che ieri, con interessata parsimonia, venivano mostrate dai media mainstream, mostravano bene quello che si cela dietro all’ambiente cattolico antiabortista che ieri è sceso in piazza. Le stesse immagini che miravano a convincere che le restrizioni di scelta e decisione delle donne sul proprio corpo e sulla propria vita, non ha (per loro) nessun margine di tollerabilità.

Ma quello che traspare dalla giornata di ieri, non è tanto il consueto terrorismo psicologico che i movimenti pro-vita hanno sempre attuato come modus operandi, ma il paradossale ritorno al passato: 36 anni fa Giorgiana è stata uccisa per la stessa cosa per cui ieri hanno sfilato i medesimi soggetti che da sempre difendono l’oltranzismo cattolico, contro ogni tipo di libertà. Ma oggi come ieri, il divieto a manifestare per l’autodeterminazione, contro la “marcia per la vita” e il femminicidio, è stato infranto, dimostrando la determinazione di moltissime donne che non accettano di fare del proprio corpo un campo di battaglia.

Un corteo comunicativo quindi, attraverso cui le donne hanno dimostrato che non sono disposte a fare nessun passo indietro rispetto a quei diritti conquistati con la lotta e che, ancora oggi, il mondo ultracattolico vorrebbe cancellare, nel nome di una famiglia i cui ruoli siano ben definiti, per garantire quell’ “ordine naturale” indiscutibile.

 

Nel pomeriggio di ieri, in seguito alle dichiarazioni di sostegno di Ignazio Marino -candidato del Pd alle comunali di Roma-  alla “Marcia per la vita”, un gruppo di donne ha occupato il comitato elettorale di Marino. Qui sotto il comunicato del Collettivo femminista le Ribellule che chiarisce la vicenda a partire dalle dichiarazioni di Marino che in piena campagna elettorale tenta di farsi propaganda.

Oggi, 12 maggio, il centro di Roma è stato attraversato da un corteo cittadino per ricordare Giorgiana Masi, uccisa nel 1977 dalle squadre speciali di Kossiga (allora Ministro dell’Interno).
Oggi come ieri la determinazione delle compagne e dei compagni ha sfidato il divieto della questura che ha difeso fino alla fine l’altro corteo previsto nella giornata.

Stiamo parlando della “Marcia per la vita”. Una schiera di bigotti cattolici integralisti, scortati da un servizio d’ordine fascista e difesi dal sindaco Alemanno, ha ottenuto l’agibilità politica di marciare su Roma, portando in piazza immagini macabre.
La Roma Antifascista e Antisessista, nonostante il divieto di scendere in piazza, si è autoconvocata in un corteo partito da Campo de’ Fiori. Durante il percorso abbiamo avuto modo di comunicare alla città che se il corpo delle donne diventa un campo di battaglia, noi rispondiamo guerra alla guerra.
La Ru486, l’obiezione di coscienza ma più in generale la libertà di scelta e di una sessualità consapevole sono dei punti su cui non siamo disposti a cedere, anzi: ciò che ci tolgono ce lo riprendiamo pezzo per pezzo.

Allo stesso modo risponderemo a qualsiasi attacco che vuole fare delle famiglie eterosessuali il nostro destino, condannandoci di fatto a subire violenza dentro e fuori le mura domestiche.
Il corteo ha raggiunto Ponte Garibaldi, dove Giorgiana è stata uccisa, dopo due ore di blocchi stradali.

PS: MA VOI LA CONOSCETE LA STORIA DE MARINO?!?!

A fine corteo, ci è arrivata la notizia che Ignazio Marino, candidato a Sindaco di Roma per il PD, ha dichiarato pubblicamente che la “marcia per la vita è giusta […] io sono per la vita in ogni suo stadio”.

Non deleghiamo nessuna scelta sul nostro corpo ai poltronisti di turno, questo non significa però che non leggiamo come chiara scelta politica il silenzio in cui si è chiuso il PD in quest’ultima settimana pur di non rischiare di perdere voti dell’elettorato cattolico.

Lette le dichiarazioni inaccettabili di Marino, abbiamo deciso di chiedere conto al diretto interessato.
Nel pomeriggio un gruppo di donne ha occupato il comitato elettorale di Marino, in via Cristoforo Colombo 112. Il candidato sindaco ci ha ricevute assicurando di aver comunicato alla stampa in modo scorretto le sue opinioni in merito. Fatto sta, che almeno fino al tardo pomeriggio, il virgolettato compariva sulle principali testate giornalistiche.

Resta quindi il forte sospetto che si trattasse di becera campagna elettorale: cavalcare la marcia per la vita per non perdere voti.
Se è vero che c’è stato un errore di comunicazione con la stampa, nessun* ha chiaramente affermato che non vedremo più marciare sulle nostre strade squadristi antiabortisti, che ci sarà una distinzione chiara tra embrione e bambino, nè che ci sarà un chiaro indirizzo politico per il rispetto della legge 194/78, contro l’obiezione di coscienza.
La difesa della nostra libertà di scelta non la deleghiamo.

Ma quale marcia_ ma quale vita_siete muffa per la fica

Collettivo femminista Le Ribellule

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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