Il Cie di Modena Chiude!
Inaugurato nel 2002 e voluto fortemente dalla giunta modenese targata PD, per oltre dieci anni ha rinchiuso centinaia di migranti, “colpevoli” di clandestinità, fino a quando, dopo decine di rivolte e fughe, nell’agosto scorso è stata disposta la chiusura temporanea per lavori. Da qui, sin da subito, si sono susseguite voci sulla chiusura definitiva, poi arrivata in questo fine 2013 dopo un ultimo mese che ha visto gli episodi del Cie di Lampedusa, quelli di Ponte Galeria a Roma e le lotte dei migranti richiedenti asilo al Cara di Mineo (e non da ultima, la manifestazione a Roma sotto la sede centrale del Pd).
Oltre la notizia, gli aspetti politici della vicenda. Sin dalle prime ore dall’uscita della notizia sui social network sono partite le dichiarazioni della politica modenese. Spiccano quelle di alcuni candidati alle primarie PD per la corsa a sindaco: gli attuali assessori Francesca Maletti e Adriana Querzé. Entrambe rivendicano le battaglie che l’amministrazione modenese avrebbe, secondo loro, portato avanti per ottenere la sua chiusura e contro la legge la Bossi-Fini. E’ evidente come non abbiano aspettato un minuto per salire sul carro dei vincitori, rimuovendo completamente la storia del lager di Modena, voluto fortemente dalla giunta cittadina allora in carica (ovviamente PD), che rivendicava la legge Turco-Napolitano ma scaricava tutte le criticità sull’attuale Bossi-Fini, non disdegnando al contempo la possibilità di fare affari sulla pelle dei migranti, tanto da mettere da parte le differenze politiche e lasciare l’appalto della struttura al fratello del senatore Giovanardi con la sua associazione Misericordia.
La chiusura di questo lager è stata ottenuta anche grazie a diverse iniziative organizzate in città per metterne in risalto gli orrori, ma soprattutto in seguito a ripetute azioni di ribellione da parte dei migranti stessi rinchiusi al suo interno, che hanno reso sempre più difficile la gestione del centro. Questo risultato offre alla città di Modena un’opportunità per ripensare l’accoglienza e la convivenza con i migranti secondo un approccio altro, che rifiuti emarginazione, segregazione e repressione, ma che ammetta le responsabilità della secolare politica colonialista perseguita dalla vecchia Europa e se ne assuma le conseguenze, riconoscendo ai migranti diritti e dignità.
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