Roma, ancora uno stupratore in divisa
La notizia che nella giornata di ieri ha iniziato a circolare tra le cronache dei quotidiani e di cui oggi si apprende il fermo di polizia nei confronti dell’autore della violenza, chiarisce alcuni punti determinanti. Il 31enne militare della marina ha abbordato la ragazza con altre due amiche, fingendosi poliziotto, con il pretesto di infliggere una sanzione in quanto l’aveva vista bere una birra assieme alle due coetanee nei pressi di Piazzale Clodio. Le ha intimato così di mostrargli i documenti e di seguirlo fino in commissariato, portandola invece in via Teulada e ha abusato di lei in un parheggio adiacente. Dopo averla violentata, il militare ha accompagnato la ragazza in via Bafile, dove poco prima l’aveva avvicinata ma, scorgendo la presenza di un adulto (la madre della ragazza che era accorsa allertata dalle amiche preoccupate per la prolungata assenza), ha iniziato a correre ed è riuscito a dileguarsi, eludendo il vano tentativo delle donne di raggiungerlo. Di oggi la notizia dello stato di fermo del 31enne, appartenente al Ministero della Difesa – in forza presso l’Arsenale della Marina. Il militare è stato riconosciuto – senza alcun dubbio – dalla vittima quale autore della violenza subita la sera precedente.
Fa certamente inorridire e rabbrividire la lettura della cronaca riportata qui sopra, quello che preme rilevare è però, tra le altre cose, come le violenze e le impunità trovino legittimazione dal ruolo di potere che quella divisa ricopre, e in primis nella mente del militare in questione, e delle forze dell’ordine in generale poi, che si fanno paladini dell’ordine e dell’agire sociale esemplare. Episodi di questo tipo dimostrano invece quanto siano fallaci le invocazioni securitarie di chi pensa che la soluzione alla violenza sulle donne sia la militarizzazione delle strade quando le stesse forze dell’ordine sono parte del problema stesso.
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