Amazon si prepara a lincenziare 18mila lavoratori in tutto il mondo
L’amministratore delegato Andy Jassy ha annunciato al personale il piano di licenziamenti con una nota il 4 gennaio. Inizialmente avrebbero dovuto essere 10mila i lavoratori lasciati a casa, principalmente nel settore retail e risorse umane, ora diventati 18mila.
A fine settembre 2022 Amazon poteva contare su più di 1,5 milioni di dipendenti, gli ultimi tagli annunciati rappresenterebbero circa l’1% della forza lavoro e circa il 6% dei 300mila lavoratori dei settori coinvolti. Ad essere particolarmente colpiti sarebbero i negozi come Amazon Fresh e Amazon Go, e le sue organizzazioni Pxt, che gestiscono ad esempio le risorse umane. Da quanto dichiarato dall’azienda una parte dei licenziamenti dovrebbe avvenire in Europa e le lettere di licenziamento inizieranno ad arrivare dal 18 gennaio.
Si tratta del più grande licenziamento di massa da parte di una big tech a conferma della crisi (e della ristrutturazione) a cui sta andando incontro il settore. Secondo l’azienda questa misura si sarebbe resa necessaria a causa del rallentamento dell’economia e delle assunzioni di massa fatte dalla multinazionale durante la pandemia. Ma Amazon non è l’unica corporation tecnologica ad aver messo in opera licenziamenti su grande scala: oltre alla famigerata vicenda di Twitter anche Meta, Lyft, Redfin, Convoy, Stripe, Flyhomes stanno procedendo con una riduzione del personale. Salesforce ha comunicato che sta addirittura tagliando il 10% della sua forza-lavoro.
Evidentemente c’è qualcosa di più strutturale nella crisi di questo settore, che dipende tanto dalla fase di recessione generale e di ingolfamento dei mercati, quanto probabilmente da un modello basato sulla circolazione delle merci e sulla speculazione finanziaria che sta andando incontro a diverse contraddizioni di lungo termine che oggi si manifestano più esplicitamente.
Non è dato sapere quale sarà la conseguenza di questa ondata di licenziamenti sull’indotto di Amazon ed i contoterzisti. Come impatterà questa ristrutturazione sui dipendenti delle aziende o cooperative in appalto (che in Italia sono una parte significativa della manodopera)? Staremo a vedere, intanto questo è l’ennesimo segnale di una crisi complessiva non di facile lettura.
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