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Cinque nuovi data center in programma a Torino
In questi giorni è uscita la notizia di ben cinque progetti di “data center” nella città di Torino e nella cintura.
A cosa servono i data center è un primo aspetto che va indagato: per l’archiviazione, l’elaborazione e l’accesso di dati. Un secondo fattore da tenere in considerazione riguarda le proprietà degli investimenti che stanno dietro questi progetti, quindi Leonardo, Avio, Bbbell, Enel e, soprattutto, Hines, che prepara un maxi progetto con la costruzione di sei edifici alti 30 metri a due passi dall’aeroporto.
Particolare attenzione va poi posta alle sedi individuate per questi progetti, nello specifico quella che riguarda l’ex Bonafous, quartiere Lucento, alle spalle della ThyssenKrupp, dove è previsto un data center al posto di una residenza per studenti come voleva una precedente pianificazione per quella zona. Area già interessata dalla necessità di bonifica e quindi dalla necessità di importanti investimenti, che hanno fatto sì che non venisse presa in considerazione come proposta per costruirvi il nuovo ospedale Maria Vittoria, invece di cementificare un’area verde, come nel caso del parco della Pellerina. Un chiaro esempio di messa in contrapposizione di esigenze diverse, dalla salute all’ambiente all’accesso allo studio, privilegiando lo sviluppo delle infrastrutture utili alla transizione tecnologica e digitale e dell’AI.
Inoltre, è importante sottolineare la materialità e gli impatti ecologici di queste infrastrutture che si può evidenziare nell’enorme consumo di acqua, oltre che di suolo (basti pensare che l’estensione del progetto di data center a Caselle equivale a 20 campi da calcio), e di energia. Per dare qualche dato, una sessione tra 10 e 40 domande a chat gpt consuma fino a mezzo litro di acqua, mentre un solo data center può arrivare a consumare l’equivalente di una città di medie dimensioni.
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