La battaglia di Comiso
Terzo della tre giorni di blocco dei lavori della base missilistica a Comiso, l’ 8 agosto del 1983 può essere considerata la giornata più importante e significativa della lotta contro il nucleare e l’installazione dei missili Cruise (armi dotate di testate atomiche) nel comune del ragusano.
Il 6, il 7 e l’8 agosto infatti, il movimento, composto da soggetti diversi e variegati, che già da giorni animava il campeggio nelle vicinanze dell’ex aereoporto Magliocco, si era dato l’obbiettivo di interrompere i lavori della base Nato, bloccandone i cancelli d’accesso. L’8 agosto, sin dalle prime luci dell’alba, il campeggio antinucleare comincia ad animarsi; le persone a poco a poco si radunano davanti ai diversi cancelli d’ingresso della base militare e, quando spunta il sole, davanti alle entrate vi sono ormai diverse centinaia di manifestanti.
Il presidio delle forze dell’ordine è nettamente rafforzato rispetto ai due giorni precedenti, ma oggi il semicerchio formato dai manifestanti è molto più esteso e compatto e le fila del blocco sono ben serrate e numerose: oggi all’interno della base Nato non dovrà passare nessuno, né uomo né macchina!
Verso le sette iniziano ad arrivare gli operai addetti ai lavori della base e subito i compagni gli si avvicinano per spiegare loro la situazione e per invitarli ad unirsi ai manifestanti. Alcuni se ne vanno subito, altri si fermano volentieri a discutere e confrontarsi con chi mantiene il blocco, altri ancora gironzolano indecisi per il presidio, ma nessuno comunque sceglie di forzare il blocco. Per mezzogiorno la polizia decide di effettuare il cambio degli uomini che presidiano i cancelli, il fronteggiamento è molto lungo e duro, ma tutti rimango compatti davanti alle forze dell’ordine, decisi ad impedire che il cambio avvenga, intonando canzoni di lotta e slogan. Nel frattempo però sono affluiti considerevoli rinforzi di polizia e carabinieri che vengono fatti schierare di fronte al presidio e all’improvviso suona la sirena, le forze dell’ordine davanti ai manifestanti si preparano a caricare, dai lati arrivano velocemente numerosi automezzi da cui scendono ulteriori rinforzi.
Sembra che tutto sia stato abbondantemente premeditato e, infatti, immediatamente parte la carica che si scaglia sul blocco dei manifestanti inermi. Le persone sono costrette a scappare, chi per le vigne, chi verso il campeggio,ma vengono fatte oggetto di un incessante lancio di lacrimogeni, che vengono sparati anche dall’elicottero che volteggiava sopra il presidio. I feriti vengono portati in una vecchia masseria nelle vicinanze, dove prima erano accampati i compagni stranieri e dove adesso vengono prestati i primi soccorsi, ma anche qui poco dopo irrompe la celere, picchiando tutti quelli che lì si erano rifugiati, spaccando automobili, strappando i sacchi a pelo.
Appresa la notizia delle cariche, i compagni che presidiavano le entrate secondarie alla base, provano a raggiunge il campeggio, ma anche quest’ultimo è fatto oggetto di lancio di lacrimogeni, decidono quindi di formare un corteo che arrivi a Comiso ad informare delle brutali cariche e per organizzare al più presto un’ assemblea. Lo spazio dove è stata organizzata l’assemblea non riesce a contenere i tantissimi partecipanti, accorsi subito dopo averne avuto notizia. Durante la discussione si susseguono le notizie sui fermi, alla fine se ne contano 18, 2 dei quali tramutati in arresto. I feriti sono invece un centinaio.
Vengono raccolte tutte le testimonianze, sembra che la polizia abbia sparato colpi di pistola, sono stati picchiati giornalisti di emittenti private, ai fotografi sono invece stati sottratti i rullini. L’assemblea decide di redigere un documento unitario in cui, oltre a condannate le violenze delle forze dell’ordine, vengono anche indicate la responsabilità del governo e del Ministero degli Interni e si esigono le dimissioni del questore.
Nonostante la stanchezza della giornata, il pesante bilancio provocato dalle violente cariche e l’immediato tentativo da parte del governo e delle istituzioni locali, aiutate da stampa e televisione, di criminalizzare il movimento,operando la solita falsa distinzione tra “buoni” e “cattivi”, tra chi avrebbe provocato i disordini e chi invece ne è stata vittima inconsapevole, la lotta contro l’installazione dei missili Cruise, le basi Nato e il nucleare non si è fermata. Anzi, la lotta vincente di Comiso, insieme a tante altre, è un esempio per quei movimenti che ancora oggi sono impegnati contro il nucleare, per la difesa dei territori e dei beni comuni, portando avanti una battagli tutta ancora da combattere…e da vincere!
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