Il ritorno di Lenin
Il 3 aprile 1917, dopo alcuni anni di esilio in Svizzera, Lenin torna in Russia nascosto in un vagone piombato di un treno che attraversa i territori controllati dai tedeschi. Tiene il suo primo discorso pubblico appena arrivato sulla Piazza della stazione di Finlandia.
Nel frattempo vengono conclusi i lavori della conferenza dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, mentre in Germania, sull’onda del malcontento generato dalla guerra, 300.000 operai degli stabilimenti militari di Lipsia e Berlino incrociano le braccia. La prima conferenza dei bolscevichi di Mosca, intanto, decreta la creazione di una “milizia popolare armata”, mentre il 4 aprile, nella stessa assemblea, Lenin espone il rapporto Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale, meglio conosciuto col nome di Tesi di Aprile.
Le Tesi vengono pubblicate il 7 aprile sulla Pravda. In esse si legge come tutto il potere debba essere rimesso ai Soviet, “Niente repubblica parlamentare, ma la repubblica dei soviet degli operai e dei contadini”. I contadini devono occupare le terre dei grandi proprietari terrieri, non si deve attendere l’assemblea costituente, occorre cessare la guerra e creare il Partito Comunista Russo. Lenin sostiene inoltre che i tempi sono ormai maturi sia in Russia che in Europa per una società socialista.
Il giorno successivo alla pubblicazione, il Governo provvisorio decide di arrestare il principe L’vov, presidente del Consiglio, il quale aveva ordinato di reprimere i disordini contadini dei mesi precedenti ricorrendo all’esercito. Allo stesso tempo, però, viene promulgata una legge che garantisce ai grandi proprietari terrieri la difesa della loro terra e dei loro raccolti.
Sulla scia delle nuovi disposizioni di Lenin, il Partito Comunista decide per la creazione della Guardia Rossa a Pietrogrado e Mosca, mentre viene adottata una risoluzione sull’atteggiamento da tenere nei confronti del Governo provvisorio.
Nel frattempo gli operai e i marinai protestano contro le persecuzioni nei confronti di Lenin e dei bolscevichi, e contemporaneamente contro la nota di Miljukov agli Alleati, in cui si afferma che il Governo provvisorio è pronto a condurre la guerra fino alla “vittoria finale”.
Nell’articolo “Gli insegnamenti della crisi” pubblicato il 23 aprile 1917 sulla “Pravda” Lenin scrive: “Pietrogrado e tutta la Russia hanno attraversato una grave crisi politica, la prima dopo la rivoluzione.
Il 18 aprile il governo provvisorio ha approvato la sua notatristemente famosa in cui confermava gli scopi di rapina e di conquiste della guerra con tanta chiarezza da provocare l’indignazione delle grandi masse che avevano creduto in buona fede al desiderio (e alla capacità) dei capitalisti di rinunciare alle annessioni. Il 20 e il 21 aprile Pietrogrado è stata in ebollizione. Le strade erano gremite : dappertutto, di giorno e di notte, si formavano assembramenti, gruppi e comizi più o meno affollati, le manifestazioni e le azioni di massa si susseguivano senza interruzione. Ieri sera, 21 aprile, la crisi o quanto meno la sua prima fase, è sembrata concludersi: il comitato esecutivo dei Soviet dei deputati degli operai e dei soldati e, più tardi, il Soviet stesso si sono dichiarati soddisfatti delle ‘spiegazioni’……… e hanno proclamato ‘chiuso’ l’incidente. L’avvenire mostrerà se le grandi masse considerano ‘chiuso l’incidente’. Il nostro compito è oggi di studiare più attentamente le forze, le classi che si sono poste in luce durante la crisi, e di trarre di qui, per il partito proletario, i dovuti insegnamenti. ”
Il 24 aprile viene aperta la conferenza bolscevica a Pietrogrado, che su proposta di Lenin vota una risoluzione con cui rifiuta di partecipare alla conferenza socialista internazionale di Stoccolma. Vengono poi affrontati i nodi centrali della guerra e dell’atteggiamento da tenere nei confronti del Governo, della questione agraria e della questione nazionale, quest’ultima su proposta di Stalin.
Il 27 aprile il principe L’vov scrive a Čcheidze a proposito dell’entrata dei rappresentanti dei deputati degli operai e dei soldati al governo, mentre il soviet di Vyborg decide di trasformare definitivamente la milizia in “Guardia operaia”. La rapida organizzazione dei soviet, unita alla protesta di soldati e operai spronati dai bolscevichi, fanno sì che il 30 aprile il ministro della Guerra, Gučkov, rassegni le dimissioni.
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