InfoAut
Immagine di copertina per il post

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità.

da Kamo Modena

1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e piani, ma sempre dallo stesso punto di vista di parte, il grande fatto del nostro tempo, processo che irrompe al cuore delle nuove costituzioni materiali in definizione delle società capitalistiche entro cui viviamo. Per riportarlo, dai cieli di un piano più astratto d’analisi, impalpabile, dove spesso teoria e ideologia si confondono, con i piedi per terra, lì dove è pensabile e possibile aggredirlo politicamente.

2. Fabbrica della guerra, quindi, come traccia per provare a inchiestare, sul territorio nel quale è situato il punto di vista, dove e come si produce per la guerra, e quindi la guerra stessa. In forma materiale e immateriale. Merci, saperi, poteri e soggetti, e le relazioni tra di essi. Ripercorrere le filiere oggettive e soggettive che la compongono, individuare i diversi pezzi che la assemblano, carpire la logica concreta che la produce e come tecnicamente la produce, attraverso quali reti di attori sistemici, capaci di mobilitare quelli locali e subalterni, e figure messe al lavoro per essa.

3. La guerra è già qua. Ne facciamo parte. Si può affrontarla testimoniando la propria incrollabile e generica opposizione morale. Cercando di mobilitare le “coscienze civili” della società. Appellandosi all’“umanità” e al suo buon cuore. Fino a che, raggiunta finalmente la “maggioranza democratica” delle coscienze, si potrà dire fine alla guerra… Auguri. Chi non è oggi contro la guerra, d’altronde? Chi può dirsene a favore? Chiedetelo a qualsiasi passante, al vostro compagno di banco, al professore, al collega, al sindacalista, all’amministratore locale, al politicante che vi piace, a quello che disprezzate. Tutti sono contro la guerra. Eppure la guerra continua, e continuerà. Tra pause, rallentamenti, strappi, salti e accelerazioni. Approfondendosi, generalizzandosi. Percorrendo e militarizzando piani quali l’economia, la tecnologia, l’energia, la comunicazione, la formazione, la sicurezza, il diritto. Lambendoci, coinvolgendoci, mobilitandoci, a partire dal pagamento dei suoi costi, dalla produzione delle sue merci, dalla messa alla guerra della vita intera. Tutta la libertà d’opinione e nessuna di decidere, nei regimi della “Democrazia reale” che fanno Patto Atlantico, chiamati Occidente.

4. Oppure. Oppure, a partire da dove il punto di vista è collocato, guardare alla specifica conformazione capitalistico-industriale del territorio, sedimentato e intrecciato di storia, società, politica, sviluppo in relazione al posizionamento nazionale e internazionale nelle catene del valore, a come è già diventato e diventerà ingranaggio della fabbrica sistemica della guerra. Capire, per anticipare, quale sarà la direzione delle sue trasformazioni, le modalità e i tempi della sua mobilitazione alla messa a valore, i soggetti che in esso saranno messi al lavoro per la guerra, le nuove figure che saranno formate, quelle che ne verranno espulse. Le istituzioni adibite alla loro formazione, i luoghi che ne diverranno discarica di scarti. Le promesse frustrate, le aspettative disilluse, le forme di vita imposte tra tempi, tecnologie, condizioni di lavoro e salario complessivo. Le soggettività possibili.

5. La ristrutturazione come momento di gestione della crisi o fase preliminare di rilancio di uno sviluppo? Con quali connotazioni, entro quali filiere, su quali prospettive, per quali segmenti di composizione? Soggettività e lotte connotate dal declino e dal collasso sono diverse da soggettività e lotte inscritte in processi di accumulazione e crescita. Contraddizioni. Ambivalenze. Possibilità. Si tratta di inchiestarle per ricercarne una forza, dal di dentro dei processi di trasformazione radicale e accelerata nei quali siamo immersi in questi tempi di incertezza, o di certezza del caos.

6. Non si tratta di fare scienza del capitale, che è scienza del dominio. Ma di un tentativo di fare di scienza operaia, che è «processo in atto di rovesciamento dei fatti». Conoscere la «fabbrica della guerra» nelle sue articolazioni – oggettive e soggettive, produttive e sociali – come la fabbrica l’hanno sempre conosciuta gli operai: per rallentarne i ritmi disumani, per ostacolarne il funzionamento di morte, per sabotarla buttando sabbia, bulloni e chiavi inglesi nelle sue macchine. E infine per sovvertirla in fabbrica di conflitto sociale e politico.

7. Iniziare a guardare in faccia la guerra, o almeno il volto che possiamo concretamente osservare, a livello del nostro orizzonte determinato, per forza di cose limitato. E da lì, poi, risalire verticalmente. Operazione non solo di scienza e conoscenza di parte, che sappiamo indissolubilmente legate alla nemicità, quindi al conflitto, ma di prospettiva. Primariamente politica.

***

«Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema» è la seconda parte del ciclo «La fabbrica della guerra» (organizzato negli spazi del Dopolavoro Kanalino78 a Modena). Strumento per risalire e interrogare, dal piano del nostro orizzonte, anello dopo anello, la catena che determina la configurazione concreta dei rapporti di classe, di capitale, intercapitalistici e imperialistici, nella loro fase attuale di traumatica e violenta ridefinizione, la quale si riflette in ciò che abbiamo provato in piccola parte a osservare, tracciare e saggiare nella prima parte del ciclo, «Modena nella crisi globale». La cornice imprescindibile, da discutere e costruire, attraverso cui dare solido sfondo, e quindi significato più generale, alle ipotesi di lavoro militante e definire, anticipandoli, i processi materiali, oggettivi e soggettivi, che vanno a connotare complessivamente il quadro dei nostri tempi, e l’altezza dei problemi che essi pongono. A partire dai tre nodi che abbiamo scelto come guida (l’imperialismo oggi, la crisi tedesca nel cuore d’Europa, il fronte dell’Italia), a cui intrecciare i piani della lotta di classe e della soggettività.

– Quale collocazione, ruolo e teatri sono assunti attivamente dall’Italia nel conflitto globale? Che posizione occupa nella catena imperialista, tra Stati Uniti e Unione Europea? Com’è interpretato tutto ciò dalle Destre al governo e in ascesa nell’“era Trump”, e di cosa esse sono sintomo e strumento? In che modo la “guerra multipolare” appena iniziata potrebbe creare, in Europa e in Italia, le condizioni di un nuovo ciclo di lotte di classe? Quali potranno essere le sue caratteristiche, a fronte dell’assorbimento del primo momento neopopulista e dell’impasse del sovranismo italiano dall’eurocrisi a oggi?

Una discussione con Mimmo Porcaro, autore e collaboratore della rivista «La Fionda», l’8 marzo.

– Che cos’è l’imperialismo oggi, di cui la cosiddetta “era Trump” è precipitato? Come concretamente si configura, a monte dello scontro Usa-Cina? Con quali eventuali discontinuità rispetto a precedenti epoche? Su quali piani, con quali strumenti, attraverso quali anelli la catena imperialistica si definisce sul sistema mondo e nel mercato mondiale? Come si intreccia alle dinamiche di classe, e quale l’anello decisivo? Quali implicazioni politiche comporta per noi tale configurazione? Tracce e appunti per una nuova, e necessaria, riconcettualizzazione dell’imperialismo all’altezza delle nuove questioni pratiche poste dal movimento storico reale.

Con Raf Sciortino, autore di I dieci anni che sconvolsero il mondo. Crisi globale e geopolitica dei neopopulismi (Asterios 2019) e Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenze (Asterios 2022), il 5 aprile.

– Cosa succede quando la crisi, dalle periferie mediterranee, colpisce il cuore industriale e politico dell’Europa? Cosa significa per il continente, e soprattutto per l’Italia inserita nelle sue catene del valore, la destabilizzazione politica e sociale del modello tedesco? Unione Europea e moneta unica possono essere messe in discussione da Berlino o conquistare una loro “autonomia strategica” imperialistica? Che posizione occupano la Germania e l’Unione Europea nella catena imperialistica globale? Si staglia davanti a noi un processo di radicalizzazione politica del contesto europeo, insieme alla sua rinazionalizzazione? Dove va l’Europa nella ripolarizzazione conflittuale del mondo tra Stati Uniti e Cina?

Una discussione con Robert Ferro, autore del podcast Il perno originario. Appunti sul respiro delle rovine di Radio Blackout, il 17 maggio.

***

Si dice che Lenin, nel 1914, esule a Cracovia, quando arrivò la notizia dello scoppio della guerra, rimase sbalordito: per il tradimento dei partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale, certo, ma anche per il passo decisivo degli attori di potenza nell’andare allo scontro bellico, ipotizzabile ma non del tutto prevedibile. Anche Lenin fu colto di sorpresa, ma si era reso pronto a guardare negli occhi la terribile occasione dell’inaspettato. Si apre un tempo di incertezza. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. Iniziamo, nel nostro piccolo, a farlo, formulando le domande giuste.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

cinaguerrakamoModenarussiaseminaritrumpucrainaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il laboratorio della guerra. Tracce per un’inchiesta sull’università dentro la «fabbrica della guerra» di Modena

Riprendiamo questo interessante lavoro d’inchiesta pubblicato originariamente da Kamo Modena sul rapporto tra università e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dal margine al centro: ripensare il/i Sud tra giustizia sociale e territoriale

Parlare del margine, per Jacques Derrida, significa, in realtà, parlare del centro.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Mimmo Porcaro – L’Italia al fronte. Destre globali e conflitto sociale nell’era Trump

La tendenza alla guerra delle società capitalistiche è diventato un fatto innegabile, lo vediamo sempre più concretamente; ed è una dinamica che arriva a toccarci sempre più direttamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: Trump invade la nazione haitiana con mercenari di Erik Prince

Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari privata Blackwater e forte alleato politico di Donald Trump, ha firmato un accordo di 10 anni con il governo di Haiti (sotto tutela degli USA) per combattere le bande criminali che lo stesso regime americano ha promosso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ancora di salvezza degli Stati Uniti maschera la caduta libera dell’economia israeliana

L’Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha riferito che l’economia, già in costante stato di contrazione, si è contratta di un ulteriore 3,5% tra aprile e giugno.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Assemblea sulle scuole: organizziamoci per liberare le scuole dalla guerra

Partecipa anche tu all’assemblea sulle scuole che si terrà il 6 settembre a Venaus, per organizzare forme di lotta concrete che dalle scuole siano in grado di inceppare la macchina bellica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pensare l’Europa oggi: spazi e soggetti delle lotte in tempo di guerra

Come agiamo dentro questo quadro e che cosa vuol dire opporsi alla guerra e al riarmo in questa situazione?

Immagine di copertina per il post
Formazione

Guerra alla guerra nelle università

Assemblea nazionale universitaria, 13-14 settembre, Pisa

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Porti, ferrovie e nuove basi: così il governo Meloni sta militarizzando l’Italia

Il governo accelera sulle infrastrutture militari: nuovi porti, ferrovie e basi in tutta Italia, mentre cresce la protesta contro il traffico di armi

Immagine di copertina per il post
Formazione

Guerra alla guerra: come organizzarci nelle scuole?

Nei contesti che attraversiamo occorre ripartire dalla concretezza del rifiuto per sabotare e opporsi realmente alla ristrutturazione, definendo con l’esperienza pratiche di conflitto riproducibili per bloccare sul nascere la guerra.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’11 settembre No al summit della guerra a Roma!

È stato annunciato dal Sole 24 Ore il primo “Defence Summit”, appuntamento programmato dal giornale di Confindustria per l’11 settembre a Roma.