“La verità è che né l’umanità è colpevole della crisi ecologica né la natura e la società sono cose separate. In realtà, i corpi della classe lavoratrice vengono sfruttati nello stesso modo del resto della natura.” Il presente testo è la traduzione di un articolo di Rubén Martínez e Carme Arcarazo (La Hidra Cooperativa) pubblicato […]
Senza giustizia climatica per i palestinesi e per le minoranze arabe in patria, la strategia di Israele di utilizzare l’ambiente come trampolino di lancio per la cooperazione politica ed economica con i vicini equivale a un greenwashing del suo scarso record di diritti umani.
Sui nessi tra civiltà ecologica, marxismo ecologico e rivoluzione ecologica, e dei modi in cui i tre concetti, qualora considerati insieme dialetticamente, possano essere intesi nella direzione di una nuova prassi rivoluzionaria per il XXI secolo.
La prospettiva dell’intreccio tra crisi sociale e crisi climatica e la centralità assunta da relativamente nuovi settori del lavoro contemporaneo accanto a mansioni più tradizionali ci paiono spunti di ragionamento fondamentali.
In Europa il 50% della Co2 emessa dall’aviazione è da attribuire all’1% più ricco della popolazione che si sposta su jet privati. In Italia in un anno è stata calcolato che i jet privati emettono tanta Co2 quanta quella prodotta da quasi 20.000 persone che si spostano.
Il ghiacciaio si è ritirato di 209,5 metri rispetto al 2021, secondo le rilevazioni effettuate dal Corpo di sorveglianza del Parco.
Il comparto militare è tra i principali responsabili a livello globale delle emissioni climalteranti ma non sta facendo nulla per ridurre il proprio impatto.
«La decrescita nella sfera materiale dell’economia è un dato. Il declino di energie e materiali, o la diminuzione delle raccolte che vengono colpite dal cambiamento climatico o i problemi dell’acqua sono fatti. Né il modello alimentare attuale, né quello dei trasporti, né quello energetico, né il consumo potranno essere sostenuti in un contesto di contrazione materiale. Subire contrazione materiale nell’ordine economico e politico attuale, senza trasformare i rapporti che esistono al suo interno, vuol dire mettere la politica nella zattera della Medusa, dove le uniche possibilità sono uccidere o morire.»
A Sainte-Soline, nelle paludi di Poitevin, più di 7000 oppositori ai mega-bacini si sono riuniti sabato scorso prima di riuscire a entrare nel cantiere del più grande bacino in costruzione, nonostante i pesanti divieti e una presenza di polizia senza precedenti.
“Abbiamo deciso di bloccare l’ingresso del Consiglio Regionale del Piemonte, perché non è più possibile accettare che un governo regionale possa portare avanti politiche drammaticamente distanti da quello che la comunità scientifica chiede da anni, raccontandosi invece come il governo attento al lavoro e all’economia regionale”