Riportiamo di seguito la trascrizione in italiano dell’intervista a Mathieu Rigouste compagno e ricercatore indipendente francese. Ha studiato il ruolo della polizia all’interno delle periferie francesi a partire dal rapporto violento e predatore della Francia con le sue colonie.
Un’intervista molto stimolante, con una prospettiva dall’interno dei quartieri popolari francesi, che ci offre una visione articolata delle premesse che hanno portato alla rivolta, della sua politicità intrinseca, delle relazioni con altri soggetti e delle peculiarità di questo ciclo.
Per aprire questo speciale sulla rivolta che sta infiammando la Francia in queste settimane abbiamo chiesto ad Atanasio Bugliari Goggia, autore di “Rosso banlieue. Etnografia della nuova composizione di classe nelle periferie francesi” e di “La Santa Canaglia. Etnografia dei militanti politici di banlieue” da poco uscito per Ombre Corte, di introdurci alcune chiavi interpretative per comprendere il fenomeno.
Apriamo questa nuova pagina di approfondimento rispetto alla vicina Francia, per comprendere quanto sta accadendo e per trarne alcuni spunti interessanti da convogliare nella nostra riflessione in questa fase e nel nostro agire.
La prima cosa che va rilevata è come, a differenza che nel 2005 e nel 2006, anche Marsiglia sia scesa pesantemente in campo.
Quello che sta succedendo in Francia rende più esplicito il ruolo dello Stato e del suo apparato militare all’interno degli agglomerati urbani. Utilizziamo questi giorni di fuoco francesi e le analisi di chi li osserva da un punto di vista critico per andare più in profondità su alcune questioni.
Nel gig work sono due le flessibilità che si incontrano: quella degli individui e quella del sistema economico. In astratto, dovrebbe essere il felice incontro di interessi convergenti: soldi guadagnati da una parte, prestazione ottenuta dall’altra. Nella realtà non è così che vanno le cose.
Se è vero come ha scritto qualcuno che Putin si avvantaggerà internamente per aver chiuso bene la partita, senza grandi danni o spargimenti di sangue, è altrettanto vero che la cosa non può non aver ripercussioni sull’immagine internazionale della Russia e sull’efficacia del comando putiniano.
Leggendo infatti questa nota confidenziale sorprendentemente elogiativa si capisce che al di là del pretesto della violenza, se il ministro cerca di sciogliere il movimento, è perché questo ha successo!