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I fascisti litigano alle commemorazioni

Lo sapevate che esiste una classifica di fascisteria? Ci sono quelli duri e puri, poi quelli così così e, infine, i venduti. C’è chi sta in serie A e chi nelle serie inferiori. Via via fino alla terza categoria. La dimostrazione si è avuta in occasione della commemorazione della strage di Acca Larentia, l’assassinio dei tre militanti neri Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, uccisi la sera del 7 gennaio 1978 sull’uscio della sede del Msi Tuscolano da un commando di estremisti di sinistra. 
Da sempre ha rappresentato una data drammatica per l’estremismo di destra, una ferita ancora aperta per diverse generazioni di fascisti. Ogni anno le tribù nere di tutta Italia si danno appuntamento il minuto di silenzio «Presente» in memoria della vicenda. Ebbene, da quest’anno la commemorazione è divenuta anche uno strumento per misurare in che serie si trovano le associazioni e i movimenti della galassia nera.
Quest’anno, poi, sono stati presi di mira anche gli Skins Spqr di Casa d’Italia Colleverde, cacciati via a mezzanotte del 7 gennaio da Bruno Di Luia, che li ha offesi definendoli Berluskins, per i loro legami con l’ex partito di Berlusconi. Di Luia è stato anche più colorito: «Pezzi di merda, vigliacchi, vili, servi delle guardie e del Pdl, ubriaconi, infami, gente con scritto dietro alla schiena Upim».

Immediatamente su Facebook (e non solo) è partita la polemica, scatenando le reazioni dei vecchi e nuovi fascisti, fino alla decisione del nuovo leader di Militia, Stefano Schiavulli, di chiudere l’account Facebook del gruppo: «Alcune riflessioni sono doverose, questo strumento si è rivelato più che deleterio, ha allontanato le coscienze e le comunità umane anziché unirle, ha portato tra molti ranghi solo infami, delatori, spie, servi e vili».
È andata a finire che, per evitare ulteriori tensioni, è stato redatto un cartello che regolava l’arrivo dei vari clan, forse per evitare scontri fratricidi. Ed è così che i partecipanti sono arrivati divisi a scaglioni, a seconda della propria importanza nella “scala sociale” della fascisteria.
Celodurismo, saluti romani, saluti all’avambraccio. Poi ci sono stati politici in cerca di titoli giornalistici, come le polemica strumentali di Gianni Alemanno nei confronti del sindaco di Roma Marino, colpevole di non aver partecipato alla cerimonia. «Solo un tweet», ha lamentato l’ex sindaco di Roma.

La manifestazione è andata avanti per tutta la giornata senza scossoni, in un clima di calma apparente, anche se molti dei personaggi intervenuti alla commemorazione sono stati accusati di strumentalizzare la cerimonia, che, a detta della vecchia guardia, rischia di divenire un appuntamento folkloristico stile raduno di Predappio.

di Tony Acciaio per Popoff

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