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Mosca, estrema destra all’assalto contro i migranti

Le proteste erano iniziate già durante il giorno in seguito all’omicidio a coltellate di un giovane di 25 anni, Yegor Shcherbakov, avvenuto giovedì scorso per mano di un uomo non ancora identificato; la scena è però stata ripresa da alcune telecamere di sicurezza diffuse successivamente da tutti i media nazionali che hanno suggerito che l’uomo sembrasse di ‘origini non slave’. Tanto è bastato perché l’estrema destra nazionalista ne approfittasse per cavalcare strumentalmente l’episodio e gridare alla caccia all’immigrato affermando che l’omicida fosse un uomo musulmano originario del nord del Caucaso.

Dal pomeriggio almeno un migliaio di persone sono scese in piazza sollecitate dalle incitazioni xenofobe e reazionarie di gruppuscoli neonazisti che hanno ridato vigore alla campagna ultranazionalista già diffusa poco tempo fa in occasione delle elezioni del sindaco di Mosca, quando la lotta all’immigrazione era stato uno dei cavalli di battaglia del candidato Sergei Sobyanin. Nella notte i militanti dell’estrema destra hanno assaltato un centro commerciale considerato luogo di ritrovo dei migranti della capitale, spaccando vetrine, tentando di dare alle fiamme l’edificio e scontrandosi duramente con la polizia dopo aver messo a ferro e fuoco il quartiere Biryulevo al grido di ‘La Russia ai russi’ e ‘Potere ai bianchi’. Sembrano essere diverse centinaia (alcuni giornali riportano di 400 persone) i fermi effettuati tra i gruppi di estrema destra ma solo due sono state trattenute dalla polizia, mentre altre 70 sono state citate in tribunale, dove rischiano provvedimenti amministrativi sino ad un massimo di 15 giorni di carcere per “teppismo”. Scontri nella stessa giornata anche a San Pietroburgo dove l’estrema destra, affiancata da ortodossi radicali, ha attaccato una manifestazione in sostegno dei diritti degli omosessuali.

Segnali inquietanti, dunque, al quale si aggiunge la stretta securitaria messa in campo alle prime ore del giorno di oggi dalla polizia russa che ha effettuato un raid contro l’immigrazione clandestina (anche in questo caso i numeri diffusi non sono concordi ma su alcune testate si parla addirittura di un migliaio di persone), arrestando i tantissimi migranti che si apprestavano a lavorare in un grosso mercato della capitale. Un’operazione repressiva e puramente di facciata orchestrata per tentare di placare i rigurgiti xenofobi che si sono riversati stanotte nelle strade costringendo le autorità a far scattare un piano di emergenza denominato ‘Vulcano’. Una mossa ipocrita e dal sapore fortemente razzista in un paese che importa massicciamente manodopera straniera, proveniente sopratutto dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, impiegata perlopiù nei cantieri e nei mercati e costretti a vivere in condizioni estremamente precarie.

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