Reato di propaganda feticista: questa legge è un regalo ai fascisti
Approvato ieri alla camera e trasmesso al senato il disegno di legge Fiano che introduce il reato di propaganda con contenuti riferibili al partito fascista, a quello nazista e ai loro “metodi sovversivi contro la democrazia”. È solo maquillage destinato a produrre danni.
Ne farà le spese il titolare del bagno di Chioggia al centro del caso estivo per il suo stabilimento addobbato con quel gusto un po’ retrò, ne faranno le spese i venditori di gadget a Predappio? A favore del provvedimento PD e tutta l’accozzaglia di sinistra residua in parlamento quelli che ora incoronano Pisapia, per intederci. Contrari dal Movimento cinque stelle fino alla destre con un Ignazio La Russa in grande spolvero che ieri ha concluso la sua arringa con un saluto romano rivolto all’aula. Che ribelle! Per tutta risposta Fiano ha dichiarato che forse andrebbe grattata via anche l’iscrizione Mussolini DVX al Foro Italico. Una crociata iconoclasta da benpensanti che censura lo scandalo per ammettere il vizio, insomma, strizzata d’occhio e tutto come prima, basta che non vi fate vedere.
Questa legge è un regalo ai fascisti, che esistono e non stanno dietro le bancarelle di souvenirs. Regala l’opportunità della provocazione contro i veti della democrazia… e chi la difenderebbe mai questa democrazia sostanziata da una guerra sociale sempre più aspra? Solo Minniti e combriccola. Ricordate? “Ho temuto per la tenuta democratica del paese”, diceva questa estate. Perché la strategia è questa: uno scivolamento complessivo, dentro le forme democratiche, della violenza istituzionale contro gli strati del nuovo proletariato del paese: dai giovani, ai migranti fino agli insolventi. Tutto costituzionalmente compatibile, si intende. D’altra parte, in quella parodia del ministro che ci ha strappato un sorriso, c’è della verità: “non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti”. Così, in nome della libertà di opinione di esprimere qualsiasi abominio, sono stampa e televisione che organizzano direttamente a rete unificate una propaganda martellante di stampo spiccatamente razzista. E a patto di non violare l’interdizione sul culto delle immagini neo-pagane del ventennio, ogni formazione dichiaratamente fascista, viene invitata a dire la sua, legittimata a guadagnare spazio. Quale modo migliore di officiare il culto ufficiale del pluralismo democratico?
Il nemico sta in questa farsa che prova a contenere ogni aspirazione al miglioramento delle proprie condizioni, che impone sofferenze. Una messinscena che prevede anche l’utilizzo – fino a che si pensa di controllarli – di fascisti di ogni risma. A loro si lascia il gusto della provocazione e tutto il palcoscenico per fargli recitare il ruolo di nemici della democrazia, nel tentativo sconsiderato di ascrivere ogni ipotesi di rottura contro questo sistema al canovaccio della macchietta o dell’ipotesi eversiva. È in fondo lo stesso giochino del referendum costituzionale. Pur di non ammettere che stava montando un’opposizione alle politiche renziane socialmente significativa, fatta di giovani e periferie, si dice che chi vota NO, vota come Casa Pound. Siamo all’ultima mano del sistema partitocratico, assieme alla carta della guerra tra poveri c’è quella dello spauracchio sulla democrazia: o con me o sei fascista.
Ma la capacità di spaventare i tutori dell’ordine attuale appartiene solo a una generazione offesa, all’eventualità che si organizzi per aumentare il proprio peso, che lo faccia con chi sta arrivando in questo paese o con chi ci vive da anni e con i loro figli (a proposito di quell’altra beffa dello ius soli da minimo sindacale democratico non se ne fa nulla, eh?). Questa è la variabile che ha un potenziale alto di destabilizzazione. Ma dovrà passare sui fascisti, dovrà passare su Scelba, Mancino e Fiano e su quel rottame del cosiddetto antifascismo costituzionale.
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