11 e 12 dicembre: due giornate di mobilitazione
Le vicende che si sono susseguite nelle ultime settimane mettono in evidenza come la retorica della crisi non ha più consistenza. La governance vive e si riproduce creando l’emergenza e gestendola allo stesso tempo. Il disagio, l’emarginazione, il cosiddetto degrado sono mezzi tramite i quali gettare nel panico i territori e mantenere un controllo su di essi.
Il modello di sviluppo neoliberista che ha accelerato la sua espansione negli ultimi vent’anni, nel nostro paese ha preso le forme più disparate di clientelismo e affarismo, che non si riduce di certo al mondo di mezzo di cui sentiamo parlare in questi giorni. Il mondo di sotto e quello di sopra sono a tutti gli effetti parte integrante del sistema di governo e l’emergenza che si trasforma in profitto è un formidabile strumento potere e di ricatto. Una nuova forma di sfruttamento che utilizza le risorse destinate a contenere il disagio sociale e all’accoglienza, completamente indifferente alle necessità di chi subisce la crisi e fatica a sopravvivere con dignità.
Abbiamo sentito parlare delle politiche dei sacrifici, dei governi tecnici utili alla ripresa economica, della crisi che avanza, nello stesso tempo appare evidente come le risorse esistenti vengano spartite interamente tra la classe dirigente screditata di questo paese e di questa città fatta di politici, cooperative bianche o rosse che siano, capi popolo di estrema destra. Una storia che conosciamo da tempo e una storia che vogliamo ribaltare mettendo avanti le lotte che rivendicano ancora una volta la dignità di tutte e tutti.
In tutto il paese ci sono esperienze di lotta che mettono in campo un modello differente, quello che attraverso la riappropriazione e l’autorganizzazione quotidiana strappa alla controparte quello che gli spetta nelle scuole e nelle università, liberando spazi e riappropriandosi del welfare, nei magazzini strappando salario, nei territori resistendo ai pignoramenti, agli sfratti occupando le case e recuperando pezzi di reddito. Ma tanto altro c’è ancora da fare ed è proprio da qui che si vuole ripartire. Camminare insieme, intrecciare le lotte per costruirne altre, diffondendo ragionamenti e pratiche riproducibili.
In questo quadro infatti, ci ritroviamo il 12 Dicembre con uno sciopero generale chiamato fuori tempo massimo dai sindacati confederali dopo che il jobs act è stato già approvato alle camere la scorsa settimana. Uno sciopero che senza alcun pudore si oppone a quella miseria che non oggi ma da più di vent’anni è stata avvallata e ideata dalla complicità degli stessi promotori dello sciopero generale di venerdì prossimo.
Per questo motivo a Roma durante tutta la settimana metteremo in campo iniziative di lotta che provano a mettere in discussione tutto l’impianto di sfruttamento e disciplinamento che viene messo in atto da chi sta al governo come da chi a livello locale lucra su chi non ha una casa, sul sistema dell’accoglienza mettendo in atto oltretutto una guerra fratricida tra poveri.
Staremo in piazza e nelle strade
– contro la buona scuola che impone un regime di disciplinamento degli insegnanti e degli studenti attraverso il meccanismo del merito sotto forma di test, crediti punti. Una scuola che ha usato per anni forza lavoro precaria e che oggi Renzi e la Giannini sono costretti ad assumere dalla Corte di Giustizia perché hanno utilizzato il contratto a termine non temporaneamente ma per coprire un deficit strutturale. Contro l’accesso dei privati negli istituti e il potere sempre più accentrato dei presidi.
– contro il definanziamento della ricerca pubblica e del diritto allo studio previsto nella legge di stabilità e contro l’accesso incondizionato delle aziende private nelle scuole e negli atenei
– contro la vendita del patrimonio residenziale pubblico previsto dall’art.3 del piano casa di Lupi che intende mettere all’asta a prezzi di mercato le case popolari con il solo diritto di prelazione per gli inquilini. Contro l’art.4 e l’art.5 che nega le utenze e le residenze ai tanti che si riappropriano delle casa o che decidono di rimanerci anche non sostenendo più il costo del canone di locazione.
– contro il jobs act che continua il processo di precarizzazione del mercato del lavoro e mette alla mercé della volontà padronale anche le lavoratrici ed i lavoratori con il contratto a tempo indeterminato. Ma la lotta dei lavoratori, soprattutto immigrati, nei magazzini della logistica contro il sistema di sfruttamento delle cooperative ci insegna che a decidere sono sempre i rapporti di forza e con l’unità e la determinazione dei lavoratori si può vincere.
– contro lo “Sblocca Italia” che continua a destinare le risorse pubbliche alla costruzione di opere inutili, con un consumo di suolo devastante.
Contro tutto questo l’11 Dicembre abbiamo dato appuntamento a Piazzale Tiburtino per raggiungere il ministero dei trasporti a Porta Pia contro il piano casa di Lupi, il 12 saremo presenti in tutta Roma bloccando la città con cortei, scioperi, picchetti, blocchi stradali, il 13staremo in piazza a Torrevecchia contro i fascisti contro quella destra che fa profitti sui migranti, con l’avallo di Pd e centro sinistra, e scatena la rabbia di chi soffre contro di loro.
Non un passo indietro di fronte alle cooperative, alle leggi che affamano, ai sindacati concertativi, alle piazze simboliche, ai comizi, alle passarelle dei politici, al sistema dell’accoglienza che vorrebbe i migranti come vittime, alle politiche di sacrifici.
Il mondo di sopra va tolto di mezzo!
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