Allarme sicurezza, allarme di distrazione di massa
Qualche metro davanti a me procede a passo spedito una giovane signora elegantemente vestita la quale, a un certo punto, incrocia un’anziana donna di colore che, evidentemente distratta da qualche pensiero, non è sufficientemente lesta nell’evitare l’urto fra i due parapioggia. La signora perde la presa sul suo ombrellino giallo che cade a terra e, subito dopo, mentre si china a raccoglierlo, scaglia una rabbiosa raffica di insulti all’indirizzo della “colpevole”.
La violenza della reazione, ancorché puramente verbale, è tale da lasciarmi basito per l’evidente sproporzione rispetto all’entità dell’incidente. La donna di colore, presumibilmente una badante o una colf, incassa e si allontana rapidamente, con espressione smarrita.
Controllando l’impulso di reagire al posto suo, proseguo verso la vicina fermata della Metropolitana e, mentre scendo i gradini, non posso fare a meno di pormi la seguente domanda: la signora avrebbe reagito con la stessa virulenza, se qualche giorno prima non si fosse verificata la mortale scorribanda del “picconatore” ghanese? E la colf se ne sarebbe stata zitta?
La risposta alla seconda domanda è sicuramente positiva, considerati i rischi cui qualsiasi immigrato si espone se alza troppo la voce. Quanto alla prima, dipende dal grado di razzismo della signora, che probabilmente non aveva bisogno di particolari stimoli per manifestarsi. In ogni caso, il modo con cui tutti i media hanno parlato del caso Kabobo, non è stato tale da smorzare le pulsioni razziste di gran parte della nostra popolazione.
Si pubblicano immagini che documentano come Kabobo avesse partecipato ad una sommossa in Puglia, evocando una sostanziale identità fra la follia del picconatore e lo spirito di rivolta dei migranti esasperati per le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere. Ironicamente, in quella foto Kabobo è il solo a non indossare passamontagna e a non impugnare sassi, ma questo non conta perché l’obiettivo è creare un’associazione fra migranti, rivolta e violenza (il solo migrante buono è quello che subisce passivamente ogni angheria, come la colf del mio racconto).
Si dà spazio alle cagnare dei partiti di centro destra che partono all’assalto del “buonismo” della ministra Cécile Kyenge (non solo è nera ma se ne vanta pure) pronta a spalancare le frontiere a legioni di Kabobo assetati di sangue. Si sottolinea la contrarietà di Beppe Grillo all’adozione dello jus soli come criterio per la concessione della cittadinanza italiana (persino un “sovversivo” come lui capisce che la sicurezza dei cittadini viene prima di tutto!). Infine si annuncia il ritorno agli anni di piombo, arrivando a parlare di tentato omicidio per le bottiglie molotov lanciate contro il cantiere della Val Susa (che hanno provocato solo danni materiali).
Che c’entra l’ultima cosa con il caso Kabobo? C’entra, perché, da quando è entrato in carica il governo di “unità nazionale” costruito in fretta e furia dalle caste di destra e di sinistra per sventare la minaccia populista e garantire il più totale ossequio dell’Italia ai diktat della troika (Commissione, Fmi e Bce), politici e media non perdono occasione per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle condizioni disperate in cui ci sta facendo sprofondare una politica economica folle, e dirottarla verso un allarme sicurezza che viene gonfiato a dismisura per alimentare la rabbia dei cittadini contro falsi bersagli.
Ma gli apprendisti stregoni dovrebbero ripassare la storia e ricordarsi che, quando si dà troppa corda alla paranoia (vedi anni Trenta del Novecento), il rischio è che la bestia sbrani anche chi si illude di poterla tenere al guinzaglio.
Carlo Formenti
da Micromega
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