Cronache di lotta nel mondo del lavoro [12]: un agosto caldo che prelude all’ autunno?
Giunti agli inizi di Agosto, le lotte dei lavoratori dislocate nei vari territori ci informano di una rinnovata vivacità in settori che vanno dall’agroalimentare fino ai conflitti continui che si danno nel mondo della logistica.
Solo nove giorni fa ha fatto nuovamente capolino la protesta del Movimento dei Pastori Sardi, che in quattromila hanno marciato fino alla Regione. Una situazione particolare, aggravata dalla siccità e dal numero incredibile di ettari bruciati nell’ ultimo mese, con ovili distrutti e capi morti sotto alle fiamme.
Il 2 agosto a Cagliari pare costituire i prodromi di una nuova mobilitazione che potrebbe tornare a bussare alle porte del presidente regionale Pigliaru se le promesse, le ennesime ricevute dopo che una delegazione di pastori è stata accolta, non venissero mantenute. E a quanto pare il MPS, su pressione della base, sicuramente meno disposta ad attendere le manovrine di palazzo rispetto ai portavoce più noti, alzerà i toni, puntando al blocco degli snodi nevralgici dell’economia e della logistica isolana, aprendo di fatto una stagione politica che si spera possa vedere altri settori attuare pratiche di questo tipo.
Altro fronte, altrettanto caldo, è quello degli operai HiTachi. Anche qui le parole istitizionali e il muro contro muro dei padroni rappresentano il leit motif che accompagna le azioni di protesta nel napoletano, tra il silenzio di DeMagistris e quello dell’ azienda, con poi il Comune di Napoli che si è erto a garante per il reintegro o la giusta dislocazione dei licenziati,. Questo dopo una serie di giornate di iniziative di cui alcune parecchio eclatanti.
Nel settore aeroportuale, in piena alta stagione, ha fatto scalpore lo sciopero “a sorpresa” degli addetti ai bagagli, che hanno bloccato la normale attività degli aeroporti di Malpensa e Linate.
In settimane dove ad avere risalto mediatico è la questione delle pensioni all’ estero, il nodo centrale per milioni di lavoratori precari e in via di precarizzazione (senza contare la percentuale dilagante di ragazzi disoccupati, sempre superiore al 30%), è e rimane l’aumento dei salari e la loro modulazione ad uno stile di vita minimamente dignitoso. Tema che scotta e pesa sulla bilancia elettorale, ma soprattutto è la spada di Damocle sulla testa e sulle possibilità di futuro di milioni di persone in questo Paese, e che sta venendo dibattuto dai movimenti in previsione del G7 del lavoro di fine settembre a Torino, per riprendere parola e ribaltare il paradigma della precarietà imposta senza se e e senza ma.
(Qui il link con l’appello alla mobilitazione per fine settembre)
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