InfoAut
Immagine di copertina per il post

I gilets jaunes affossano il Tav: merci!

||||

Il pezzo che pubblichiamo inquadra la mobilitazione dei gilets jaunes all’interno della profonda e stratificata crisi in cui versa la Francia in relazione a un quadro europeo che va verso la destrutturazione. Sta al lettore tirare le conclusioni sul nesso forte, ancorché non immediato, tra quanto avviene nel paese transalpino, e in Europa, e la lotta No Tav, il cui significato si colloca di fatto ben al di là di qualunque, pur importante, analisi costi-benefici.

Il brano è uno stralcio dal libro I dieci anni che scossero il mondo. Crisi globale e geopolitica dei neopopulismi di Raffaele Sciortino, che uscirà il prossimo gennaio.

Francia… in giallo

L’asse franco-tedesco è normalmente considerato centrale per la tenuta politica della UE. Economicamente sbilanciato a favore del lato tedesco, risulta parzialmente compensato dal peso politico-militare di Parigi, basato sia sulla disponibilità di armi nucleari sia sul controllo neocoloniale dell’Africa occidentale[1]. Nella crisi globale, che ha pesantemente coinvolto il sistema bancario, la posizione francese si è però decisamente indebolita. Senza entrare nei particolari, basterà ricordare che l’economia francese, a differenza di quella tedesca, non ha affatto recuperato i livelli pre-crisi, anzi ne è alquanto lontana, mentre i deficit delle partite correnti, sui quindici-venti miliardi di euro l’anno, si accumulano oramai costantemente andando a incrementare il rapporto debito/PIL, salito dal 68% del 2007 al 97% del 2017. Anche il settore privato, in particolare le aziende, risulta indebitato. Il benessere da paese nordico è dunque legato all’espansione del debito non solo pubblico ma anche privato – che ha comunque finora permesso di razziare aziende di peso in giro per l’Europa – ma non può ovviare a crescenti disparità sociali e territoriali sempre più evidenti. Sul piano internazionale, le sortite nella regione mediterranea e mediorientale volte a compensare le criticità economiche – la Francia è inoltre uno dei massimi esportatori di armi al mondo – non solo non possono nascondere il velleitarismo da grandeur e la sostanziale subalternità al dispositivo militare statunitense, ma sostanzialmente sottraggono spazio a partner europei, come in Libia a spese dell’Italia, contribuendo a incrementare il caos geopolitico nell’area – in controtendenza rispetto all’approccio tedesco.

Nel 2017 la vittoria elettorale di Macron – congegnata nelle stanze alte degli apparati a evitare che sull’onda della crisi profondissima del Partito Socialista potesse affermarsi la candidatura sovranista di Le Pen figlia – segna solo una pausa momentanea nell’ascesa a scala europea dei consensi ai partiti cosiddetti populisti. La precaria situazione francese imprime infatti una svolta all’élite nella direzione, inedita, della richiesta di una maggiore condivisione delle decisioni con i partner europei. Nel discorso programmatico del settembre 2017 alla Sorbona[2] Macron insiste sulla riforma dell’eurozona, sulla necessità di un ministero unico delle finanze e di un bilancio comune, di una compiuta unione bancaria, insomma sull’esigenza di una maggiore convergenza fiscale per bilanciare le crescenti asimmetrie economiche e sociali dell’Unione. Il suo biglietto da visita, per questa richiesta chiaramente rivolta a Berlino, è il varo della legge di riforma del mercato del lavoro nella direzione di una maggiore precarizzazione, sulla falsariga delle controriforme già passate a inizio anni Duemila a Berlino grazie al governo socialdemocratico di allora. Nel frattempo, viene abolita l’imposta sulle grandi ricchezze e diminuita quella sugli utili societari.

Ma a Berlino, dove ci si para dietro la complicata formazione del nuovo governo di grande coalizione, prevale la tattica dilatoria di Merkel nei confronti delle richieste francesi, che equivarrebbero alla costruzione di un meccanismo di riequilibrio nei conti economici intra-europei, visto in Germania come una nascosta mutualizzazione dei debiti e una rinuncia permanente alle riforme strutturali ritenute necessarie per i paesi meridionali.[3] L’indebolimento di Merkel e dei socialdemocratici non promette nulla di buono per le proposte cui è legata la tenuta politica di Macron. Del resto, sa se da un lato l’élite francese deve fare i conti con l’indebolimento strutturale del paese, e dunque la parziale rinuncia alla sovranità diviene una necessità, dall’altro non rinuncia a giri di valzer in politica estera, per esempio con la nuova amministrazione statunitense, che non possono che innescare la diffidenza tedesca, o a progetti per un esercito europeo non esattamente coincidenti con quelli, più cauti, di Berlino.[4]

In questo quadro, nel novembre 2018, non sorprende e però sorprende la mobilitazione dei gilets jaunes, venuta su in maniera spontanea, tramite social media e incontri informali autorganizzati da comuni cittadini, contro l’aumento delle tasse sui carburanti, ma ben presto ampliatasi a una contestazione del carovita e delle nuove povertà nonché della stessa presidenza Macron – come mostrano le manifestazioni organizzate agli Champs-Élysées parigini. Non sorprende tenuto conto della tradizionale combattività e capacità di protagonismo dei francesi su temi sociali generali – dal Maggio ’68 al grande sciopero nazionale dei trasporti del ’95, per nominare solo i picchi più noti e importanti. Ma quello che sorprende è che, questa volta, non scende in piazza la Francia di gauche, della sinistra sociale e politica, con le sue modalità, le sue reti e i suoi riti consolidati. La mobilitazione dei gilets jaunes sembra in grande, con una portata cioè nazionale, quello che in piccolo si è dato cinque anni prima con il movimento dei cosiddetti forconi o del #9D in Italia, si colloca cioè dentro la tendenza neopopulista dal basso che abbiamo analizzato nella terza parte (v. il movimento No Tav). È così per la composizione sociale neoproletaria, erroneamente interpretata o liquidata come interclassista, dei partecipanti, per la provenienza territoriale periurbana[5] e niente affatto rurale, per le forme di aggregazione e di lotta – che di fatto si presentano come uno sciopero sul territorio -, per il carattere cittadinista delle istanze contro uno stato vessatorio o assente, per la intrinseca politicità delle rivendicazioni proprie di chi non è comunità ma aspira a costruirla, dunque anche per le ambiguità immancabilmente presenti, qui e là, dalla presenza di militanti di estrema destra a qualche esternazione dal sottofondo razzista[6]. Si potrebbe continuare, ma i fatti si svolgono proprio mentre scriviamo, dunque dobbiamo limitarci a prime impressioni – senza poter entrare nel merito delle profonde implicazioni politiche di questi sviluppi – impressioni che però, crediamo, rappresentano una conferma dell’ipotesi di lettura in merito a quanto abbiamo chiamato neopopulismo.[7]

L’asse europeo, insomma, scricchiola e vacilla anche e forse più sul fronte occidentale. E la cosa importante – nella prospettiva di una divaricazione futura tra istanze dal basso e formazioni politiche sovraniste che se ne fanno rappresentanti nel quadro istituzionale – è che una mobilitazione sociale di questa portata spaventa tutti: le élites europeiste e globali, per ovvi motivi, ma anche, in diverso modo, proprio quelle formazioni che vorrebbero limitare le manifestazioni di scontento ai soli momenti elettorali per gestirne la portata all’ombra di una rinnovata pace sociale. Eppure, senza sporcarsi le mani con il conflitto sociale, le formazioni sovraniste non sono in grado di andare molto avanti, così come è stato per il riformismo d’antan.[8] Il caso italiano ne è un chiaro esempio.

Raffaele Sciortino

 

[1] V. Mariamawit Tadesse, The CFA Franc Zones: Neocolonialism and Dependency, Agosto 2018 (https://economicquestions.org/cfa-franc-neocolonialism/).

[2] V. https://www.elysee.fr/emmanuel-macron/2017/09/26/initiative-pour-leurope-discours-du-president-de-la-republique-emmanuel-macron-pour-une-europe-souveraine-unie-democratique.

[3] Avverte del rischio di un indebolimento eccessivo di Macron all’interno un documento della DGAP, istituto tedesco di politica estera vicino ai conservatori, dell’aprile 2018: https://www.netzwerk-ebd.de/nachrichten/dgap-ein-jahr-macron-der-gebremste-praesident/.

[4] V. https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7783/.

[5] V. su questo aspetto la lucida intervista al demografo francese Hervé Le Bras, Il Manifesto, 25 novembre 2018.

[6] Sono, questi ultimi, gli aspetti su cui immancabilmente si è lanciata la stampa mainstream.

[7] Interessanti le reazioni della sinistra ufficiale nella provincia italica, meno incarognite che nel caso del #9D: conta senz’altro il diverso peso della mobilitazione francese e un contesto che nel frattempo si è spostato di molto in avanti – ma vale pur sempre la regola che le cornamuse in Irlanda fanno tanto folk song , mentre gli zampognari di Matera…

[8] Di nuovo, qui si può notare che un termine di confronto utile per comprendere le dinamiche neopopuliste attuali in relazione al nesso lotte-organizzazione-sistema politico – pur nelle sostanziali differenze di contesto che abbiamo messo in luce nella terza parte – è il riformismo storico e non il fascismo: questo ha dovuto sconfiggere sul campo la classe operaia prima di poter accedere allo stato e tagliare i rami secchi dell’élite di allora; quello ha dovuto convogliare la lotta proletaria contro la classe dominante, elemento primario, nell’alveo di un capitalismo riformato.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

GILETS JAUNESnotav

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Le capacità diagnostiche dell’IA ed il capitalismo dei big data

Il cammino dell’innovazione tecnologica è sempre più tumultuoso e rapido. Lo sviluppo in ambito di intelligenza artificiale è così veloce che nessun legislatore riesce a imbrigliarlo negli argini delle norme. Stai ancora ragionando sull’impatto di ChatGPT sulla società che è già pronto il successivo salto quantico tecnologico. da Malanova.info In un recente studio del 28 […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

8 DICEMBRE 2024: MANIFESTAZIONE POPOLARE NO TAV – ORE 14 PIAZZA D’ARMI, SUSA

A quasi vent’anni dall’8 dicembre 2005, il Movimento No Tav attraverserà di nuovo le strade ed i sentieri della Valsusa che con determinazione e coraggio difende da tanto tempo. Con un occhio al passato, per custodire ciò che la lotta insegna, ed un occhio al presente, per rafforzare le ragioni e la pratica che da […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Manifestazione di Soulèvements de la Terre contro il collegamento ferroviario ad alta velocità LGV Sud-Ouest tra Bordeaux e Tolosa

Più di 1.500 persone hanno risposto all’appello dei collettivi LGV NON MERCI (TAV NO GRAZIE) e Soulèvements de la Terre contro il progetto della linea ad alta velocità nel Sud-Ovest.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

In migliaia in marcia per le vie di Susa

Sabato pomeriggio le vie di Susa sono state attraversate da migliaia di No Tav nuovamente in marcia per esprimere il proprio dissenso contro un’opera ecocida e devastante.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Giù le mani dalla nostra terra! Assemblea e passeggiata verso San Giuliano

Questa sera si è svolta a Susa una partecipata assemblea No Tav, chiamata dal Movimento nelle ore centrali della giornata per iniziare a dare una prima risposta collettiva allo sgombero del presidio di San Giuliano avvenuto nella scorsa notte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Comunicato stampa: dalla Venezia Verde alla Laguna di Venezia dal 2 all’8 settembre

Il 2 settembre, su iniziativa del collettivo Bassines Non Merci e nell’ambito della stagione 7 di Soulèvements de La Terre, una delegazione partirà per una grande traversata dalla Venezia verde del Marais Poitevin a Vicenza, dove dal 5 all’8 settembre si svolgerà il Venice Climate Camp.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Mettere in comune i saperi: Estrattivismo e cura della terra alle Giornate di Antropologia Conviviale, 22-25 agosto 2024

Diffondiamo volentieri l’indizione al tavolo su Estrattivismo e cura della Terra che si terrà in occasione delle giornate di Antropologia Conviviale al quale il progetto Confluenza è invitato a prendere parte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Importante mobilitazione contro la base MUOS della US Navy

Ripubblichiamo di seguito il comunicato apparso su Notav.info in merito alla mobilitazione No Muos degli scorsi giorni.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Avanti No Tav! Note sul Festival 2024

Ci siamo presi qualche giorno per tirare le somme di questa ottava edizione del Festival Alta Felicità, una tre giorni in cui la Valsusa e il territorio di Venaus si sono trasformati in un laboratorio di esperienze e condivisione, andando ben oltre la già ricca programmazione culturale e artistico-musicale.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Dalla Val Susa che non si arrende confluiamo verso un autunno ricco di iniziative!

L’assemblea di Confluenza domenica 28 luglio 2024 durante il Festival Alta Felicità a Venaus è stata un successo! Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti e tutte coloro che hanno partecipato attraversando il Piemonte per raggiungere la Valsusa terra di lotta ed esempio per tutti i comitati che si battono per la salvaguardia dei propri territori.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

10mila No Tav in marcia verso i cantieri di Chiomonte e San Didero (VIDEO)

Riceviamo e pubblichiamo questo video che racconta alcuni momenti della marcia di sabato 27 luglio 2024 ai cantieri di San Didero e Chiomonte.