Il Venerdì della Rabbia attende l’Egitto
Previst
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 20
80 MORTI IN PIAZZA RAMSES, EDIFICI IN FIAMME
Sarebbero 80 i morti solo in Piazza Ramses al Cairo. Lo riferiscono fonti locali. In gran parte sono attivisti e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani. La polizia avrebbe sparato anche dagli elicotteri. Nella piazza sono stati dati alle fiamme alcuni edifici. Notizie di numerosi morti arrivano anche da altre citta’, a conferma che quella di oggi e’ stata un’altra giornata di sangue in tutto il Paese.
AGGIORNAMENTO ore 18.30
FRATELLANZA: AL CAIRO ALMENO 45 VITTIME
Secondo il braccio politico dei Fratelli Musulmani, il partito Giustizia e Libertà, al Cairo le forze di sicurezza avrebbero ucciso almeno 45 persone, oltre 250 i feriti. Per il Ministero della Salute, in tutto il Paese, le vittime sarebbero 27.
AGGIORNAMENTO ore 16.30
TRE MORTI A FAYOUM. SI DIMETTE PORTAVOCE DEL FRONTE DI SALVEZZA
Tre vittime a Fayoum fanno salire ancora il bilancio delle vittime che tocca ormai quota 40. A livello politico, dopo le dimissioni del vicepresidente ad interim El Baradei, giungono anche quelle di Khaled Dawd, portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, ombrello delle opposizioni al regime di Morsi e oggi sostenitori dell’esecutivo provvisorio. Secondo alcuni osservatori, un’ammissione di colpa per aver avallato e sostenuto un golpe che si sta rivelando incapace di gestire la crisi egiziana.
AGGIORNAMENTO ORE 16.00
25 MORTI IN PIAZZA RAMSES, FRATELLI MUSULMANI
I Fratelli Musulmani denunciano che ci sarebbero stati 25 morti a Piazza Ramses, al Cairo, dove si fronteggiano i sostenitori del deposto presidente, Mohammed Morsi e la polizia. La televisione di Stato egiziana riferisce che 12 persone hanno perso la vita negli scontri scoppiati dopo la preghiera di mezzogiorno a nord ed est del Cairo.
AGGIORNAMENO ore 15.30
OTTO MORTI A DAMIETTA, SCONTRI AD ALESSANDRIA
Secondo fonti mediche, sarebebro stati uccisi almeno otto manifestanti a Damietta, facendo salire il bilancio di oggi a dodici morti. Scontri in corso ad Alessandria e Tanta.
AGGIORNAMENTO ore 14.30
QUATTRO MORTI A ISMAILIYA, UN POLIZIOTTO UCCISO AL CAIRO
Sono in corso le manifestazioni indette dai sostenitori del presidente Morsi. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, ad Ismailiya le forze di sicurezza avrebbero ucciso quattro persone, undici i feriti.
Al Cairo un poliziotto è stato ucciso ad un checkpoint. A Tanta, la polizia lancia gas lacrimogeni per disperdere la folla, che sta lanciando pietre in risposta. I manifestanti stanno marciando verso la sede del governatorato.
AGGIORNAMENTO ore 11.35
L’ESERCITO CIRCONDA TAHRIR SQUARE, TAMAROD A DIFESA DEI COPTI
Le forze armate egiziane hanno chiuso con filo spinato tutte le entrate e le uscite per Tahrir Square. La piazza simbolo della rivoluzione del 25 gennaio 2011 è circondata da veicoli blindati. Chiusa anche la fermata della metropolitana in attesa delle manifestazioni di oggi.
Intanto, dopo gli attacchi alle chiese copte, il gruppo Tamarod – la campagna di raccolta firme che ha avviato le proteste anti-Morsi di luglio e il successivo intervento dell’esercito – ha detto che difenderà le chiese e le moschee, in particolare i luoghi di culto cristiani presi di mira da gruppi islamisti nei giorni scorsi.
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Roma, 16 agosto 2013, Nena News
Il Venerdì della Rabbia attende oggi l’Egitto, ormai ad un passo dalla guerra civile. Dopo i durissimi scontri dei giorni scorsi (con un bilancio che oscilla tra le 500 e le 700 vittime), i sostenitori del deposto presidente Morsi hanno indetto per oggi manifestazioni contro il golpe militare in tutto il Paese.
“Manifestazioni contro il colpo di Stato partiranno dalle moschee del Cairo e si dirigeranno verso piazza Ramsis – ha annunciato il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad Al-Haddad – Dopo gli arresti e le uccisioni che stiamo subendo, le emozioni sono troppo forti per essere guidate da qualcuno”. Ovvero, difficile prevedere cosa accadrà nelle piazze, soprattutto dopo l’ordine dato dal Ministero degli Interni a polizia ed esercito: aprite il fuoco contro chiunque attacchi le forze di sicurezza o gli edifici governativi.
L’Alleanza per il Sostegno della Legittimità fa altrettanto e chiama milioni di egiziani a scendere in strada dopo la preghiera del venerdì, da 28 diverse moschee della capitale: “La nostra rivoluzione è pacifica. La violenza non è la nostra dottrina e il vandalismo è usato dai leader del golpe militare per mantenere il controllo del Paese”.
A livello internazionale, si muove l’Unione Europea. Oggi l’inviato speciale di Bruxelles in Medio Oriente, Bernardino Leon, ha fatto sapere che le forze armate egiziane hanno rifiutato un accordo di pace con la Fratellanza, qualche ora prima dei sanguinari sgomberi di mercoledì. L’accordo era stato raggiunto con l’aiuto della UE e degli Stati Uniti: “Avevamo un piano politico sul tavolo, accettato dalla Fratellanza. L’esercito avrebbe potuto accettare tale opzione”.
I ministri degli Esteri della UE si vedranno nei prossimi giorni, al massimo martedì come richiesto dall’italiana Emma Bonino, per affrontare la questione della crisi egiziana. Intanto la Danimarca chiede la sospensione dei progetti bilaterali con l’Egitto e la Svezia lo stop ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.
Richieste che seguono alla decisione dell’amministrazione statunitense di interrompere le esercitazioni militari congiunte con l’Egitto, previste per il prossimo mese, seppur Obama continui ad affermare di non voler prendere le parti né dell’esercito né degli islamisti. Gli errori della comunità internazionale stanno venendo a galla, insieme alle loro atroci conseguenze. L’appoggio incondizionato alla Fratellanza – previa accettazione di determinati parametri economici e misure liberiste, così da ottenere i prestiti dell’FMI – hanno trascinato l’Egitto in una crisi economica peggiore dell’era Mubarak. Una crisi che si è aggiunta alle politiche antidemocratiche e non inclusive dei Fratelli Musulmani, provocando la rabbia popolare e il conseguente intervento militare.
Il risultato è una guerra civile.
tratto da Nena News
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