InfoAut
Immagine di copertina per il post

La guerra dopo il summit di Londra

L’Italia sembra insomma subire lo stesso trattamento di Gheddafi con la differenza che sul suolo libico è ancora lui a contare e le corrispondenze più oneste dalla linea del fronte raccontano di un’insorgenza poco eroica, tronfia nell’attaccare dopo il tappeto di bombe dei raid alleati ma altrettanto veloce nel ritirarsi quando lo scontro torna a giocarsi sulla linea di terra. Un’insorgenza insomma, ben poco disposta a morire per alti ideali. Chi parla per lei, si preme più che altro di assicurare gli ospiti di Porta a Porta che l’erogazione di gas e petrolio – e la mano dura contro i migranti – continueranno come da copione sottoscritto in questi anni.

Quanto alle decisioni, l‘unica scelta compiuta sembra essere quella del passaggio di ‘controllo delle operazioni’ sotto l’ombrello Nato, facendo finta che la Nato sia qualcosa di diverso e altro da quegli stessi stati che la guerra l’hanno già iniziata e decisa.  Un passaggio molto formale rispetto alla catena di comando, che era e resterà made in France/Usa, ma molto sostanziale nella socializzazione tra potenze (e rispettivi popoli) dei costi della guerra. Stanziamenti che (ci) vengono annualmente tolti dal bilancio di welfare, dalla scuola pubblica, dalla sanità. Motivo in più per esserci, aldilà di tutti i necessari distinguo da fare per un appello un po’ discutibile in qualche passaggio, il prossimo 2 aprile nelle tante piazze italiane, per ribadire che questa guerra non la faranno nel nostro nome.

Da un puro punto di vista capitalistico e coloniale (che certo non è il nostro) il comportamento dei diversi attori resta quantomeno schizoide e ben poco ordinato, almeno se prendiamo sul serio le analisi del generale Mini pubblicate ieri su Repubblica dove venivano sottolineate con piglio i differenti obiettivi (e connesse tattiche) messe in campo dai diversi stati impegnati nell’agone bellico, e pure di quelli che in conflitto non ci vogliono entrare ma nella Nato ci stanno… come la Germania che fa sapere di non starci e una Turchia, nuovo faro per una via islamo-moderata alla modernità, che non può accodarsi ad una guerra contro un popolo sunnita come il suo.

Così gli alfieri della lancia in resta restano i francesi e gli inglesi, ostinati a bombardare tutto quel che si muove per tentare di gestire dall’alto le ricombinazioni del nuovo assetto di potere della Libia di domani. Giorno dopo giorno, emergono particolari sempre più illuminanti sulla presenza di agenti dell’intelligence francese, inglese e americana sulla piazza di Bengasi fin dai primi giorni dell’insurrezione. Ma tutti questi elementi non dimostrano l’onnipotenza dell’imperialismo occidentale quanto la sua strutturale debolezza. La paura dei sussulti della primavera araba  ha costituito un autentico panico per i piani alti del potere capitalistico dell‘Occidente, letteralmente terrorizzato dall’ipotesi di una generalizzazione estensiva delle rivolte. Così, la nuova invasione sembra davvero esser stata preparata in fretta e furia per buttarsi a pesce nel caos, manovrare il manovrabile, gestire il gestibile e sperare che tutto finisca in fretta… senza che alcuna lezione sia stata tratta dalla precedenti e fallimentari esperienze in Iraq e Afghanistan.

Eppure, i dispacci dal fronte – quei pochi non completamente embedded e allineati “dalla parte giusta” – sembrano suggerire che la guerra sia ancora molto lontana dal concludersi. Se la Nato balbetta contraddicendosi sull’impiego o non-impiego di truppe di terra, l’invio o non-invio di armi agli insort, Gheddafi, lui, sembra ben intenzionato a non mollare e difendere palmo a palmo pezzi di territorio e potere del vecchio regime. Se la sua disponibilità a trattare e la fuga imminente sono già state raccontate infinite volte (e altrettante smentite) chi a Tripoli ci abita racconta d’una ben diversa novella (vedi l’intervista al vescovo di Tripoli pubblicata oggi su Peace Reporter).  Insomma una guerra che non sarà lampo né indolore mentre già certi appetiti di destabilizzazione e détournement della primavera araba sembrano volgersi verso una Siria per ora soprattutto compatta (ad eccezione della cittadina meridionale di Daraa)  nel mostrare il proprio sostegno al regime e nel denunciare la vocazione improvvisamente bombardante e occidentalista di AL-Jazeera.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

guerraimperialismo umanitarioLibianatooccidente

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La politica al tramonto (d’Occidente)

Anton Jager; Iperpolitica. Politicizzazione senza politica; Nero Edizioni; Roma 2024; 15€ 158 pp. di Jack Orlando, da Carmilla Tre proiettili alle spalle e Brian Thompson, il CEO della United Healthcare, cade freddato a terra.Non si fa in tempo a avere l’identità dell’attentatore che già inizia il vociare di internet.Sui social si brinda alla morte del capo […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Non c’è una via diversa dallo sperimentare

Intervista a Franco Piperno tratta da Gli operaisti (DeriveApprodi, 2005) da Machina Continuamo con la pubblicazione dei materiali per ricordare Franco Piperno. Qui una sua lunga e dettagliata intervista uscita nel volume Gli operaisti (DeriveApprodi, 2005), curato da Guido Borio, Francesca Pozzi e Gigi Roggero, in cui si parla, tra le altre cose, della sua […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Palantir comincia la guerra civile nella difesa americana

Nei racconti di Tolkien i Palantir sono le pietre veggenti e vedenti presenti nel Signore degli Anelli il cui nome significa “coloro che vedono lontano”. di Nlp da Codice Rosso In linea con il testo “Magical Capitalism”, di Moeran e De Waal Malefyt, che vede il magico delle narrazioni come un potente strumento di valorizzazione del brand […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Alle radici dell’”offerta di jihadismo” – intervista a Saïd Bouamama

Ripubblichiamo questa intervista di qualche anno fa, realizzata qualche mese dopo gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, per fornire un elemento di approfondimento in vista dell’incontro che si terrà a Torino con il militante e sociologo Saïd Bouamama, il quale ha partecipato ai movimenti antirazzisti in Francia e alle lotte legate all’immigrazione. In particolare, il tema qui affrontato risulta molto attuale nell’ottica di affrontare la questione del razzismo e del neocolonialismo a partire dalla materialità delle condizioni dei quartieri popolari nella crisi sociale della nostra epoca.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Autonomia differenziata: rompere la solidarietà per liberare ancora la ferocia del mercato

Quando si parla di Autonomia Differenziata il rischio è quello di credere che dietro questa formulazione si nasconda nient’altro che il secessionismo leghista della prima ora agghindato in chiave “riformista”. In realtà quanto abbiamo di fronte è ben più complesso ed attuale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Le capacità diagnostiche dell’IA ed il capitalismo dei big data

Il cammino dell’innovazione tecnologica è sempre più tumultuoso e rapido. Lo sviluppo in ambito di intelligenza artificiale è così veloce che nessun legislatore riesce a imbrigliarlo negli argini delle norme. Stai ancora ragionando sull’impatto di ChatGPT sulla società che è già pronto il successivo salto quantico tecnologico. da Malanova.info In un recente studio del 28 […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Perù. Tamburi di guerra

Su Perù 21 (giornale peruviano, ndt), il 14 gennaio, un editorialista poco noto ha inserito un’“opinione” piuttosto bellicosa. In essa, Héctor Romaña – una penna di pedigree, forse – promuoveva l’intervento militare in Venezuela. di Gustavo Espinoza M., da Resumen Latinoamericano Potrebbe essere letto come il punto di vista di un analista disperato che non […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

No alla servitù energetica: interrompiamo la speculazione estrattivista, coloniale e militare sui nostri territori

CONFLUENZA INVITA AL CONVEGNO NAZIONALE CONTRO LA SPECULAZIONE ENERGETICA A LIVORNO IL 29 E 30 MARZO 2025

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il nuovo disordine mondiale / 27 – Crisi europea, guerra, riformismo nazionalista e critica radicale dell’utopia capitale

“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data” (Etienne De La Boétie. Discorso sulla servitù volontaria, 1548-1552) di Sandro Moiso, da Carmilla E’ davvero straordinario come l’attenzione alle trasformazioni reali del mondo […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale

“Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro.”

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]