La Spagna insorge contro l’austerity. Intervista ad Adrià Rodriguez
Con Adrià Rodriguez, militante nelle reti di movimento di Barcellona, abbiamo cercato di delineare una genealogia di quello che è il movimento spagnolo dall’esplosione del 15 maggio 2011 fino all’assedio al Congreso dei deputati del 25 settembre appena trascorso, passando nel mezzo all’analisi del ruolo centrale della rete e dei social networks nonché dei soggetti che materializzano la composizione sociale iberica.
Iniziamo con una prima valutazione della giornata del #25s, con l’assedio al Parlamento di Madrid.
La “convocatoria” che ha ipotizzato per prima il 25 settembre, l’assedio al Congreso, è stata di fatto organizzata da quello che è il fermento spontaneo creatosi in rete a seguito delle mobilitazioni in occasione dell’anniversario del 15 maggio di quest’anno. La gente dopo un primo momento di imbarazzo sulla serietà, sulla concretezza o meno della proposta dell’assedio al Congreso dei deputati ha cominciato a rilanciarla nella rete fino all’altro giorno, in cui centinaia di migliaia di persone si sono riversate nelle strade Si è provato a bloccare ma le forze dell’ordine erano troppe,e inoltre, oltre a non esserci un soggetto direttivo della piazza, non si aveva neanche capacità di valutare quanto sarebbe stato ingente l’afflusso nelle strade. La potenza della mobilitazione è stata evidente e sotto gli occhi di tutti, e inoltre già il giorno successivo la gente iniziava però a rilanciare sia per ritornare il giorno dopo al Parlamento (hashtag #volvemos26s) sia per una nuova manifestazione sabato (oggi, ndr).
Puoi abbozzarci un po’ una genealogia del movimento partito dal 15 maggio 2011?
Il 15 maggio può essere letto come l’inizio di un processo, l’inizio di una critica politica alle istituzioni e alla democrazia per la forma che hanno ora in Spagna. Credo che l’assedio di ieri non sia altro che un ulteriore passaggio, e senza dubbio un passaggio di alto rilievo, di questo processo di critica politica. Il dato più interessante è che in Spagna, per la prima volta da dopo la caduta del franchismo, si parla quindi di circa 40 anni fa, si torna a parlare di processo costituente; si è aperto il dibattito sulla necessità di nuove istituzioni, c’è consapevolezza nella gente che il patto sociale post-franchista è morto e che bisogna aprire un nuovo processo costituente. E’ un processo che richiede molto tempo, ovviamente, ma gli scenari che si aprono sono interessantissimi. Basti pensare che fino a 3 mesi fa la stessa idea di processo costituente non esisteva in Spagna, mentre oggi anche i giornali ne parlano dopo le mobilitazioni, c’è dibattito politico in corso e per il movimento è un’occasione importantissima da cogliere.
Bisogna dire che non c’è paragone tra prima e dopo il 15m del 2011. C’erano sì collettivi, centri sociali, mobilitazioni su vertenze specifiche ma il vero shock politico è iniziato dal 15m. La realizzazione di quella giornata è partita a gennaio-febbraio 2011 e vide la mobilitazione di città e paesi in tutta la Spagna, con figure sociali a scendere in piazza che magari non avevano mai partecipato prima ad una mobilitazione. Il 15m stesso non è a mio modo di vedere un movimento sociale nel senso stretto del termine, ma un processo di politicizzazione e di prima, elementare organizzazione politica basata sull’adesione ad alcune parole d’ordine. A partire dal 15m sono partite poi assemblee in tanti quartieri delle città che hanno mantenuto vivo il movimento, tenuta alta la tensione e non disperso il piano organizzativo.
Il processo che ci hai narrato è in tendenza con quella che è una direzione di crisi e destituzione sia dall’alto che dal basso di quelle che sono le forme della democrazia rappresentativa. Sia l’imposizione di governi tecnici dall’alto delle istituzioni che compongono la Troika, sia le lotte dei movimenti in Spagna, Grecia (ma anche sebbene in altre forme, in Tunisia,Egitto..) parlano di questo processo di delegittimazione della democrazia rappresentativa che viene si è manifestato con l’emergere di molti focolai di conflitto sociale.
Il piano della ristrutturazione dal basso dell’organizzazione politica della società è veramente la questione decisiva, anche se ambivalente poi nella sua materialità. Ad esempio, le assemblee di zona di cui sopra erano molto contraddittorie, talvolta ad esempio assumevano un carattere troppo identitario e schiacciato sulle esigenze proprie del quartiere. Ad esempio quando si chiamava a scendere in piazza su un tema come l’Europa, talvolta alcune assemblee di barrio non rispondevano, poiché non si assumevano quel tema come proprio. Una lotta importantissima è stata ed ancora è invece quella centrata sulla piattaforma PAH contro gli sgomberi e in generale sulla questione della casa, che ha tematizzato nella pratica la parola d’ordine del “diritto alla bancarotta” (in spagnolo “daciòn en pago”) e la riappropriazione di case..ad ogni modo la forza propulsiva del movimento si era un po’ fermata fino a questa primavera, riattivandosi però quando l’ondata di politiche di austerity portate avanti da Rajoy ha portato ad una ripresa della lotta.
Con lo sciopero generale del 29 marzo scorso, con il conflitto portato avanti nel settore dell’educazione (a tutti i livelli, dai professori di elementari fino ai genitori dei bambini esclusi dai nidi fino ai professori di università e agli studenti dei licei), con le lotte dei mineros (che è una lotta che va avanti da tantissimo tempo e che è stata capace di rimodellarsi e di acquisire maggiore incisività grazie ad un nuovo contro-utilizzo della rete, dei social media) si è alzata la tensione via via fino al fermento intorno alla convocatoria per il 25 settembre di cui si parlava prima. Fortissimo è stato proprio il piano di attacco ai politici e ai banchieri “ladri e corrotti”, uno slogan che poi ormai è realtà in tutti i paesi d’Europa, l’evidenza di lottare contro i privilegi assicurati all’1% tramite la corruzione strutturale presente all’interno del sistema politico.
Quanto è sentito all’interno del movimento proprio l’elemento della composizione comune del 99%, e di conseguenza la necessità di un’organizzazione a livello transnazionale del conflitto sociale?
In realtà, come dicevo prima, spesso questo ambito è complicato. Da un lato c’è l’elemento che vede alcuni tipi di assemblee concentrarsi più sulle questioni di quartiere. Da un altro c’è il fatto che ad esempio la questione del debito pubblico statale non è ancora, in realtà, (sebbene sia vissuta in maniera forte e dibattuta anche dai media) una parola chiave sulla quale si aprono mobilitazioni. E’ molto più centrale la parola d’ordine “democrazia reale”, come il caso del successo di DRY ci fa intuire. Da un altro lato ancora il discorso sull’Europa è spesso visto come anche pericolosamente nazionalistico, nel senso che spesso l’Europa, invece di essere intesa come una nuova Europa da costruire sull’azione dei movimenti, è magari identificata nell’arroganza della Germania merkeliana, nei diktat finanziari della Troika e quindi in un tema che può essere agitato anche da movimenti sociali di visione antitetica alla nostra.
Il ruolo di della Rete è apparso centrale a chiunque si sia occupato del movimento scaturito dal 15m.
Un caso interessante su questo discorso è quello che riguarda la vicenda di Bankia, un istituto di credito fallito a causa della crisi e alla malagestione dei suoi dirigenti. Il governo ovviamente ha finanziato vari tentativi di suo salvataggio, sperperando milioni e milioni di soldi dei contribuenti. E’ nata una campagna dal basso (#15mpaRato) allora contro il presidente di Bankia, Rodrigo Rato, che si è ripromessa di trovare le modalità di poterlo mandare di fronte ad un giudice nel giro di 4 anni. Allora tramite la rete si sono organizzati avvocati, attivisti ed hackers e si è fatto autofinanziamento (crowdfounding) per pagarne l’operato e dare pubblicità alla campagna. Questa è una ad esempio delle forme di organizzazione datesi attraverso la rete. Ma su questo ambito ad esempio, anche tornando all’esempio della piattaforma contro sgomberi ed affitti, si è formato anche un movimento di occupazioni di stabili di proprietà di Bankia, ancora allo stato progettuale ma un vero e proprio movimento di riappropriazione che di fronte ai danni fatti da Bankia si riprende con l’azione diretta le sue ricchezze evaporate.
Ad ogni modo, non esisterebbe il movimento senza Twitter. Inoltre, la mobilitazione ad esempio contro la leySinde è stata davvero un punto fondamentale di avanzamento in questo ambito, però non c’era una diffusione così eccezionale nel senso che magari immaginate a livello di “cultura digitale”. Certo, durante le giornate del 15m c’è stata un’esplosione clamorosa di Twitter, e non solo nel movimento. Anche partiti, aziende, etc etc hanno capito l’importanza di Twitter e cercato di guadagnarsi una presenza lì dentro. Si può dire che le lotte abbiano obbligato la controparte ad elaborare strategie di risposta. Rajoy ad esempio ha usato molto Twitter durante la sua ultima campagna elettorale, anche se la capacità dei twitteros di usare l’ironia ha provveduto a smontarne molto l’appeal.
La Rete di Anonymous che ruolo ha avuto in questo processo di mobilitazione politica in Rete?
Beh sicuramente nell’ambito del mediattivismo è stato centrale, ma ad esempio anche nelle mobilitazioni contro la leySinde sono stati fondamentali a far capire alla gente primi rudimenti di controutilizzo della rete. Sono stati bloccati da Anonymous i siti del Ministero ad esempio; in generale Anonymous non è centrale nei processi di direzione politica del movimento mentre sulla singola mobilitazione, sulla singola vertenza intensiva sono stati molto importanti. Anche a livello di immaginario le loro maschere sono utilizzatissime nei cortei.
Un’altra esperienza importante è anche quella dei @iaioflautas pensionati organizzati che avevano lottato già ai tempi contro il franchismo e ora, di fronte all’evidenza della perdita di tutte le loro conquiste sociali, “ritornano in gioco”. Hanno una rete estesa in tutta la Spagna, anche se nata a Barcellona. E’ molto interessante visto che stanno imparando anche loro ad usare i social media, usano Twitter e cercano di confrontarsi anche con i loro nipoti per utilizzare strumenti come social media e mailing lists…loro inoltre vengono da lotte che rendevano necessaria anche la clandestinità, e quindi anche oggi quando devo mettere in pratica azioni si trovano in un punto e fanno una sorta di flash mob anche a livello decisionale..puntano un luogo, chessò, la Deutsche Bank vanno e la occupano. Sono seguitissimi su Twitter ed hanno davvero una potenza comunicativa incredibile, capace di interagire anche con l’agenda del mainstream Hanno un patrimonio simbolico che mette in crisi anche le possibilità repressive della polizia, sebbene non abbiano nessun “professionista della comunicazione” al loro interno. Professionisti della comunicazione lo sono di fatto diventati loro…
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