InfoAut
Immagine di copertina per il post

L’uscita dal basso

Partiamo da un dato apparentemente marginale, ma significativo in un contesto istituzionale ossessionato da una governabilità e da un rispetto di procedure formali derivanti dalla prevedibilità dei fenomeni. Parliamo dell’incapacità di media globali, mercati, scommettitori, sondaggisti e dello stesso Nigel Farage, uno dei leader del fronte pro-Brexit, di leggere la possibilità di quest’ultima fino alla prima mattinata di venerdi. Una spia che nel mondo dei big data, della profilazione, del complottismo rispetto alla presunta onniscienza di governi ed intelligence dovrebbe – senza trionfalismi di segno opposto, o negazione della complessità, a volte schiacciante, che ci si pone davanti – quantomeno far riflettere sull’imprevedibilità e sul potenziale eversivo della variabile umana – che per ora non trova che le scadenze imposte dalla controparte per esprimersi.

E’ da questa premessa che vogliamo provare ad interpretare, e declinare a nostro beneficio le molteplici linee di frattura che possono far detonare il Regno – sebbene innescate da un referendum indetto dall’alto, per pure esigenze di riassetti di potere interni (ricorda nulla?).

C’è il contrasto tra metropoli e provincia, che dopo il precedente austriaco sembra accentuare il distacco tra città più o meno globali e connesse e territori periferici, di composizione più omogenea. Degli interstizi della globalizzazione, la quale non vi ha proiettato altro che miseria e tensioni: da deindustrializzazione e delocalizzazioni, alla competizione con i migranti per i residui posti di lavoro e servizi, sempre più drenati da centri maggiormente produttivi secondo l’arbitrario criterio capitalista.

C’è il contrasto tra giovani e anziani, già sbandierato fin dai sondaggi pre-voto, rispetto a cui svariati media mainstream non hanno esistato a giocare la carta del conflitto generazionale e dell’ “egoismo” dei secondi a scapito dei primi. Ma quanto le ragioni del voto sono state dettate da una (pur conclamata) nostalgia della passata grandezza imperiale e dalla xenofobia (parliamo di un paese interessato da decenni, e non da anni, da ampi fenomeni migratori)- e quanto dalla preoccupazione per chi verrà dopo e dall’odio suscitati da un futuro di tagli, austerità e mcjobs? Il fenomeno dei “working poors”, che con il Jobs Act si sta affacciando nel nostro paese, nel Regno Unito è una triste normalità.

C’è il contrasto tra direttive di partito e comportamenti effettivi degli elettori, nel continuo logoramento di qualsiasi opzione identificata con lo status quo: la timida tendenza europeista del Labour di Corbyn è stata sconfessata nelle urne proprio nei bastioni della sinistra istituzionale come il Galles, mentre la fronda tory di Boris Johnson – scommettendo molto renzianamente sulla Brexit contro Cameron – si candida come pilastro di un partito della nazione in salsa inglese, con l’annunciato supporto di un Farage già riconciliato con le vecchie oligarchie.

C’è il contrasto tra votanti impiegati nell’economia dei servizi (in particolare finanziari) e quelli delle altre fasce: in questo i terrificanti dati macroeconomici di oltremanica, come quello sulla disoccupazione, non sono da imputare alle sole politiche di austerità. Ma ad un modello di sviluppo ben preciso: quel genere di divisione del lavoro sempre più globale che dallo scozzese(!) Adam Smith, attraverso secoli di teoria neoliberale, è culminato nell’iperspecializzazione e nella messa al servizio della City di Londra di amplissima parte delle risorse produttive britanniche. Ed in ciò, sicuramente, la Brexit sarà diversa da tutte le altre eventuali exit che si potranno dare: nessun facile rilancio dell’economia attraverso esportazioni veicolate da una pur svalutata sterlina.

Forse c’è il contrasto tra elettorato autoctono e di recente migrazione – alla cui precarietà esistenziale, sotto una serie di aspetti non marginali, non può fornire ora soluzione nemmeno la valvola di sfogo dell’espatrio. Sicuramente c’è il contrasto tra appartenenze locali – come Scozia, Irlanda del Nord e, in maniera innovativa, la stessa Londra; ma non il già citato, e laburista Galles – rispetto al resto del territorio nazionale.

La consistenza e le implicazioni di tali linee di frattura – unite all’attuale forza delle destre siano esse liberali o autoritarie – devono spingerci ad una profonda laicità nell’individuare, indicare e praticare piani di antagonismo territoriali, nazionali e trans nazionali. Quanto e in che modo (sicuramente non in quello meramente elettorale) tali piani possono essere percepiti come contendibili ed essere contesi alle esigenze del capitale? Le possibili ripercussioni del voto sulla coesione e tenuta del Regno Unito stesso ce ne danno immediatamente un banco di prova. Quale può essere la risultante della collisione tra identità territoriale anche antagonista (derivante da una lunga storia di resistenza ed autodeterminazione) nazionalismo di ripiego e sovra-nazionalismo (nel loro eventuale rientro nell’UE) per Scozia e Irlanda del Nord? Mentre le spinte centrifughe dall’Inghilterra post-brexit di Gibilterra e della stessa Londra – le cui prospettive di città stato finanziaria globale, sulla falsariga di Singapore ed Hong Kong, sono incarnate nella biografia e negli intenti del nuovo sindaco Khan e del suo elettorato – possono essere agite nel senso di tale ulteriore approfondimento delle direttrici evolutive del capitalismo transnazionale?

E quali sono le ricadute sul continente? Sicuramente ci risvegliamo in un’Europa meno atlantica – in cui alla paradossale ma tutt’altro che casuale visita scozzese di Trump starà facendo eco l’ira dei palazzi dell’establishment di oltreoceano. Mentre Wall Street si unisce alla liquidazione generalizzata della sterlina a Mosca ci si trova un ostacolo in meno al rapporto con una nuova UE. Ed il comando tedesco si trova libero da uno scomodo contrappeso, ma accerchiato da una parte dai referendum anti-euro sbandierati dalle destre e dal modificato peso politico del Movimento 5 Stelle e di Podemos; e dall’altra dalla salutare conflittualità espressa dall’infinito Marzo francese, nonchè nelle irrisolte inquietudini presenti in altri territori europei come la Catalogna.

E’ proprio da questi due ultimi scenari, così come dalle linee di frattura emerse con la Brexit, che occorre ripartire al più presto. Per aprire nuovi spazi di organizzazione nelle insufficienti scorciatoie dello stato-nazione; ma anche per rendere problematica – mettendone in discussione le finalità ed affrontandola conflittualmente – la transizione verso un’architettura europea ancora più oppressiva ed escludente.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La questione della Palestina nel mondo di lingua cinese

Nell’ottobre 2023, con l’operazione “Diluvio di al-Aqsa” lanciata da Hamas e la brutale risposta di Israele, il movimento di solidarietà con la Palestina è ricomparso in Cina.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La società della resistenza e la liberazione degli oppressi. La lunga storia di Hezbollah

Appena il governo di Beirut ha deciso il disarmo di Hezbollah, immediatamente nella capitale sono scoppiate proteste e cortei, non solo opera del partito sciita, ma di molti altri partiti e semplici cittadini.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I signori della terra: i latifondisti transnazionali e l’urgenza di una redistribuzione

Troppa terra in poche mani: le dieci multinazionali che controllano milioni di ettari

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il laboratorio della guerra. Tracce per un’inchiesta sull’università dentro la «fabbrica della guerra» di Modena

Riprendiamo questo interessante lavoro d’inchiesta pubblicato originariamente da Kamo Modena sul rapporto tra università e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Che fine ha fatto la battaglia per l’Acqua Pubblica?

Pubblichiamo un aggiornamento sulle attività del Comitato Acqua Pubblica Torino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Movimento No Tav era, è e sarà sempre al fianco della resistenza palestinese: sosteniamo la Global Sumud Flotilla!

Se Israele deciderà di fermare con la forza la Global Sumud Flottilla, impedendo ancora una volta l’arrivo di aiuti umanitari e provando a spegnere un atto di resistenza collettiva, noi non resteremo a guardare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global Sumud Flotilla: le barche italiane lasciano la costa siciliana alla volta di Gaza, “Buon vento”

Sono salpate, alla volta di Gaza, le imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla dal porto siciliano di Augusta.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza Inc: dove il Genocidio è testato in battaglia e pronto per il mercato

Gaza è diventata la vetrina di Tel Aviv per lo Sterminio privatizzato, dove aziende tecnologiche, mercenari e fornitori di aiuti umanitari collaborano in un modello scalabile di Genocidio Industriale venduto agli alleati in tutto il mondo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Assemblea geografa per la Palestina: quanto successo in parallelo al Congresso Geografico Italiano 2025 di Torino

Dal 3 al 5 settembre 2025, presso il Campus Einaudi e il Castello del Valentino di Torino, si è svolto il 34° Congresso Geografico Italiano. 

Immagine di copertina per il post
Culture

“The Ashes of Moria”: che cosa rimane del campo profughi più grande d’Europa?

A cinque dall’incendio che lo ha distrutto, il documentario porta nel cuore del campo, tra odori, rumori, paure e violenze. Allo stesso tempo offre le coordinate per capire i meccanismi attuali delle brutali politiche europee.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra” nelle università: a Pisa il 13 e 14 settembre, due giorni di assemblea nazionale

Il 13 e 14 settembre a Pisa si terrà l’assemblea nazionale universitaria “Guerra alla Guerra”, due giorni di confronto tra collettivi e realtà studentesche da tutta Italia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al csoa La Strada

Nella notte tra giovedì e venerdì, poco dopo le 4, ignoti hanno lanciato una bomba carta contro l’ingresso del Centro Sociale “La Strada” in via Passino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’assemblea nazionale “Stop al genocidio. Fermiamo il sionismo con la resistenza” si terrà al cinema Aquila

Alcuni giorni fa il sindaco Gualtieri aveva vietato l’utilizzo di una sala del cinema Aquila di Roma per l’assemblea nazionale convocata dalle organizzazioni palestinesi in Italia. Ora il passo indietro. LA LOTTA PAGA – L’ASSEMBLEA SI TERRÀ AL CINEMA AQUILA IL 14 SETTEMBRE ALLE ORE 10.00 Dopo la conferenza stampa di lunedì 8 settembre davanti […]