Olimpiadi bis: intervista a Stefano Bertone
Un intervista dal blog Sistema Torino.
Vi ricordate la nostra intervista di due anni fa all’ Avvocato Stefano Bertone, autore del libro “Il libro nero delle olimpiadi di Torino 2006“? Bene, di fronte al nuovo entusiasmo olimpico che ha abbracciato tutto l’arco costituzionale cittadino (esclusi alcuni dissidenti pentastellati che non si sono dimenticati le loro origini critiche nei confronti di Grandi Eventi e debiti a cinque cerchi) abbiamo deciso di tornare da lui (ringraziandolo infinitamente per la disponibilità) per “rinnovare” le domande relative a una eventuale candidatura per le Olimpiadi invernali 2026.
Buona gustosa lettura!
1) Incredibile ma vero, Torino ripresenta oggi la candidatura olimpica della città mentre si lecca ancora le ferite per le conseguenze, in termini di debito e di devastazione ambientale, dei Giochi invernali 2006. Stefano Bertone, ti abbiamo intervistato due anni fa, quando Torino si preparava a ricordare il decennale di quel mega evento. Cosa ne pensi di questa inaspettata proposta?
Il presidente del CIO che assegnò le olimpiadi a Torino era Samaranch, il secondo dopo la signora vestita di bianco. Per i non vedenti: fanno tutti il saluto romano. |
Non mi stupisce che vi sia gente che si prefigura già nomine, appalti, subappalti e il proprio futuro a posto per i prossimi 40 anni. Credo che, in questo momento, ci siano diverse aspettative. Ci sono sicuramente ideatori mossi da un grande ottimismo. Poi, una piccola fetta di persone che ha ben chiara la questione: avvantaggiarsi, o economicamente o per acquisire peso sociale, in prima persona. Questa è, inoltre, una proposta che potrebbe risvegliare l’appetito delle famiglie ‘ndraghetiste radicate in Piemonte da quasi 50 anni: miliardi di euro pubblici sono pronti a frusciare in mille rivoli. C’è, infine, una grande maggioranza, ignara oggi come 20 anni fa, delle informazioni fondamentali necessarie per poter esprimere una libera e ponderata scelta. In assenza di questo tassello basilare, se intervisti i torinesi, ti diranno in larga parte che, a proposito del 2006, avevano percepito un evento ottimo e non saprebbero indicarti effetti collaterali; ti direbbero dunque perché non bissare? Fin qui, tutto nella norma. Quello che cambia rispetto a venti anni fa sono i Cinque stelle, che però stanno rapidamente prendendo una piega governativa, un atteggiamento molto ordinario.
2) Molti membri della attuale Giunta e della maggioranza consiliare, compresa la sindaca Appendino, quando erano all’opposizione si espressero in modo contrario all’organizzazione di questi grandi eventi: oggi invece, aldilà delle speculazioni giornalistiche, sembrano ondeggiare e tendere verso il Sì. Che cosa sta succedendo secondo te?
Staranno probabilmente dicendo “bene, dimostriamo cosa siamo capaci di fare”. Ripeto quello che ti dissi nell’intervista di due anni fa: sono vittime anche loro di una propaganda fenomenale che ha protetto Torino 2006 per venti anni dipingendola per quello che non è stata. Questo è il punto centrale. Il popolo di tutte le condizioni sociali e reddituali, e quindi anche loro, è rimasto all’oscuro dei veri costi, dei debiti assunti, delle morti sul lavoro, dei disboscamenti, delle compromissioni con produttori di armi, dei conflitti di interesse, delle garanzie non rispettate, dell’identità del CIO e del contratto capestro che impone a tutte le città candidate.
3) Però in termine di pubblico e di immagine massmediatica l’Olimpiade ha funzionato.
Il risultato televisivo di Torino 2006 fu così inferiore alle attese che Nbc si ritrovò con clienti, che avevano acquistato spazi pubblicitari, largamente insoddisfatti, tanto che il network pensò di offrire spazi gratuiti in futuro. Questo l’avete mai letto da qualche parte? I turisti stranieri, rispetto a quel che si è detto negli anni successivi, sono rimasti stabili. Il numero dei biglietti venduti fu mediocre, largamente inferiore alle previsioni. Gli accessi alle piazze e agli stadi furono pesantemente limitati da ordinanze di polizia e autentiche barriere. E tra i divieti per il pubblico ricordo quello di indossare negli stadi indumenti con loghi di produttori diversi dagli sponsor olimpici, oltre al divieto di portarsi panini da casa. Si tratta di condizioni contrattuali imposte cui gli organizzatori diedero il loro assenso già sette anni prima dell’evento. Mi fermo qui con la lista. I due maggiori editori presenti a Torino tacquero, magnificarono, invece, ogni fase del pre e del durante. Sia il proprietario di Repubblica che quello della Stampa hanno avuto interessi immobiliari legati a Torino 2006. RAI 3 regionale fu uno strazio, il che fu peggio essendo in mano pubblica. Come puoi pretendere che l’ambiente cittadino oggi non sia influenzato da questo silenzio che ha lasciato trasparire solo luci? La propaganda dei promotori ha perpetrato una lobotomia collettiva. Questo spiega lo stato di ignoranza, ma non lo giustifica. Quando hai assunto un potere esecutivo locale, e siedi in consiglio comunale, o regionale, hai il dovere di informarti. Qualcuno di loro, leggo, lo sta facendo. Ottimo. Le possibilità, per tutti, oggi sono moltissime, molte di più di venti anni fa. Abbiamo scritto un libro, tenuto aperto un sito internet per quindici anni, di tanto in tanto lo riattiviamo quando escono notizie di questo genere. In rete circola materiale scientifico più che sufficiente per capire che bisogna tenersi al largo.
4) Secondo te come mai a Torino il Movimento 5 Stelle sembra tergiversare, mentre a Roma la Raggi e il suo entourage si espressero in modo contrario da subito?
Vedo un po’ di ragioni diverse. Credo che gli M5S romani abbiano fatto un lavoro di studio serio, documentale, e quelli torinesi, quantomeno molti di loro giudicando dai risultati di queste ore, no. Le frasi di Raggi in conferenza stampa sul perché non si dava Roma in pasto al business delle Olimpiadi sono state nette, sfrontate, profondamente giuste, un autentico boato. A Torino sembra di avere a che fare con un’entità distinta, nonostante Torino 2006 sia costata al contribuente più di Atene, Atlanta, Salt Lake City. Adesso c’è anche l’apertura di Grillo che avrebbe dichiarato che sia possibile farle “sostenibili e a costo zero”. Se ha proprio dichiarato così, o è ignorante oppure sta tradendo quella sua parte sana che ha determinato il successo del M5S. Anni fa i cavalli di battaglia del comico erano le tematiche ambientali, il risparmio di denaro pubblico; Grillo ridicolizzava le bugie dei burattinai che, invece, oggi avvalla. L’antitesi di se stesso. In più, fa davvero specie che l’attenzione sia soprattutto sul contenimento dei costi.
E il modello che propongono le Olimpiadi? Gli eventi culturali sponsorizzati da Finmeccanica produttore di armi? Gli sponsor olimpici che entrano nelle scuole pubbliche come pacchetto educativo? Il retaggio nazista della torcia olimpica che prosegue ancora oggi come simbolo di pace? Ma lo sanno chi è stato, e chi è il CIO? L’approccio di Grillo è ancora più grave perché proviene da una persona che negli anni passati aveva espresso idee nette e capacità critica. D’altronde, questa giunta comunale ha accettato e fatto partire la sperimentazione 5G con TIM e in nessuno dei documenti ufficiali che ho visto si cita la questione, estremamente seria, degli effetti sulla salute collettiva dell’inquinamento elettromagnetico. Mentre la riduzione, oltreché essere doverosa sotto molti punti di vista, è anche parte del loro programma! Forse M5S ha dentro un po’ di tutto, così trovi chi vuole ipertecnologie moderne, ma anche chi ne combatte i riflessi su salute e ambiente. Ho come l’impressione che nel medio termine si arrivi alla progressiva scomparsa della linea ecologista.
5) Per quello che avete potuto studiare voi, ci sono garanzie che le promesse e gli impegni presi in fase di candidatura siano poi rispettate nella fase di realizzazione, e non ci si ritrovi con strane sorprese? Cosa puoi dire del caso precedente?
Dovresti intervistare Chiamparino, o se vuoi Castellani, Mercedes Bresso, Enzo Ghigo, Saitta, o più in generale tutti quelli che hanno messo le loro firme a favore di Torino 2006. Credo che saresti capace di metterli in enorme difficoltà. In fase di candidatura in documenti ufficiali trovavi scritto, in corrispondenza di molti dei progetti degli impianti: “l’unicità della struttura ne garantisce il riutilizzo futuro”.
Documenti realizzati da un’associazione costituita da enti pubblici e finanziata con soldi pubblici. Hai visto come è andata, sia in città che in montagna. Lo sapevano bene. Dopo, hanno fatto gli equilibristi. Pragelato, fine degli anni ’90. Intervengo in un’assemblea pubblica e chiedo a Castellani, che da un’ora ripeteva “se saremo bravi… se saremo bravi…”: e se invece non sarete bravi, che ne sarà dello stadio del trampolino, chi lo pagherà? E lui, candido.
“Se non saremo bravi, lo vedremo alla fine.”
Non disse “pagheremo noi amministratori, di tasca nostra, perché saremo stati incapaci”.
Non disse “visto che non siamo sicuri che saremo bravi, allora questo obbrobrio non lo costruiamo”. Disse vedremo poi.
E proseguirono dritto. Oggi che siamo alla fine, possiamo dire che Castellani e il Toroc non sono stati bravi. Però li senti ancora dire di guardare altrove, dire che non è colpa dei comuni della valle se gli impianti sono abbandonati. Non ci pensano nemmeno a riconoscere una loro grande incapacità. C’è un’intervista a Chiamparino intorno a fine gennaio 2006, L’Espresso gli dice “In ogni Olimpiade, con la costruzione di nuovi impianti, si rischia di creare cattedrali nel deserto…”, e lui: “Il villaggio olimpico sarà adibito in parte a edilizia pubblica, in parte a centro servizi. Il nuovo Palasport avrà una funzione polivalente, ma, insieme con l’Oval, ospiterà soprattutto convegni ed esposizioni”. E di tutti gli altri impianti – trampolino, bob, biathlon, freestyle, per centinaia di milioni di euro? Non parla. Nessuno gli chiede, e lui glissa. La morale è che nessuno li ha mai veramente messi in difficoltà tra quelli che avrebbero potuto causare reazioni pubbliche, ad esempio in quel caso l’Espresso non gli ha chiesto conto delle altre innumerevoli opere con destino segnato, e se questo non fosse ampiamente previsto. Nessuno ha mai preteso che giustificassero un tale collasso rispetto alle premesse. Hanno fatto un debito di un quarto di miliardo di euro, a favore di un ente privato come Toroc, ma affermano di esserne usciti con solo 11 milioni di disavanzo. Come è possibile? Nessuno chiede loro del marchingegno finanziario creato per far accollare la maggior parte del debito ad altri soggetti, e farli uscire quasi puliti nei loro conti. Castellani oggi riesce anche a dire che Toroc ha restituito dei soldi alla città. Ma che bravi. È anche per questo che puoi trovarli in posizioni di potere, presidenza della Regione, direzione del Museo Egizio, circondati da un’aura di fascino.
Hanno dominato la scena politica, amministrativa e mediatica, senza avversari.
6) Si parla di Olimpiadi lowcost, una parola che sembra tornare di moda per far digerire il debito futuro. Low cost come la Torino Lione. Ti sembra una proposta credibile?
Naturalmente no e questo rende ancora più ridicola l’apertura di Grillo. Ti darò una risposta un po’ lunga. Innanzitutto potrà sembrare banale, ma conta molto la moneta, è un po’ una mia fissazione. L’unità anziché le decine di migliaia: 1 miliardo, 2 miliardi. Quanto è più forte dire 2.000 milioni, 4.000 milioni? Molto. È la stessa genialità secolare che trovi a ogni trattativa nei suk dei paesi nordafricani ed è la stessa che trovi anche nel caso del progetto Tav. Prima idea: costerà – diciamo – 20 miliardi di euro. E tutti “Ohhh ma è tantissimo”. Valore àncora, con l’accento sulla prima a. Qualche anno e qualche manganellata dopo, i proponenti ti dicono, ok, ci abbiamo ripensato, nuova versione low cost, costerà solo 8 miliardi. E tutti “Wow, grande risparmio!”. Quell’otto miliardi, cioè sedicimila miliardi di lire, diventa piccolissimo, quasi trascurabile, perché tu – è provato da una scienza comportamentale – con la testa continui a rimanere al valore àncora, e vedi quanto hai risparmiato sui 20 miliardi (12 miliardi), non quanto costano 8 miliardi di euro. A proposito, ti consiglio uno splendido libro che si chiama Priceless, The hidden psychology of value, di W. Poundstone (Oneworld, 2010), si raccontano tanti esperimenti compiuti da diversi team di studiosi per dimostrare la totale insensatezza e irrazionalità delle scelte che compiamo ogni giorno intorno ai numeri e ai valori.
Stessa cosa per questa nuova idea di Olimpiadi al ribasso, che peraltro nasce in ambito CIO (non è una proposta dei torinesi) proprio perché è sempre più difficile trovare polli che vogliano farsi spennare. Dicono i promotori: sarebbe costato 3 miliardi di euro in circostanze normali, ma siccome abbiamo già gli impianti, allora ne costa solo 2. Mettiamo che sia vero. Un miliardo di euro risparmiati. Psicologicamente hai come primissima reazione, non l’attenzione ai due miliardi di euro, ma al miliardo risparmiato. Verrebbe quasi da ringraziarli.
Invece io dico, tralasciando per un secondo le questioni culturali: state proponendo di spendere 4.000 miliardi di lire togliendoli agli asili comunali? All’incremento dei medici di pronto soccorso? Mi sembra fenomenale.
7) Beh, ma stavolta è diverso: i 5 Stelle vigileranno!
La storia ha sempre insegnato – e noi lo documentammo prima che iniziassero a piantare il primo chiodo – che le spese crescono sempre vertiginosamente rispetto alle previsioni. È successo anche qui, ma se vai a vedere i bilanci definitivi, quasi non te ne accorgi. Roba che Grillo non avrà letto. A Torino cosa è successo? Come ti dicevo, il Toroc, il Comitato Organizzatore, è fallito e ha avuto bisogno di ricorrere a pesanti finanziamenti pubblici, di diversa origine, alla fine mi pare che fossero nell’ordine del quarto di miliardo di euro. La cosa stupefacente è che nessuno ha mai indagato nonostante una magistratura locale attentissima….su altri temi.
8) Molti sostengono che la formula della doppia Olimpiade negli stessi luoghi è una formula vincente, poiché i costi in qualche modo vengono contenuti a fronte di una doppia esposizione mediatica e turistica: cosa c’è di fondato in questa teoria?
Non so chi lo sostenga e su che basi. Però ricordo bene che la popolazione austriaca delle zone intorno a Innsbruck ha bocciato ripetutamente, l’ultima volta pochi mesi fa con un referendum, qualunque proposta di ricandidatura. E non mi pare che sia l’unico caso. Penso che questa teoria potrebbe avere un senso, mi sto sforzando, se la manifestazione si ripetesse subito dopo, che ne so, a poche settimane di distanza, con impianti ancora agibili e un’organizzazione presente. Anni dopo, è inimmaginabile.
Peraltro, e tocco un altro pezzo di “sogno”, questa famosa esposizione turistica e apertura verso il mondo è stata annunciata, scritta, ma è ancora una volta solo propaganda. Non è provata. I dati regionali del 2012 dimostravano che i viaggiatori stranieri che avevano raggiunto Torino nel 2011 erano 140.000: meno del 2010, del 2007, del 2006, del 2005, del 2002. E si fermavano tutti, in media, sempre tre giorni. Sia prima, che dopo i famosi Giochi. Quindi a cosa era servito? A convincere i torinesi di essere internazionali?
9) La grancassa mediatica sta ricominciando a suonare forte e all’unisono in favore del “nuovo sogno olimpico”: quanto spazio vi sarà per una informazione diversa e alternativa dell’evento?
Si è vero, ho visto che ricompaiono queste parole ingannevoli come ‘sogno’, che tocca le emozioni e induce alla smaterializzazione dei costi sociali, ambientali, economici. Comunque, per quanto riguarda i canali più tradizionali, Stampa e Repubblica, i cui diversi proprietari nel 2006 avevano interessi economici diretti, ora hanno una regia aziendale unica. Dubito che l’editore pretenderà giornalismo d’inchiesta dopo aver volontariamente dormito e con ragione sull’edizione precedente. Me li vedo perciò ripercorrere le loro vecchie tracce. La novità rispetto a vent’anni fa, lancio della candidatura e anni successivi, è il Fatto Quotidiano. Se proprio devo stare ai media tradizionali e più consultati, è il Fatto quello da cui mi aspetterei di più in termini di garanzia di diffusione dell’informazione non allineata.
Passando al pubblico: la RAI è stata una realtà deprimente. Non solo il regionale, ma RAI 3 nazionale riuscì a stoppare un servizio tra l’altro molto equilibrato di Fulvio Grimaldi, un giornalista d’inchiesta vecchio stampo. Il problema Torino però era più vasto. Neanche Report si è attivato quando era l’ora di farlo – e cioè prima che si costruisse e sprecasse -, nonostante avessimo sottoposto di persona a Giovanna Boursier diversi elementi di indagine. Erano gli anni dei progetti e delle prime gare d’appalto, le prime violazioni delle leggi sugli appalti pubblici, e la risposta fu che non vedevano al momento ragioni di interessarsene. Non so se abbiano fatto servizi dopo. Molte testate hanno messo in cantiere servizi critici sulle cattedrali nel deserto, a evento finito. Comprese Repubblica e La Stampa. Facile a stadi abbandonati, ma dov’erano nei dieci anni precedenti, avevano chiuso la redazione di Torino? Sono convinto che Ranucci di Report capirà di avere una responsabilità sociale per denunciare prima che un evento avverso accada e se sarà così potremo aspettarci che Report, ad esempio, indaghi e riporti nella fase di candidatura.
10) Da più parti sembra emergere l’ipotesi di un referendum a riguardo della candidatura, come avvenuto altrove: quante possibilità di successo avrebbe a tuo parere?
Credo che se venisse messa a disposizione un’informazione chiara, il referendum direbbe di no. La storia è per i comitati contrari. Dove non ci sono referendum, dove domina il meccanismo della delega anche a livello locale, si organizzano Olimpiadi sui cittadini, senza la loro condivisione ed appoggio. Comunque, dove si è votato, ti basti ancora il caso di Innsbruck pochi mesi fa, su una proposta “low cost” si è detto “ciao Olimpiadi!”. Perché il promotore non deve aver dalla sua solo i capigruppo consiliari e regionali di 3 o 4 partiti, ti ricordo che a Torino in comune votarono tutti a favore tranne tre consiglieri di RC, Avanzi, Contu, Alfonzi, e i caporedattori dei giornali e TV locale. Deve convincere 4 milioni di persone. Su un numero così grande, la maggioranza non crederebbe a garanzie di riutilizzo “basate sull’unicità dell’opera”, non accetterebbe che il pubblico si accolli in bianco, sempre e comunque, come condizione giuridica, ogni deficit del comitato organizzatore a favore di un’associazione privata che sta in Svizzera.
Grazie Avvocato per la disponibilità e alla prossima!
Nota finale: se i nostri lettori volessero “surfare” dentro i vecchi archivi di documenti relativi a Torino2006 può accedere a questo sito:
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con una avvertenza temporanea: dentro il sito dovrete sempre sostituire la prima parte fissa dei link vecchi (http://nolimpiadi.8m.com) con la parte fissa dei link nuovi (http://nolimpiadi.mysite.com)
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