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Perché Baltimora si è ribellata

Redazione Infoaut

 

 

Il punto saliente a Baltimora non sono i danni causati dai manifestanti, ma l’opprimente povertà e l’abbandono creati dal capitale

di Shawn Gude

 Alcuni giorni prima che l’agitazione sociale a Baltimora raggiungesse livelli che non si vedevano da decenni, Dan Rodricks, editorialista liberale del Baltimore Sun, ha raffigurato un’immagine della marcia di sabato contro la violenza della polizia. Pacifica. Per famiglie. Un’espressione di rabbia ammissibile. Concludeva tuttavia funereo: “Ma mentre scrivo queste parole, la marcia per Freddie Gray è diventata violenta…”, “Il sogno della Baltimora Futura è infranto”. Qual’era la causa dei lamenti di Rodricks? Apparentemente la distruzione di una manciata di auto della polizia e le finestre infrante degli edifici commerciali nell’Inner Harbour [la parte centrale e ricca della città ndt]. E quale sarebbe la “Baltimora Futura” che occupa la sua immaginazione? Una visione costruita non sull’investire copiosamente nelle comunità da tempo abbandonate, ma sull’attrattività per i turisti e i giovani professionisti. E’ una visione che ha lasciato intatte le diseguaglianze razziali e di classe – perfino mentre strombazzava venture oppurtunità e possibilità di inclusione.

Baltimora, dunque, è come molte altre città con i rispettivi Freddie Gray: un posto nel quale il capitale privato ha lasciato marcire enormi sezioni della città, dove un abisso separa le possibilità di vita tra i residenti bianchi e quelli neri – e dove i poliziotti vigilano brutalmente su una popolazione “usa e getta”.

La sollevazione di ieri si è data nello stesso giorno della sepoltura di Gray, il venticinquenne la cui spina dorsale è stata quasi completamente spezzata mentre era in stato di fermo di polizia. Le proteste non si sono mai interrottae dal giorno della sua morte, il 19 aprile. La ribellione è cominciata quando la polizia era ammassata presso un centro commerciale a Baltimora ovest, dopo aver sostenuto che sui social network gli studenti facessero appello a una “epurazione” e dopo aver rilasciato istrionici rapporti secondo i quali si sarebbe costituito un “patto tra gang” per colpire la polizia. Nell’intensa (per quanto sbilanciata) zuffa che è seguita, la polizia ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma; la giovane folla ha lanciato mattoni e bottiglie d’acqua (e alcuni poliziotti hanno risposto rilanciando indietro tali oggetti).

Spargendosi nei quartieri limitrofi, la manifestazione è cresciuta d’intensità nel tardo pomeriggio e nella prima serata. Quando verso le 5.30 sono arrivato a Pennsylvania and North, a circa un miglio a sud dal supermercato, una coltre di fumo oscurava la strada. Ho superato un paio di auto bruciate della polizia. La fonte del fumo era un CVS [importante catena farmaceutica ndt] saccheggiato all’incrocio. Alcuni manifestanti urlavano contro una linea di poliziotti allineati dall’altra parte della via, ma la folla si era notevolmente assottigliata. Uno sporadico manifestante scattava indietro dopo essere investito dallo spray al peperoncino. Un assortimento di confezioni di cibo, probabilmente provenienti dalla farmacia, erano sparse per terra.

Nell’intento di disperdere i manifestanti e gli spettatori rimasti, i poliziotti in assetto antisommossa lanciarono delle bombe fumogene. Avanzarono all’unisono, battendo i manganelli sugli scudi di plastica e intonando un inquietante coro: “Indietreggiate, indietreggiate, indietreggiate”.

Più in basso, all’incrocio successivo, c’era un’immagine di catarsi e di genuina gioia: due giovani ballavano Michael Jackson – uno in mezzo alla strada, l’altro sopra un camion giallo – con la musica frammista ai suoni delle autopompe dei pompieri.

Ma dell’intera scena il punto saliente non era la distruzione provocata dai manifestanti – la macchina della polizia demolita, il Payday Loan Store [un’agenzia prestiti statunitense ndt] distrutto – ma quella provocata dal capitale: le case a schiera decrepite e sbarrate con le assi, lo sfitto e le stamberghe di una città piena di queste costruzioni.

Sono queste le strade per le quali Larry Hogan, governatore del Maryland, ha dichiarato lo stato di emergenza, le stesse strade che soffrono delle sue politiche di austerità. Queste sono le strade che hanno sopportato tassi astronomici di disoccupazione per decenni, anche se i democratici hanno da sempre guidato incontrastati la città. E queste sono le strade dove i poliziotti hanno piegato il corpo di Freddie Gray “come un origami”, per poi ammanettarlo sul retro di un mezzo della polizia e ritardando la chiamata di un’ambulanza.

Dopo le proteste di sabato gli ufficiali di Baltimora hanno condannato la distruzione di proprietà e gli “agitatori da fuori città” (un addebito che puzza sia di ricerca maccartista di un capro espiatorio che di abusata disperazione). Nella notte di lunedì il sindaco Stephanie Rawlings-Blake ha utilizzato un nuovo termine di insulto – “i delinquenti” – e imposto una settimana di coprifuoco. E in tutto ciò i risultati dell’indagine sulla morte di Gray non sono ancora stati resi pubblici.

In tutto ciò le elite locali di governo si sono mosse seguendo le due classiche tappe liberali: la denuncia degli estremisti, e quindi un invito alla calma con la rassicurazione che si stanno per apportare delle riforme – che lamentarsi è giustificato, ma che solo le sfilate ordinate sono legittime forme di protesa. Qualunque altra cosa rappresenterebbe un “cattivo servizio” alla memoria di Freddie Gray.

Tuttavia, i disordini di Baltimora sono una risposta al totale fallimento di questo approccio. La riforma a passo di lumaca della polizia presso le istituzioni del Maryland non ha scatenato l’insorgenza. Quando Tyrone West è morto per mano della polizia [ucciso il 18 giugno 2013 ndt], e quando Anthony Batts – commissario della polizia di Baltimora – ha insistito che stavano “cambiando e ristrutturando l’organizzazione” dopo che i poliziotti l’avevano fatta franca, la popolazione di Baltimora non si rivoltò. E quando la polizia non ha pagato nessun prezzo per la morte di Anthony Anderson [morto il 2 ottobre 2012 mentre era sotto la custodia della polizia ndt], i residenti di Charm City [soprannome di Baltimora ndt] mostrarono una notevole compostezza. Ma l’immunità della polizia e la povertà disumanizzante non possono coesistere per sempre. Anche se il futuro è incerto, una cosa è chiara: è solo con la resistenza e la lotta che nascerà una nuova e più giusta Baltimora.

 

Tradotto da Jacobinmag.com dalla redazione di Infoaut

 

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