Quei 625 posti di blocco dove son partiti “colpi accidentali”
Il Corriere della Sera ha il coraggio di parlare di “Tragedia”: parola aulica non certo adatta a descrivere un assassinio.
Un ragazzo di 17 anni ucciso da un colpo di pistola di un carabiniere non è una tragedia.
Un ragazzo di 17 anni che sfreccia su un motorino e non si ferma all’alt, se poi muore ammazzato non è una tragedia.
Un motorino con tre persone a bordo, di cui una muore ammazzata, non è una tragedia.
Era una tragedia se si schiantavano su un muro,
era una tragedia se li prendeva in pieno un Tir:
invece è stato ammazzato da un colpo di pistola, già una volta fermato il motorino dopo una caduta su un’aiuola.
E allora, cari fottuti giornalisti: non è una tragedia ma un omicidio.
Perchè non è uno ma sono più di 620, e sono tutti uccisi dalla stessa legge, tutti ammazzati dal piombo di Stato in nome dell’articolo 53 del codice penale e Legge 22 Maggio 1975, n. 152, conosciuto come Legge Reale.
Il più piccolo di loro aveva 13 anni, si chiamava Gerardino Diglio, e noi non smettiamo di ricordarlo, come non dimentichiamo chi è l’assassino, sempre lo stesso, sempre con la stessa pistola o mitra d’ordinanza.
Non è una tragedia: ma un omicidio di Stato.
Ciao Davide Bifolco, qualunque fosse la ragione per cui eravate tre a sfrecciare,
qualunque fosse la ragione per cui non vi siete fermati: noi siamo con te.
Ci vorrebbe una Ferguson napoletana per farglielo capire bene…
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