Rojava – ecco la vera democrazia del popolo!
Pubblichiamo questo lungo ed interessante documento ripreso dal sito Uikionlus – risalente allo scorso maggio, ma tuttora importantissima testimonianza di autogoverno e divenire rivoluzionario in Rojava. Un’esperienza di autonomia reale, la cui resistenza militare odierna contro tutte le forze reazionarie della regione non nasce per casualità o spontaneismo ma dall’autorganizzazione del complesso delle lotte sociali. Rappresentata dal giusto incontro tra verticalità (del ruolo di coordinamento ed indirizzo del PYD, immediatamente al servizio degli obiettivi della società kurda – al contrario dei classici partiti di sinistra e non) ed orizzontalità (delle assemblee popolari, che a tutti i livelli innervano il tessuto sociale e politico dei cantoni di Kobane, Afrin e Cizire). Una fonte di ispirazione ancora più necessaria alle latitudini europee – dove il governo della crisi impresso da politici e media si traduce in maggiore leaderismo, maggiore autoritarismo e maggiore restringimento degli spazi di democrazia, dibattito e partecipazione in genere. Ed in grado di suscitare riflessioni e strategie creative per confrontarsi con i limiti espressi dai grandi movimenti globali del 2011 e superarli – realizzandone le grandissime potenzialità. (Infoaut)
In concomitanza con la rivolta scoppiata in Siria nel 2011 e la conseguente guerra introdotta in più circuiti da varie forze, sul confine siriano, nel territorio densamente popolato dai curdi, ovvero il Kurdistan Occidentale (Rojava), si è delineata una nuova realtà politica. Nel contesto di sviluppo della guerra, i curdi hanno iniziato ad associarsi nel modo più rapido possibile, allo scopo di difendersi e di prevenire, o per lo meno ridurre al minimo, gli effetti negativi della guerra su loro stessi. La forza politica più rilevante dei curdi, il PYD (“Demokratik Birlik Partisi”, Partito di Unione Democratica) non si è organizzata nella maniera classica e non ha lavorato tanto per diffondere i vari settori del partito tra la popolazione. Piuttosto, con una concezione di più ampio respiro e in coalizione con altri poteri, ha iniziato a costituire assemblee popolari nei villaggi e nelle città principali della Siria e del Rojava, abitato dai curdi. A partire da quel momento si parla della democrazia del popolo che si sta delineando in Rojava, delle assemblee formate dal popolo a livello locale (strade, quartieri, città, regioni) e dell’autogoverno del popolo, indipendente dal governo centrale. Al fine di comprendere in prima persona in che condizioni agiscono le spesso menzionate assemblee popolari, la democrazia del popolo fondata su di esse e le modalità con cui si è sviluppato l’associazionismo all’interno della comunità del Rojava, nel mese di maggio del 2014 è stata inviata una delegazione nell’area di Cizire in Rojava.
La democrazia del popolo che si è sviluppata e che, giorno dopo giorno, si consolida sempre di più in Rojava si basa sul sistema ideologico del “Confederalismo Democratico” annunciato da Abdullah Öcalan nel 2005. Il paradigma del confederalismo democratico consiste nella “libertà democratica, ecologica e di genere”. Con il temine “democrazia” qui non ci si riferisce al sistema parlamentare: la democrazia parlamentare (rappresentativa) avverte la necessità della partecipazione popolare solo ogni 4-5 anni e, inoltre, lascia la popolazione alienata, alla mercè delle frange lobbistiche dei deputati eletti. Questa “democrazia elementare/semplice” si basa sugli interessi del governo centrale e delle grandi aziende e non è mai venuta incontro alle reali esigenze della società, in nessuna parte del mondo. Diversamente, una vera democrazia, altrimenti definibile “democrazia del popolo”, richiede approcci diversi, molto zelo e tempi lunghi. Uno sforzo che include tutte queste caratteristiche è proprio quello che centinaia di migliaia di persone stanno facendo da tre anni in Rojava. Tuttavia ciò non è nato dal nulla, ma si è avvalso di una lunga serie di precedenti e di un movimento politico pluriennale. Negli anni ’90 la popolazione in svariate città iniziò a formare assemblee e comitati di autogoverno. Il punto in questione era una specifica esperienza nell’agire in maniera clandestina, che però non includeva la gran parte della popolazione. Questo sistema si diffuse in grandi proporzioni (sebbene non completamente) tra il 2000 e il 2004 come effetto dell’incremento della repressione del governo, e nel 2011 l’istituzione di qualsiasi attività fu resa più agevole. Il secondo terreno di esperienza è rappresentato dall’inizio dell’organizzazione delle assemblee popolari in Kurdistan settentrionale nel 2007, la cui organizzazione ombrello era il DTK (“Demokratik Toplum Kongresi”, Congresso della Società Democratica). Sebbene nel 2011 questa tendenza all’associazionismo si sia diffusa in vari luoghi come effetto delle repressioni politiche del governo, si può affermare che l’esperienza pluriennale (seppure in condizioni diverse) sia stata utile anche per il Rojava, che si è certamente avvalso anche delle esperienze a livello internazionale, prima fra tutte la Comune di Parigi del 1871 e il tuttora attivo movimento zapatista.
In che modo operano le assemblee del popolo, o sistema del confederalismo democratico?
Nella primavera del 2011 ad Afrin, Aleppo, Kobani, Cizire e Damasco, ossia in tutti i luoghi abitati da un numero elevato di curdi, per un breve periodo ebbe inizio un movimento. Il punto che qui va sottolineato è che, malgrado la sopra citata esperienza e le idee concrete circa le modalità di formazione elementare del nuovo sistema, non era ben chiara, in dettaglio, la piega che tutto ciò avrebbe preso. La realizzazione concreta si ebbe solo con il tempo e con l’acquisizione di una maggiore esperienza. Tale processo è tuttora in corso. Inizialmente venivano convocate riunioni a partire da realtà come i quartieri o i villaggi e si intrattenevano dibattiti con il popolo sulla formazione del movimento. In breve tempo furono create assemblee a livello rionale (mahalle meclisi in turco) e nei villaggi, i quali spesso si coalizzavano per formare assemblee uniche di grado più elevato, analogo a quello delle assemblee dei quartieri delle città. Questo organismo, definibile come assemblea dei villaggi (köy-meclisi in turco), comprendeva solitamente un numero di villaggi variabile da sette a dieci. Il passo successivo, corrispondente al secondo (terzo) gradino del modello piramidale, consiste nell’istituzione delle assemblee a livello regionale. L’“assemblea regionale” (alan meclisi in turco) comprende una città e uno svariato numero di villaggi del suo hinterland. Ad esempio, l’assemblea popolare di Serêkaniye rappresenta sia le assemblee dei quartieri delle città che le assemblee dei villaggi situati nelle aree rurali. Ciò è importante se si pensa che nelle zone rurali queste sono particolarmente numerose. L’organismo più piccolo era rappresentato dall’assemblea del villaggio delle aree rurali: a causa del fatto che, in proporzione, le assemblee rionali delle città erano troppo grandi dal punto di vista della popolazione, si generò un dibattito che portò alla nascita delle “assemblee della strada” (sokak meclisi in turco). In un secondo momento sorse un’organizzazione collocabile su un gradino ancora più basso, che consentiva alle persone di relazionarsi più agevolmente e di non sentirsi escluse. Quest’organismo, che si formò nelle città, venne denominato “comune” (komün in turco,komun in curdo). Se pensate che questo termine sia un prestito dalle lingue europee, vi sbagliate: in curdo la parola “kom” significa “società”. In una comune, a seconda dei casi, vi è un numero di abitazioni variabile da 30 a 500, ma generalmente non si superavano le 150 unità, e comprende un numero esiguo di strade. Ogni comune cerca di organizzare la vita politica, economica, sociale e culturale della propria strada (o strade) o del proprio villaggio e di discutere e risolvere eventuali problemi. Inoltre, invia i propri amministratori eletti (tra i 5 e i 7 individui) all’assemblea rionale in qualità di delegati. Tutti, ad eccezione degli amministratori eletti, possono partecipare alle riunioni convocate settimanalmente o bisettimanalmente dalle comuni. Periodicamente tutti vengono convocati alle assemblee della comune. Anche l’assemblea rionale invia i delegati scelti all’interno del suo organico all’assemblea regionale.
Questi delegati sono solitamente eletti a scadenza annuale o biennale, tuttavia, in caso di serie polemiche, in qualsiasi riunione (che, in base ai casi, viene convocata una volta ogni settimana, ogni due settimane o ogni mese) è possibile eleggere un delegato in sostituzione di un altro. Per tale ragione non è necessaria una particolare informazione preventiva o una campagna elettorale. Ogni delegato può “perdere la poltrona” in caso di malcontento diffuso nei suoi confronti e di raggiungimento del numero di maggioranza. Tuttavia, indagando, abbiamo scoperto che questa situazione si verifica molto raramente. Questo tratto, diverso dal sistema parlamentare a noi noto, è particolarmente delicato: un fattore importante per un delegato è quello di evitare l’alienazione e qualsiasi forma di corruzione. Gli anni presenti ne dimostreranno l’andamento nella pratica.
Così come le assemblee rionali e quelle delle comuni, anche le assemblee regionali discutono e cercano di trovare una soluzione alle questioni di propria competenza. Le assemblee delle comuni, dei quartieri e delle regioni istituiscono commissioni e comitati addetti a svariati settori. Mentre nelle comuni ogni assemblea conta circa 3 persone, a livello rionale questo numero aumenta. Uno dei principali comitati è il Comitato per la Pace e la Negoziazione (Barış ve Uzlaşma Komite in turco, il cui passato risale agli anni ’90) che si costituisce nelle comuni e nei quartieri e che si impegna nella risoluzione, su base consensuale, dei problemi sociali del quartiere (questioni tra individui e tra famiglie, dispute che possono condurre a crimini gravi). Le questioni irrisolte passano al comitato rionale o al “tribunale popolare” istituito direttamente al momento. Un organismo altrettanto delicato è costituito dalle Assemblee delle Donne (Kadın Meclis’ler in turco), istituite a livello rionale o cittadino solitamente da parte del movimento politico delle donne “Yekitiya Star”.
Le donne, nel tempo, si organizzano in maniera più completa e le assemblee delle comuni/popolari avvertono la necessità di risolvere le questioni riguardanti il genere femminile insieme alle assemblee delle donne. In base al livello di organizzazione, i comitati e le assemblee giovanili vengono fondate con il nome di “Ciwanen Şoreşger” (“Giovani Rivoluzionari”). In ogni assemblea rionale o delle comuni vi è necessariamente anche un comitato addetto all’economia, che si occupa dei bisognosi, offrendo sostegno alimentare, risolvendo il problema della corrente elettrica, organizzando i lavori di distribuzione di beni all’interno della comune o del quartiere e raccogliendo periodicamente aiuti. Così come le comuni, anche le assemblee rionali si incontrano periodicamente, al massimo una volta ogni due mesi. L’assemblea rionale è composta dalle amministrazioni di tutte le comuni della propria area. Le assemblee rionali che si riuniscono nominano l’amministrazione tra i propri membri. Quest’amministrazione è costituita da coloro che, contemporaneamente, prendono parte all’assemblea regionale.
Anche a livello regionale le assemblee popolari eleggono un’amministrazione composta da un numero compreso tra le 20 e le 30 persone, che viene denominata TEV-DEM (Movimento Sociale Democratico, “Tevgera Civaka Demokratik” in curdo). Tale denominazione non è utilizzata per i gradi precedenti. A livello regionale, al TEV-DEM sono inviati i delegati delle organizzazioni civili, delle associazioni dei lavoratori, dei partiti politici accettati dal sistema e dei movimenti delle donne e dei giovani di quella regione. Il TEV-DEM si riunisce con una certa frequenza, mentre l’assemblea viene convocata più di rado. Se ci avete fatto caso, avrete notato che il sistema MGRK è supportato da alcuni partiti politici. Sebbene il PYD sia considerevolmente il partito più rilevante, anche altri partiti che concordano con questo sistema partecipano alle assemblee popolari.
Le assemblee rionali, che a livello regionale sono composte da un numero compreso tra le 100 e le 200 persone, e tutto ciò che è di propria competenza, si organizzano in sei grandi commissioni (dette “qad” o “saha” in kurmanci), che sono le seguenti: Sociale (Civakî), Libera Società (Civaka Azad), Politica (Siyasî), Economia (Aborî), Difesa (Parastîn), Ideologia (İdeolojî).
Tutte queste regioni del Rojava e i curdi di Aleppo (a Damasco e nella altre città della Siria il sistema MGRK non ha potuto essere creato, poiché con l’inasprirsi della guerra gli organismi esistenti si sono dissolti), si riuniscono insieme ai delegati da loro eletti nell’Assemblea del Popolo del Kurdistan Occidentale (MGRK, “Batı Kürdistan Halk Meclisi’nde” in turco). L’MGRK è stato annunciato nell’estate del 2011. Nel 2013 con le aggressioni da parte di gruppi armati contro le tre regioni del Rojava e la conseguente interruzione dei collegamenti, queste tre regioni (e Aleppo) hanno fondato una propria organizzazione e generalmente agiscono in maniera piuttosto indipendente l’una dall’altra. L’MGRK, nel suo grado più elevato, è rappresentato da due co-presidenti (Abdulselam Ahmed e Sînem Muhammed) e si avvale di un’amministrazione di 33 membri incaricata di coordinare le attività ai livelli più alti.
Questo sistema, definito democrazia popolare, democrazia di base e democrazia consiliare, come va inteso correttamente?
Mentre all’inizio del 2011 si iniziava a delineare la maggior espressione delle assemblee popolari, ovvero il sistema MGRK, in gran parte della Siria scoppiavano le prime proteste e le prime rivolte che ben presto si sono trasformate in una guerra. A questa si sono aggiunte anche forze locali e internazionali, tanto che il conflitto ha raggiunto dimensioni tali da provocare il crollo dei governi in vari luoghi. Con il “vuoto di autorità”, percepibile soprattutto nel 2012, i gruppi armati riunitisi nell’ÖSO (“Özgür Süriye Ordusu”, Divisione Militare della Siria Libera) e quelli islamici radicali pianificavano di dirigersi verso il Rojava, tuttavia i curdi si opposero con la formazione di proprie organizzazioni.
Nel luglio 2012, quando gli antagonisti armati si diressero contro il governo con un forte attacco, per evitare che questi si impadronissero del Rojava, le città della regione, a partire dal 19 luglio 2012, iniziarono gradualmente una rivolta affinché la popolazione scendesse nelle strade: in tal modo si sviluppò il sistema dell’autodifesa. Inaspettatamente, alla fine del mese di luglio questi gruppi armati tentarono di entrare nel Rojava attraverso vari fronti, tuttavia furono respinti. Dopo queste fasi, quando il governo siriano stava praticamente per essere annientato nel Rojava, la popolazione del Rojava si ritrovò costretta a dare un maggiore stimolo allo sviluppo del MGRK.
L’affermazione del MGRK nel 2012 fu di grande beneficio per tutti gli abitanti del Rojava, compresi coloro che non erano attivi nell’assemblea, poiché il MGRK e la sua direzione, affidata al TEV-DEM, riuscirono a gestire bene la vita e le condizioni sociali, economiche, culturali e la sicurezza nei difficili anni 2012 e 2013. Ad esempio, fu ostacolato l’eccessivo aumento dei prezzi nelle botteghe e nei mercati grazie a un gruppo organizzato (nato dall’incontro di artigiani, commercianti e altri datori di lavoro) e si evitò che alcune fasce traessero enormi profitti da questa situazione. Da notare che in Siria, dove non esisteva un tale sistema, la situazione era molto critica. Sotto questa supervisione, nuovamente su iniziativa del MGRK, si evitò che profughi e bisognosi morissero di fame mediante la distribuzione di beni di prima necessità, sia alimentari (in particolare farina, bulgur, zucchero e acqua) sia di altra natura (soprattutto gasolio). I mesi più difficili per la popolazione negli anni 2012 e 2013 furono quelli invernali: per riscaldarsi si tagliarono perfino gli alberi all’interno delle città. Questo sistema di distribuzione, sebbene coordinato dal TEV-DEM, fu reso efficiente dalle assemblee popolari formatesi a livello delle comuni, dei quartieri e delle regioni. Nelle aree abitate, inoltre, la sicurezza pubblica fu garantita mediante armi e mezzi propri con il coordinamento delle comuni e delle assemblee locali. È importante notare che in Siria le forze e i gruppi armati (compresi quelli legati al governo) avevano il solo scopo di saccheggio.
Se non fosse esistita, dal 2011, l’organizzazione delle associazioni popolari, queste attività non avrebero ottenuto un tale riscontro positivo. Nelle associazioni popolari la gente si sente più partecipe e visibile, inizia a sentire che si autogestisce. Mentre in passato vi era un governo autoritario che organizzava tutto, adesso il popolo deve trovare soluzioni in maniera autonoma. Alcune persone hanno compreso questo concetto e sono passate all’azione, altre invece sono rimaste aggrappate alla vecchia mentalità e non concepiscono il metodo dell’azione. Questa spinosa questione si evince costantemente in vari modi dalle assemblee popolari e dalle comuni. Per tale ragione attualmente le assemblee popolari sono presenti in ogni quartiere (a eccezione dei quarteri in cui altre etnie vivono in grande maggioranza) e praticamente in ogni strada (comune). Attualmente la fondazione del sistema MGRK nel 2011 è considerata una corretta scelta strategica dalla stragrande maggioranza della popolazione del Rojava.
Come funziona praticamente la democrazia popolare?
Il sistema delle assemblee popolari (ossia il sistema MGRK) si è messo in pratica per la prima volta a Derik, una città di 30mila abituanti situata al confine tra Kurdistan Settentrionale e Kurdistan Meridionale. Qui vivono popolazioni di fede cristiana (assiri, caldei, armeni) e arabi che costituiscono circa un terzo della popolazione. Il sistema MGRK si sviluppò in un quartiere basso di Derik (e ancora non ha preso piede in una piccola area del centro cittadino) in cui viveveano numerosi arabi. Quasi tutte le strade di questo quartiere si organizzarono in comuni. Ogni comune in media è costituito da 50 abitazioni e solitamente comprende 2 o 3 strade. L’amministrazione della comune, composta da 5-7 persone elette, si riunisce al massimo una volta ogni due settimane e chiunque vive all’interno della comune può prendere parte alle assemblee e ai dibattiti senza dover essere iscritto ad alcun partito o associazione civile. Non vi è alcun impedimento, tutt’altro. Periodicamente, in occasione di ordini del giorno di particolare importanza, vi è il richiamo generale alla partecipazione alle assemblee.
Generalmente vengono incaricate tre persone in qualità di coordinatori delle commissioni (comitati) costituite dalle comuni. Il comitato economico ha un incarico importante: deve coordinare l’acquisto condiviso di un generatore in ogni strada e garantire le scorte di gasolio necessarie di modo che vi sia corrente elettrica anche nelle ore in cui questa viene a mancare. Nell’area del Cizire, a ogni quartiere la corrente elettrica viene fornita solo 3-4 volte al giorno per 1-2 ore.
Il comitato di difesa, in collaborazione con il servizio di pubblica sicurezza della città o del quartiere, forma i giovani all’interno della comune allo scopo di garantire la sicurezza, di modo che questi e tutti coloro che hanno ricevuto l’adeguata formazione possano essere impiegati in caso di attacchi o in situazioni urgenti e di necessità. Questo comitato segue anche casi di commercio di stupefacenti e di attività delle agenti segreti. L’incaricato del comitato di difesa viene nominato dall’assemblea generale della comune, ossia il verdetto viene deliberato dalla maggioranza della popolazione.
Il comitato di pace e negoziazione si occupa della risoluzione dei conflitti e dei problemi tra gli individui e tra le famiglie. Qui l’aspetto della negoziazione ricopre particolare importanza. Nel caso in cui non avvenga una risoluzione (si tratta, qui, di un caso limite) il caso passa al tribunale popolare.
Silvan, la persona che ci ha raccontato tutto questo, sottolinea che uno dei problemi maggiori è la necessità che le persone decidano della propria vita e la possibilità di affermare l’assenza del governo.
L’associazione delle donne di Derik, Yekitiya Star, solo in un secondo momento si è posta l’obiettivo di creare lavoro per le donne. A tale proposito Silvan si è espresso così: “In una prima fase abbiamo riunito un gruppo di donne e abbiamo cercato di capire che tipo di lavori e di attività sapevano fare; in seguito abbiamo discusso degli eventuali progetti da realizzare. Per la creazione di una cooperativa di donne come Yekitiya Star impieghiamo tutte le nostre possibilità.”. Finora a Derik sono stati aperti, sotto forma di cooperativa, una sartoria, un negozio che vende lenticchie e pistacchi locali e un negozio d’arredamento. La cooperativa più prolifica si occupa di produrre formaggio e di venderlo nei mercati. Il latte necessario viene fornito dal comitato economico: il che non costituisce un problema, poiché nella zona del Cizire vi sono numerosi piccoli allevamenti. Le donne, tuttavia, tengono a precisare che potrebbero vendere molto più formaggio. Nella maggior parte dei casi, le donne che lavorano in queste cooperative mantengono, con i loro guadagni, le loro intere famiglie.
Abbiamo appreso, direttamente dal co-presidente delle assemblee popolari Abdulselam, che presto anche a Heseke sarà adottato il sistema dell’assemblea popolare. Heseke è molto più grande di Derik: prima della guerra era abitata da 300mila persone, attualmente il numero dei suoi abitanti resta incerto. Diversamente da Derik, qui non vi è alcuna interferenza da parte degli altri partiti dei curdi, poiché il PYD detiene la stragrande maggioranza ed è molto influente tra i curdi. In 16 quartieri della città sono state istituite assemblee popolari. Nel suo discorso, Abdulselam ha esordito così: “Dopo aver istituito le assemblee popolari e averle gestite, si è avvertita una lacuna: la popolazione non dimostra partecipazione diretta alle assemblee rionali. Un individuo si sente disorientato in queste assemblee che includono almeno 10mila persone. Per colmare questa diseguaglianza tra popolazione e assemblee abbiamo istituito le comuni. Attualmente, ricoprono funzioni molto importanti per noi. In media, 50 abitazioni costituiscono una comune.”
Ascoltando Abdulselam e negli incontri fatti nelle altre città, ci siamo resi conto che solo a Qamişlo il numero di abitazioni per ogni comune è molto più elevato. Abdulselam prosegue così: “In ogni quartiere vi sono dalle 10 alle 30 comuni. Ad esempio, a Mifte ve ne sono 29, nel quartiere vicino ve ne sono 11. Ogni assemblea rionale ha un’amministrazione composta da 15-30 persone che rappresentano tutte le comuni. All’interno di questo gruppo di amministratori, ognuno dei quali possiede un incarico nelle diverse commissioni, vengono eletti due co-presidenti. Nell’assemblea popolare di Heseke vi sono 101 membri; i partiti politici e le organizzazioni rappresentano tutti i quartieri e i villaggi-quartieri. Ogni partito può inviare cinque persone. Anche Yekitiya Star e Ciwanen Şoreşger possono inviare una delegazione di cinque membri all’assemblea popolare. Su 101 membri è necessario che almeno 41 siano donne: nelle ultime elezioni questo aspetto non è stato particolarmente problematico. Quest’assemblea rionale si riunisce una volta ogni due mesi, salvo condizioni avverse o di particolare urgenza.”.
Parlando con un altro attivista, siamo riusciti a sapere che è attualmente in corso un dibattito circa un ulteriore sviluppo delle comuni. Consideriamo positivo il fatto che venga concessa una maggiore importanza ai gradini più bassi di questo sistema della democrazia del popolo. Prendendo in considerazione la democrazia elementare costituita dalle associazioni di grado inferiore, viviamo l’emozione di una democrazia che non ha eguali al mondo.
Un altro giorno, mentre eravamo ospiti presso una famiglia a Qamişlo, scopriamo che il capofamiglia (Hasan) è co-presidente di una comune e che sua moglie è un’attivista di Yekitiya Star. Entrambi raccontano serenamente delle loro attività. Apprendiamo che i lavori, per quanto lenti, procedono positivamente. Hasan, in quanto amministratore della comune, dice che le riunioni sono convocate settimanalmente e che si affrontano svariati argomenti.
Sempre a Qamışlo, un’altra attivista di Yekitiya Star, Şirin, ci dice che una volta ogni due settimane (una volta a settimana in altre zone) girano per le case per spiegare alla gente il sistema delle comuni e delle assemblee popolari e per reclutare nuove attiviste. Attualmente la loro comune conta 60 attiviste. Şirin precisa che, inoltre, ogni settimana si riuniscono per leggere e per fare esercitazioni. In questa circostanza leggono Ronahi, l’unica rivista del Rojava che pubblica settimanalmente in curdo e arabo. Dice, inoltre, che le esercitazioni hanno insegnato molto alle donne, le hanno aiutate a far emergere le proprie coscienze, e soprattutto hanno costituito un fortissimo colpo al fenomeno delle donne soggette a matrimoni forzati in giovane età. In seguito Şirin non riesce a non precisare che l’ammanco di corrente elettrica a Rojava rappresenta un vantaggio. Ridendo, racconta che fino a due anni fa quasi tutti seguivano assiduamente le serie televisive turche, trasmesse in lingua araba, che praticamente “controllavano” le menti della gente. Con la fine della fornitura di elettricità le menti delle persone hanno lasciato spazio a informazioni di più elevata qualità.
A che punto è l’attività di organizzazione?
Nel Rojava reso ormai libero, su iniziativa del TEV-DEM, nelle città e nelle aree rurali sono stati istituiti i municipi con un nuovo sistema atto a garantire i servizi primari (pulizia, fornitura e distribuzione dell’acqua, trasporti, pianificazione delle strade e dell’ambiente, ecc.). Attualmente vi sono oltre cento municipi che riescono a portare a termini i loro compiti più elementari malgrado le condizioni di ristrettezza in contesto di guerra. L’aspetto importante e differente dagli altri governi è che qui il municipio ha incarichi limitati e si trova sotto la supervisione dell’assemblea popolare e del TEV-DEM. Le assemblee popolari in ogni quartiere hanno fondato Case del Popolo (Mala Gel in curdo), un luogo in cui molti si recano per i più svariati motivi. Anzitutto è il posto in cui hanno luogo i dibattiti e le attività di organizzazione. Quando si verificano problemi tra le persone (sociali, economici, culturali), questi vengono presentati qui e si tenta di risolverli con la collaborazione del Comitato di Pace e Negoziazione. Naturalmente le comuni impiegano queste case nei quartieri anche per le proprie attività. Le case di quartiere cercano di autofinanziarsi al di là delle comuni; per questo, per evitare di pagare l’affitto, impiegano edifici precedentemente utilizzati dal governo. A Haseke, mentre eravamo intenti a fare il nostro reportage in una casa di quartiere, un gran numero di persone è venuto ad ascoltarci e ha liberamente espresso il proprio punto di vista nel corso della nostra intervista.
Altrettanto importante quanto la Mala Gel è la Mala Jin, la casa della donna. Il primo luogo in cui le donne potevano riunirsi liberamente è sorto nel Rojava. Qui le donne realizzano diversi percorsi di istruzione, corsi e laboratori e forniscono sostegno alle donne vittime della violenza maschile. La casa della donna di Serekaniye colpisce per la sua grandezza e bellezza. I suoi tre piani e il suo giardino la rendono molto praticabile per vari scopi. Vi sono altre due case in cui talvolta si recano curdi, arabi e persone di diverse altre etnie. Mentre noi ci trovavamo lì veniva seguito il caso di una donna araba di almeno cinquant’anni che aveva avuto problemi con il proprio marito.
Di diversa importanza sono, poi, i centri culturali e artistici. Fondati con il supporto, sotto ogni aspetto, del TEV-DEM, questi enti organizzano numerosi corsi (strumenti musicali, arti visive, ecc.) e formano gruppi di govend (danza), musicali e teatrali per tutte le fasce della società. Avendo dei loro saloni per mostre, inoltre, attirano le masse di giovani.
Un’altra fondazione importante sono le Case delle Famiglie delle Vittime (Şehit Ailelerin Evleri in turco). Con il prosegumento della guerra in tutte le regioni, il numero dei caduti in guerra tra militari, civili e addetti alla sicurezza è in aumento. Questo ente dall’elevato valore morale per la popolazione è curato con molta attenzione.
Anche i giovani che fanno parte delle organizzazioni Ciwanen Şoreşger e Xwendekaren Kurd li Suriye hanno fondato in ogni città propri centri, dai quali organizzano le proprie attività. Oltre questi vi sono molte altre svariate associazioni, tuttavia quelle esistenti in ogni regione (o città) sono quelle sopra citate. La popolazione condivide con esse lo sforzo per consolidare la propria organizzazione.
Mentre racconto del sistema dell’assemblea popolare e della comune nell’area di Cizire del Rojava, inizio a convincermi del fatto che ciò che abbiamo visto è la Comune di Parigi della nostra epoca. Voglio infine condividere con voi l’idea che è compito di ognuno di noi difendere e tutelare dai nemici uno dei sistemi più democratici del nostro tempo.
di Ercan Ayboga – Maggio 2014
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