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Autonomie e autodifesa in Amazzonia

Le autonomie territoriali e l’autogoverno popolare devono difendere i propri spazi in un periodo di crescente violenza statale e criminalità organizzata, che sono attori delle guerre di esproprio.

di Raúl Zibechi, da Comune-info

Se non lo facessero, sarebbero seriamente a rischio sia la sopravvivenza delle persone e dei gruppi, sia le autonomie. Tuttavia, molte autonomie non sono andate avanti sulla strada della creazione delle loro guardie indigene e di difesa, o lo hanno fatto in modo graduale e parziale. Succede che le persone costruiscono autonomie per necessità e poco a poco comprendono le regole del gioco che questo sistema ecocida e genocida impone loro.

Giorni fa, la creazione del Charip (fulmine, nella lingua Wampis) si è diffusa nel fiume Santiago, nella provincia amazzonica di Condorcanqui, al confine tra Perù ed Ecuador. In quella regione si registra l’assenza totale dello Stato (l’unica stazione di polizia è a sei ore di barca dal distretto, così come l’ospedale), ma una presenza sempre più intensa dell’estrazione illegale che contamina le fonti d’acqua e distrugge il tessuto comunitario. I Charip sono stati creati da uno dei nove governi territoriali autonomi che il popolo ha messo su in quella regione. In questo caso si tratta del governo Wampis, creato nel 2015, composto da 22 comunità che occupano un milione e 300mila ettari, assediati dalle draghe minerarie. Il servizio del portale Convoca.pe (16/01/25) spiega la nascita dell’autodifesa Wampis.

I Charip sono nati durante un’assemblea comunitaria quasi un anno fa, per fermare l’avanzata dei minatori e dei loro sicari, che contaminano i fiumi con il mercurio. In diverse occasioni hanno arrestato minatori armati che navigavano a fianco della polizia peruviana o ecuadoriana, dimostrando il legame tra gli Stati e il business criminale. Se fermare i minatori armati è difficile e non hanno il sostegno delle autorità, le divisioni interne causate da questa attività sono altrettanto gravi, dal momento che per ora un settore minoritario dei wampi trae profitto da questa attività.

“I minatori illegali ci portano divisioni tra fratelli. Creano divisioni tra comunità, divisioni tra organizzazioni consolidate, divisioni nei legami familiari, e questo è un pericolo per noi”, ha detto un’autorità nel rapporto citato.

In ottobre, i membri dei governi territoriali autonomi di Wampis e Awajún si sono incontrati con i presidenti delle comunità, in un incontro che ha registrato un dibattito teso tra coloro che rifiutano l’estrazione illegale e coloro che la difendono come alternativa all’abbandono dello Stato e alla mancanza di servizi di base nelle loro comunità. All’incontro solo sette dei 68 presenti hanno sostenuto l’estrazione mineraria.

Data l’impunità dei minatori che hanno coperto i fiumi con le draghe, i Charip sono gli unici a proteggere le comunità e i bacini idrografici. Sono composti da uomini e donne che escono di casa per partecipare al “gruppo di controllo socio-ambientale”, come vengono anche chiamati. Sono armati con lance tradizionali e fucili fatti a mano e hanno giubbotti antiproiettile.

Tra il 2022 e il 2024, lo Stato peruviano ha decretato otto stati di emergenza per 540 giorni consecutivi, ma la misura non ha avuto il minimo effetto pratico e i minatori continuano a inquinare i fiumi e a spogliare la vita delle comunità, colpendo la pesca, che è una delle loro principali fonti di alimentazione.

Da più di vent’anni i Wampi chiedono alle autorità impianti di acqua potabile, ma la risposta dello Stato è stata il silenzio, nonostante la gravità della contaminazione. Anche la produzione di cacao della cooperativa Kanus Services, alla quale partecipano quasi 300 membri della comunità e che porta fino a 40 tonnellate sui mercati, è colpita dalle fuoriuscite di mercurio.

Nel vicino governo territoriale autonomo di Awajún è stata creata la polizia comunale. Questo governo copre 3 milioni di ettari, 488 comunità e 23 bacini idrografici. Quando riescono a espellere le draghe che impastano il fango per estrarre l’oro, ricompaiono in altri luoghi per continuare a predare. A volte bloccano i fiumi per impedirne il passaggio, ma sono tanti, i minatori sono armati e si affidano ai paramilitari. Negli ultimi undici anni sono stati assassinati 39 leader ambientalisti peruviani.

Mi interessa evidenziare come le autonomie, diverse in ogni luogo di questo continente, si stanno trasformando spinte dalla necessità di risolvere i propri problemi. I Wampi sono stati i primi a creare il loro governo, nel 2015, seguiti dagli Awajún e da altri sette popoli vicini.

Saranno 15 nei prossimi anni secondo le persone che li sostengono, poiché il processo è in corso e non c’è modo di fermarlo, ma bisogna ricordare che nell’Amazzonia peruviana vivono 51 popoli indigeni, parte dei quali possono affrontare la costruzione dei loro governi e l’autodifesa. Ogni persona cammina secondo il proprio modo di fare le cose, il proprio modo di vedere il mondo e le proprie possibilità.

Foto: Odecofroc. Minatori illegali operano sulle rive del fiume Cenepa (Perù). 

Pubblicato su La Jornada e su Comune-info con l’autorizzazione dell’autore. Traduzione di Comune. Raúl Zibechi ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non paura

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