“şehid namirin”: i martiri non muoiono
L’ultimo estremo saluto a Mehmet Aksoy, videomaker Londinese unitosi alle YPG, ucciso a Raqqa nel settembre di quest’anno.
Venerdì 10 novembre si sono tenuti a Londra, presso il Kurdish Community Centre, i funerali di Mehmet Aksoy, Londinese di etnia curda, film-maker ed instancabile attivista.
Ucciso in un’imboscata di Daesh (ISIS) il 26 settembre dentro il quartiere est della città di Raqqa nelle ultime fasi della battaglia.
Un commando di miliziani del califfato a bordo di due veicoli penetrò tra le linee delle forze democratiche Siriane, raggiugendo il compound in cui si trovava Mehmet. Una raffica di mitra uccise cinque guardie dello YPG prima di arrivare a lui.
Mehmet non è un eroe per come è morto, la fine di una vita non conferisce qualità al suo vissuto, tutti muoiono anche i seguaci di ISIS. Mehmet è un eroe per come ha scelto di vivere la sua vita, sempre pronto, a documentare, a far riflettere , a portare consapevolezza a vantaggio degli oppressi; sempre al servizio della giustizia e del prossimo. Lì dove è più difficile, lì dove tuonavano i cannoni della guerra.
Si era unito alle unità di protezione popolare YPG nel mese di giugno, raccontava al mondo la sofferenza e le difficoltà del popolo curdo, la strenua battaglia per liberare Raqqa ed il valore dei combattenti.
“…so che qualunque cosa gli avessi detto non l’avrei mai fermato dall’andare. Lui voleva raccontare la storia dei Siriani e dei combattenti…rendere visibile al mondo il loro sforzo” – Aladdin Sinayic, un suo caro amico in un’intervista alla BBC
“L’onorevole figlio del suo paese” così lo si definisce in un comunicato stampa delle YPG
Co-fondatore del sito web Kurdish Question dedicato a far comprendere la causa curda in lingua inglese.
Nel 2014 il cortometraggio da lui diretto “Panfilo” girato in italia, nella nostra lingua, è stato selezionato in 12 diversi festival cinematografici nazionali ed esteri, tra cui il festival nazionale Roma film corto. Vincitore poi, nel 2015, del premio come “Best Drama & Best Cinematography” presso lo “Screentest 2015: The UK’s National Student Film Festival”
Mehmet era profondamente legato all’Italia, in uno dei nostri incontri a Raqqa mi disse di avere molti amici a Roma e di amare il nostro paese.
Irriducibile attivista, il suo impegno per la causa curda nasce nel 2004 influenzato dalle parole del Leader Abdullah Öcalan e dagli scritti del membro delle Black Panther George Jackson
Grande impatto ebbe su di lui la notizia del massacro di Şengal, avvenuto il 3 agosto 2014, portandolo ad organizzare la comunità curda e non di Londra per far sentire la voce di molti contro l’oppressione.
Il suo nome di battaglia ‘Fîraz Dağ’ fu scelto in memoria dello zio Fîraz, morto tra le fila della resistenza curda del PKK contro i militari Turchi negli anni 90’.
“Il Sistema che ci opprime è globale…” diceva Mehmet.
“ Il sistema che ci opprime è unito e solidale al suo interno. Quindi dobbiamo essere solidali tra di noi contro il sistema che ci opprime”.
Durante la sentita cerimonia di venerdì presso il Kurdish Community Centre nel nord della capitale Inglese, si sono alternati diversi esponenti della comunità curda, familiari, attivisti ma anche Richard Katte reverendo della chiesa di St.Martin e Benji Stanley rabbino della sinagoga di Westminster. Tutti hanno ricordato la capacità di Mehmet di unire le persone, relazionarsi con chiunque, far comprendere le ragioni del suo impegno.
“La sua arma era la sua videocamera” ricorda Vasiliki Scurfield madre di Konstandinos Erik Scurfield, primo martire britannico nella lotta contro ISIS, morto a marzo 2015.
Con Mehmet salgono a 6 i britannici morti come volontari tra le file della resistenza YPG:
Konstandinos Erik Scurfield, Luke Rutter, Dean Howellevans, Ryan Lock, Jac Holmes e Mehmet Aksoy.
La cerimonia è stata intervallata dallo scandire a gran voce della frase curda “şehid namirin” I martiri non muoiono, a ricordo dell’eterno sacrificio di tutti coloro che hanno perso la vita per una causa giusta.
“So che il mio Mehmet è felice oggi. Vi ringrazio tutti. Sono così lieta che siate qui con me oggi. Vi do il benvenuto a nome di Mehmet e della mia famiglia” in lacrime, saluta tutti, la madre Zeynep Aksoy.
“E’ abbastanza difficile raccontare di Mehmet. Fino ad oggi è stato nel cuore mio e della mia famiglia. Da questo momento in avanti sarà nel cuore di tutti gli oppressi e gli sfruttati. Mio figlio è diventato una goccia, un fiume, un mare… ” dice, in un caloroso discorso, il padre Kalender Aksoy.
Dalla Siria arriva l’intervento in diretta Skype della comandante YPJ Nesrin Abdulla, in un simbolico messaggio di cordoglio da parte del comando generale YPG/YPJ.
Al termine, I colori delle unità delle YPG/YPJ ed il giallo, rosso e verde accesi della bandiera confederale curda hanno invaso le strade insolitamente soleggiate della capitale inglese.
Le immagini del martire Mehmet attaccate su cappotti, giacche e vestiti, i quadri con il suo volto, le frasi da lui pronunciate in vita e centina di fiori hanno accompagnato il feretro snodandosi per un lungo percorso fino al cimitero monumentale di Highgate, lo stesso dove si trova sepolto Karl Marx.
“Biji berxwedana YPG” lunga vita alla resistenza YPG
“Jin, jiyan, azadi” donna,vita,libertà
Questi gli slogan che echeggiano lungo tutta la marcia.
Il momento della tumulazione è stato riservato ad un gruppo ristretto di persone, familiari, amici intimi, combattenti YPG che l’hanno conosciuto e qualche telecamera.
Le persone a lui vicine si sono alternate nello smuovere la terra da riversare con la pala sulla sua bara, quando è toccato a me il cuore mi si è stretto in gola le braccia hanno lavorato autonomamente mentre i pensieri correvano alla profonda affinità d’idee e valori che ci hanno accomunati.
Seppellire un compagno d’idea, una persona conosciuta, un uomo di valore, non è stato facile.
Sono state liberate alcune colombe, che immediatamente si sono librate nell’aria.
Mentre i famigliari in lacrime osservavano il feretro, sono stati lanciati dei fiori che, mescolandosi al crescere della terra, lo hanno pian piano ricoperto.
“Mehmet Aksoy 1985-∞”(infinito) si legge sull’effige piantata come ultimo atto di sepoltura.
Lentamente il flusso di oltre 2.000 persone assiepate tutte intorno si è avvicinato ordinatamente per porgere l’estremo saluto a colui che è già memoria; una memoria immortale.
”Abbiamo un ruolo da compiere e questo è tutto quello che abbiamo bisogno di fare. Facile? No, ma ne vale decisamente la pena” Mehmet Aksoy.
Se nel 2017 possiamo ancora pronunciare la parola eroe è per qualcuno come lui. I martiri non muoiono, il loro sacrificio vivrà per sempre nella nostra memoria.
Claudio Locatelli – Giornalista freelance, operatore umanitario e combattente YPG.
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