InfoAut
Immagine di copertina per il post

“Anche noi possiamo spostare l’ago della bilancia”: un messaggio di Leopoldo, combattente italiano in Rojava

||||

Condividiamo un messaggio di Leopoldo, compagno di Cremona che nelle ultime settimane è tornato in Rojava per combattere con le YPG. 

Il suo contributo alla difesa di questo progetto rivoluzionario è una responsabilità di tutte e tutti noi, che dobbiamo assumerci facendo la scelta di lottare in difesa della rivoluzione del Rojava, attaccando i legami economici tra Italia e Turchia e facendo pressione sui nostri governi perché alle loro dichiarazioni contro l’attacco turco conseguano fatti concreti, ma anche e soprattutto facendo la scelta di non restare indifferenti, di schierarci e combattere contro ogni ingiustizia.

 

Quattro mesi fa rientravo in Italia, dopo un anno passato qui in Rojava, nei territori della Confederazione Democratica della Siria del Nord.

Un anno in cui ho potuto vedere e toccare con mano i risultati della rivoluzione in questo territorio, avendo avuto l’occasione di lavorare sia nel campo delle istituzioni che nel campo civile, e poi con la mia decisione di arruolarmi all’interno delle YPG, le Unità di Difesa del Popolo. 

Allora decisi di tornare, perché dopo otto anni di guerra si prospettava un periodo di pace, dove anche le istituzioni democratiche sarebbero potute crescere ed estendersi alle nuove aree liberate. Otto anni di guerra, prima per liberare queste aree dalla dittatura di Bashar al-Assad, poi per combattere contro la minaccia islamista rappresentata da Isis. Otto anni di guerra in cui grazie al sacrificio di migliaia di giovani uomini e donne, anche tanti internazionalisti come il nostro connazionale Lorenzo Orsetti, si è riusciti a sconfiggere lo stato islamico. 

Oggi mi trovo qui perché questa rivoluzione è di nuovo sotto attacco. Un attacco portato avanti in primis dalla Turchia, che si sta servendo ancora una volta di bande jihadiste in questo progetto neo-ottomano sunnita del governo fascista di Erdogan, ma di fatto supportato da tutte le potenze internazionali. Da una parte gli Stati Uniti, che si sono ritirati dando nei fatti il via libera alla Turchia per invadere queste aree, ma dall’altra parte anche tutte le potenze della Nato, che la stanno supportando sia in termini economici sia in termini di armamenti. L’Italia è sicuramente una di queste, tramite Leonardo Finmeccanica, ma anche la Russia, l’Iran, le potenze che qui in Medioriente sono egemoni. 

Questo ci fa anche capire come di fatto tutte le potenze che hanno in quest’area degli interessi di tipo predatorio si siano coalizzate: perché vedono in questa rivoluzione, in questo progetto di democrazia dal basso, un pericolo per i loro interessi. Un pericolo, perché è un progetto che non parla soltanto alle popolazioni del Medioriente, ma che ha mostrato a tutto il mondo che un altro mondo è possibile, che un’altra società è possibile. Una società non basata sullo sfruttamento, non basata sulla competizione, ma che ha anzi come pilastri fondamentali la democrazia, l’autorganizzazione dal basso, la lotta al patriarcato e l’ecologia. Temi molto caldi in questi anni anche in Europa, dato che è sotto gli occhi di tutti come questo sistema predatorio stia di fatto impoverendo le nostre esistenze e distruggendo il nostro pianeta. 

Per questo, dopo l’inizio di questo attacco, ho deciso di tornare qui in Rojava a fianco dei compagni e delle compagne che per un anno hanno vissuto con me, anche dando la possibilità a persone come me, internazionalisti, di entrare in contatto con questa realtà, di scambiare opinioni e di crescere, di crescere insieme.

Un altro motivo per cui sono tornato è sicuramente il fatto che mi sento profondamente disgustato dalle politiche del mio paese. L’Italia da un lato, di fatto, non ha mai supportato, neanche all’interno della coalizione internazionale, lo sforzo che queste popolazioni hanno fatto contro Isis e contro il fondamentalismo islamico. E dall’altra parte, come abbiamo visto proprio in questi giorni, criminalizza chi ha preso una decisione così importante, così coraggiosa, come venire in questi territori e combattere contro il fascismo rappresentato da Isis, contro questa minaccia che purtroppo anche nei nostri territori si è resa celebre grazie agli attentati, al terrore che ha portato proprio nel cuore d’Europa, in casa nostra.

Credo che questa rivoluzione sia una rivoluzione internazionale, che ha dato anche una centralità al lavoro dell’internazionalismo, dando la possibilità a tante e tanti di venire ed entrare in contatto con questa realtà. Ma è anche questa realtà che ha bisogno di avere persone che vengano, che mettano in campo le loro conoscenze, le loro capacità, per cercare di crescere e creare una prospettiva che sia compatibile con tutte le realtà e le persone che questo mondo lo vogliono cambiare.

Sicuramente una parte della mia scelta è stata anche dovuta a una parte emotiva. Come ho detto prima, ho passato un anno in questi territori, a fianco dei compagni, delle famiglie, della popolazione, che oggi sono sotto i bombardamenti dell’esercito turco e delle bande jihadiste che l’esercito turco sta utilizzando.

Credo che non solo sia importante fisicamente recarsi qui, ma che anche in Italia ognuno possa giocare il proprio ruolo, ed è fondamentale che questo avvenga. Se vogliamo che questa rivoluzione sopravviva e continui è necessario lo sforzo di tutti. Tante sono le cose che si possono fare! Le mobilitazioni che ci sono state in questo mese hanno sicuramente fatto pressione sui diversi governi per prendere posizione; anche il governo italiano, anche se ad oggi in maniera insufficiente, di fatto è stato obbligato a prendere una posizione in merito all’attacco militare della Turchia.

Dall’altro lato il boicottaggio delle ditte che hanno interessi qui in Turchia, o che direttamente portano e vendono armi. Citavo prima Leonardo Finmeccanica, ma anche tante altre: Unicredit ha grossi interessi in Turchia. O Ferrero, per esempio, che ha enormi interessi in Turchia nei campi di nocciole, per cui la maggior parte delle nocciole vengono acquistate dalla Turchia. Tra l’altro sono campi in cui vengono sfruttati i profughi siriani, usati come merce di scambio dalla Turchia per spaventare l’Europa e poter di fatto ricattarla con queste persone, che a oggi sono nel territorio turco perché sono fuggite da una guerra civile ad alta intensità. 

Credo che l’internazionalismo stia proprio in questo: nel fatto che anche noi nei nostri territori possiamo spostare l’ago della bilancia. Non dobbiamo cadere nella rassegnazione, ma anzi dobbiamo farci forza, vedere quali sono gli obiettivi. Come il capitalismo, come le potenze si siano coalizzate contro questa rivoluzione: è giusto e doveroso che anche tutti i movimenti, tutte le persone che vogliono proteggere questa rivoluzione, che vogliono cambiare l’esistente, creino un fronte unico contro la guerra e contro questa aggressione ai danni della rivoluzione in Rojava.

Per quanto riguarda il lavoro che svolgerò qui in Rojava, credo che sia importante anche dare un punto di vista e un aggiornamento su quello che qui succede, e cercherò nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, per quanto sarà possibile, di dare informazioni. Ma ci sono anche dei siti e delle pagine che stanno facendo un lavoro molto molto serio, molto molto importante, dove si possono trovare informazioni. Una di queste è il Rojava Information Center, che ha un sito internet, oppure ci sono le pagine della campagna RiseUp4Rojava, che quasi quotidianamente danno brevi aggiornamenti sulla situazione attuale per chi volesse informarsi.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

erdoganguerraRojavasiriaypg

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“I popoli sostengono la causa palestinese. Potenti e governi voltano le spalle”. Corrispondenza dalla Cisgiordania occupata

Il ministro israeliano della Difesa Katz ha dichiarato oggi, mercoledì 16 aprile 2025, che “Israele non ha alcuna intenzione di permettere l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armarsi per salvare il capitalismo finanziario! La lezione di Rosa Luxemburg, Kalecki, Baran e Sweezy

Per quanto grande sia una Nazione, se ama la guerra perirà; per quanto pacifico sia il mondo, se dimentica la guerra sarà in pericolo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dati trapelati rivelano una massiccia campagna israeliana per la rimozione di post pro-Palestina da Facebook e Instagram

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NATO incontra Palantir: un’analisi critica del sistema di guerra basato su IA della NATO

È notizia di oggi che il 25 marzo 2025, la NATO ha finalizzato l’acquisizione del Maven Smart System NATO (MSS NATO), una piattaforma di guerra basata su intelligenza artificiale integrata sviluppata in collaborazione con Palantir Technologies. Acclamato come un passo avanti nelle capacità decisionali operative, il MSS NATO rappresenta l’ennesimo esempio dell’integrazione dell’IA nella sfera […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”: la diretta dalla manifestazione nazionale di Milano

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”. Decine di migliaia di persone – circa 50mila per le realtà organizzatrici – sabato 12 aprile a Milano per la manifestazione nazionale per la Palestina, sottoposta a 77 anni di occupazione e a un anno e mezzo di genocidio per mano dello Stato israeliano. La piattaforma rivendicativa ribadisce le motivazioni della giornata di lotta: “NO al genocidio […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“No alla prima fabbrica di armi per REARM Europe”: comunicato stampa della “Rete Mamme da Nord a Sud”

La Rete Mamme da Nord a Sud lancia un appello all’adesione e alla mobilitazione contro la nuova fabbrica di esplosivi nel Lazio e contro la militarizzazione dell’Europa. Le fabbriche di morte finanziate con fondi pubblici dalla Commissione europea rischiano di diventare presto realtà: apprendiamo con sgomento che la ex Simmel Difesa, oggi Knds (gruppo franco-tedesco, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettere dal nuovo incubo americano

USA. Persone migranti, non importa se regolari o meno, vengono rastrellate per strada, sequestrate da uomini dal volto coperto e senza divise o distintivi, e sbattute in pulmini neri per poi scomparire nei centri di detenzionea dell’ICE (U.S. Immigration and Customs Enforcement).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Prima udienza per Anan, Ali e Mansour: ammessi gli interrogatori israeliani, negate le consulenze della difesa

La corte de L’Aquila ha  accettato l’ammissibilità nel processo di metà degli interrogatori fatti nelle carceri israeliane, in spregio a qualsiasi diritto internazionale. da Osservatorio Repressione Negata, invece, l’ammissione di quasi tutte le consulenze di parte proposte dalla difesa degli attivisti palestinesi. Tra le persone che i legali di Anan, Ali e Mansour hanno chiesto […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sulla morte di Papa Francesco

In un mondo in cui comanda la prevaricazione e l’ipocrisia la morte di Papa Francesco segna un passaggio politico della nostra storia.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Festival Altri Mondi / Altri Modi: i video della terza edizione

Si è conclusa la terza edizione del festival Altri Mondi / Altri Modi. Anche quest’anno centinaia di persone hanno condiviso quattro intense giornate di confronto, dibattito, socialità ed arte all’interno del giardino di Askatasuna.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Immaginare un contropercorso nelle scuole, partire dalle condizioni oggettive della lotta

Ci troviamo in una fase in cui le organizzazioni studentesche della politica anti-istituzionale da anni si muovono solo in un terreno tattico di risposta alle grandi dichiarazioni scandalose dei politici e dei padroni, molto spesso assumendole come punto di vista generale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Estrattivismo e scambio ineguale

L’estrattivismo è un concetto proveniente dal Sud globale. Deriva dal termine portoghese “extrativismo”, che originariamente si riferiva alle attività commerciali che coinvolgevano i prodotti forestali esportati nelle metropoli capitaliste.