Stato, vaccini, popolino e populismi
Il tema è di quelli che sta facendo discutere e molto farà discutere nei prossimi mesi. Il governo Gentiloni, ben incalzato dalla forza più rappresentativa al suo interno, il PD, ha deciso di trasformare il calo delle coperture vaccinali in un’arena politica. Un’arena in cui assestare un colpo durissimo al M5S (che di fatti non è ancora rinvenuto) e a quello che si suppone essere il suo retroterra ideologico: un’accozzaglia di pressappochismo, suggestioni, complottismo sintetizzati nella ormai famigerata locuzione: effetto Dunning-Kruger. Ma più in generale è un’area di significati che viene spesso accostata al concetto di populismo se non direttamente assunta al suo interno.
La razionalità politica che presiede alla norma poggia naturalmente su una solida base di interessi economici perché, manco a dirlo, siamo di fronte a un business enorme e a capeggiare la fila è proprio la GlaxoSmithKline che in Toscana (regione che ritorna sempre nelle faccende renziane) ha una costola che produce e manda vaccini in tutto il mondo, considerazione scevra da intenzioni complottistiche ovviamente. E’ un fatto che la multinazionale britannica abbia investito molto sul nostro paese ed è palmare che per sua natura l’intervento vaccinale, rispetto ad altri interventi ex post, abbia un impatto immediato sul giro di affari di queste multinazionali. Parliamo di farmaci obbligatori somministrati in maniera programmatica a milioni di persone in più riprese e a prescindere. Vittorio Demicheli, membro di spicco del Cochran Collaboration Vaccines Field ed ex direttore della Sanità in Piemonte, ha sostenuto che il calendario vaccinale per gli anni 2016-2018 è del tutto sovrapponibile al “calendario per la vita” redatto dalle industrie del farmaco. Ovviamente non sono mancate le minacce e le ritorsioni, basti pensare che il gruppo di lavoro che ha esteso la bozza era capeggiato dalla stessa Lorenzin e dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Il significante più consistente è a mio avviso di carattere ideologico; in parte è supportato da alcune evidenze di carattere epidemiologico, in parte è innervato dalle ragioni economiche che dicevamo. Questo si traduce nella convinzione che le vaccinazioni di massa, in maniera non del tutto trasparente, rendano più sostenibili i sistemi sanitari sempre più in crisi di risorse a causa della cosiddetta crisi dei debiti sovrani.
Di tutto questo e soprattutto dei presupposti scientifici di simili intenzioni politiche, perché ovviamente intrecciano un livello scientifico, avremmo voluto parlare, su questo avremmo desiderato confrontarci, chiarirci tra genitori, medici, studiosi. Tutto questo però è stato bypassato con una violenza inaudita da un decreto che impone ai bambini che vogliano iscriversi al nido 12 vaccinazioni ed è naturalmente qualcosa che preoccupa migliaia di genitori (ovviamente molti più dei pasdaran cosiddetti no vax che spopolano in rete). Migliaia di famiglie che si trovano già ad affrontare le allergie alimentari e non, le bronchioliti, le crisi asmatiche dei piccolissimi nati in contesti già pesantemente inquinati, che si domandano legittimamente se un ricorso massiccio a dosi di vaccino sia la strada giusta per i propri piccoli. A queste perplessità del tutto legittime e a fronte di una letteratura che pare carente soprattutto dal punto di vista delle reazioni avverse alle vaccinazioni, il governo ha risposto con un diktat liberticida che calpesta tranquillamente la libertà di scegliere in tema di salute propria e dei propri cari, il diritto allo studio, con un corollario non trascurabile di sanzioni classiste di dubbia eticità, addirittura la minaccia di perdere la patria potestà (il marchio dell’infamia per segnalare chi non è degno della genitorialità in quanto irresponsabile patentato). L’offensiva legislativa peraltro è sostenuta con vigore dall’ordine dei medici che sta instaurando un clima da caccia alle streghe. Sono già due lue radiazioni, ove entrambi i nomi sono stati vigliaccamente estrapolati da un elenco di 150 medici firmatari di una lettera aperta indirizzata al presidente dell’ISS Walter Ricciardi un anno e mezzo fa, dove si esprimeva perplessità sull’utilizzo indiscriminato dell’obbligo vaccinale e sull’innocuità a prescindere delle vaccinazioni stesse.
Perché i vaccini oggi fanno tanta paura? Le ragioni sono molteplici. Una è quasi ontologica e riguarda la vaccinazione in quanto intervento sopra un corpo sano. Il primo scoglio logico è questo. In fondo è come se il vaccino agisse in deroga al più sacro degli insegnamenti di Ippocrate: primus non nocere. E’ uno scoglio che è ovviamente superabile nel momento in cui ci si trovi davanti a un chiaro, trasparente, bilancio costi benefici, che non può che essere a carico di scienziati indipendenti e dei pediatri che tutti i giorno visitano e osservano i bimbi, adeguando di volta in volta le somministrazioni necessarie, che si tratti di vaccini o di altri farmaci, costruendo un rapporto di fiducia e collaborazione con le famiglie e per queste e altre ottime ragioni i pediatri non dovrebbero essere caricati di centinaia di bambini per le carenze che la politica causa al nostro sistema sanitario.
Una seconda considerazione riguarda la percezione diffusa che si stia sempre peggio; che la nostra salute sia peggiorata e che i nostri bambini siano più deboli e indifesi di fronte alle minacce immunologiche che dovranno affrontare; che la medicina si dimostri inadeguata di fronte alle nuove sfide che vediamo sempre meno rappresentate da virus e batteri ma sempre più da malattie terribili e più incidenti; malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative, tumori. Io credo che a molti genitori piacerebbe vedere tanti medici che scendono in trincea a favore dei vaccini, fare lo stesso rispetto alla qualità dell’aria, al cibo spazzatura che affolla gli scaffali dei supermercati, ai problemi socio-economici che sono sempre alla base di una pessima qualità della vita e di un’alta mortalità, come dimostrano le statistiche sulla salute negli Stati Uniti, sempre divise per classe di reddito, o come dimostra l’eccezionale picco di mortalità italiano del 2015.
Un’ultima considerazione non può che riguardare la tensione sempre più profonda a percepirci come un’isola rispetto al contesto sociale. A non sentire alcuna responsabilità collettiva quando un problema si presenta come fatto sociale e non come dramma individuale. La reazione allergica di mio figlio non può essere più importante della vita di centinaia di persone e anche questo andrebbe messo sulla bilancia. In definitiva, mi pare, il criterio che deve guidare tutti in simili necessità non può che derivare da una seria, esaustiva, asciutta, analisi dei costi e dei benefici delle vaccinazioni di massa. 12 vaccinazioni obbligatorie non soddisfano questo criterio, non rispondono ad alcuna emergenza sanitaria e non hanno alcuna base scientifica. E’ politica sanitaria liberticida e subalterna agli interessi economici dominanti. Vale la pena battersi.
m.m.
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