“Abbattiamo muri e frontiere!” Cronache di un pomeriggio di (stra)ordinaria solidarietà al CIE di Ponte Galeria
Centinaia di persone si sono dunque radunate sotto le mura del CIE per esprimere solidarietà ai detenuti, che nelle ore precedenti si erano rivoltati contro la polizia che aveva intimato loro con cani e manganelli di rientrare nelle celle, con lo scopo evidente di impedire qualsiasi comunicazione con i solidali presenti di lì a poco al di là delle mura. E dopo la partenza collettiva dalla stazione Ostiense, è infatti immediatamente saltato all’occhio l’ingente schieramento da parte delle forze dell’ordine, con tanto di reparti della celere schierato sotto le mure e il filo spinato. Nonostante la minaccia poliziesca, il presidio si è svolto con più fermezza di prima, iniziando vicino al reparto maschile dove era scattata la rivolta, con cori e interventi solidali in tutte le lingue che sono state accolte con entusiasmo dall’interno del CIE.
Un altro passaggio strappato dalla determinazione dei e delle solidali è stato ottenere la consegna di cassette di frutta e verdura fresche acquistate poco prima, a simboleggiare ancora una volta la solidarietà attiva contro la qualità pessima di cibo e servizi che continua ad esserci dentro Ponte Galeria, fomentata dallo stesso sistema che specula sul business dell’emergenza casa e rifugiati ogni giorno. Pertanto, nonostante i ripetuti tentativi delle guardie carcerarie di impedire la comunicazione tra reclusi e solidali, ancora una volta la Roma degna e antirazzista è riuscita a comunicare la propria vicinanza a quanti rimangono chiusi in questi veri e propri lager di stato in quanto non in possesso di documenti a causa dell’odiosa legge Bossi-Fini.
Ed è proprio un’istituzione odiosa come il CIE che racconta più di mille parole l’oppressione esercitata da frontiere, muri e confini su chi migra per cercare un’esistenza migliore, in questi giorni di dibattito così acceso sul tema delle migrazioni e di lacrime (spesso ipocrite) per chi non sopravvive al viaggio, come il piccolo Aylan Kurdi. Infatti, la solidarietà sotto Ponte Galeria e la sua composizione meticcia hanno ribadito che non esiste differenza tra migranti “economici” e rifugiati, perché la libertà di movimento e il diritto a una vita degna devono essere di tutte e di tutti, che di confini e muri si muore e che le frontiere interne ed esterne sono solo strumenti di oppressione e sfruttamento per avere forza lavoro precaria, temporanea e ricattabile.
La promessa fatta al tramonto ai reclusi di Ponte Galeria, al grido di “Freedom, Hurriya, Libertà” è quella di continuare a sostenere con forza le lotte dei migranti dentro e fuori i CIE per abbattere giorno dopo giorno insieme muri e frontiere.
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