Altre due sentenze ai danni dei movimenti e delle lotte sociali a Roma. Non vi illudete: non potete fermare il vento!
In questo canovaccio si inseriscono anche due sentenze emesse dal Tribunale di Roma in questi giorni.
La prima relativa al processo per due compagni imputati di resistenza per i fatti del 12 Dicembre 2014 giorno in cui, a seguito dell’occupazione di uno stabile in Via Cesalpino posto sotto sequestro per mafia, dopo solo poche ore gli studenti, gli attivisti, i sodali, sono stati caricati dalla polizia intenta nell’eseguire lo sgombero del palazzo.
La seconda ai danni di due compagni accusati di resistenza e lesioni per il corteo del 27 Febbraio 2015, giornata in cui la polizia ha ripetutamente impedito l’accesso in piazza del Popolo che il giorno dopo sarebbe stata teatro del – fra l’altro anche mal riuscito – comizio dei fascio leghisti di Salvini a Roma.
L’esito del processo per il 12 Dicembre è stata l’assoluzione piena per uno dei compagni e una condanna a 2 anni con pena sospesa per l’altro compagno, appena 19enne. Mentre per il 27 Febbraio altri due compagni giovanissimi sono stati condannati per resistenza rispettivamente a 3 mesi e 10 giorni e 4 mesi, con pena sospesa.
Ancora una volta, con grande celerità, arrivano delle condanne (anche sproporzionate e pesanti), ai danni di chi non si arrende, anzi alza la testa e lotta. Di chi ha voluto denunciare il fatto che le soluzioni all’emergenza e alla precarietà abitativa ci sono, a partire dalla possibilità di recuperare gli stabili pubblici e quelli sequestrati alla mafia. Di chi ha messo in campo il necessario coraggio per opporsi concretamente allo svolgimento del comizio di Salvini e della sua, per la verità piccola, pletora di fascioleghisti e razzisti.
Oltre all’operato di una magistratura così solerte nel colpire chi lotta per i propri diritti e così distratta nei confronti delle speculazioni e delle angherie dei potenti, ci preme sottolineare il ruolo ricoperto ancora una volta dalla questura di Roma, che opera sistematicamente per provocare, intimidire, arrestare in ogni contesto e situazione. E che anche in questi due casi, ha fatto di tutto (e di più..) per appesantire la posizione degli imputati.
Ovviamente non ci stupiamo di questi comportamenti delle forze dell’ordine, come dell’operato della magistratura. Crediamo, però, che tutto ciò non possa essere lasciato nel silenzio e nel dimenticatoio e soprattutto che non possa essere accettato.
Questo atteggiamento vessatorio da parte delle cosiddette forze dell’ordine, come l’accanimento giudiziario, si traduce già, infatti, in innumerevoli processi, misure cautelari ed altre restrizioni della libertà personale ai danni di attivisti ed attiviste in questa città (e non solo), come nel restringimento generale degli spazi di movimento ed espressione del dissenso.
Emblematica è anche la situazione di Paolo e Luca ai quali continua ad essere negata la revoca dell’obbligo di firma, per il semplice fatto (e lo dicono esplicitamente!), che non smettono di dire quello che pensano, dentro e contro il disastro sociale che si sta producendo in questa città.
Per quanto ci riguarda, continueremo a manifestare e a opporci a questo sistema di sfruttamento delle risorse e delle vite. La legittimità delle nostre lotte, idee, vite, non si dibatte nelle aule dei tribunali.
Una sola grande opera: casa e reddito per tutt@!
#RomasiBarrica
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