Arcelor Mittal: è sciopero contro l’arroganza padronale
Dall’altro ieri 18 maggio lavoratrici e lavoratori di Arcelor Mittal di Genova e Novi Ligure sono in stato di agitazione, contro l’improvvisa (a dir poco) decisione dell’azienda di ricorrere alla cassa integrazione: gli operai sono arrivati in fabbrica come tutti i giorni, ma il loro badge era disattivato, la cassa integrazione è partita e nessuno ne era a conoscenza. La comunicazione è stata data solo in nottata tramite il sito aziendale!!! Sono circa mille i lavoratori coinvolti in questa situazione e che andrebbero a guadagnare 750 euro al mese!
A quanto pare vengono messi in cassa per risparmiare sui costi, utilizzando la scusa del coronavirus, nonostante questo settore non abbia registrato nessun calo della domanda. Forse dietro tutto ciò anche la volontà dell’azienda di abbandonare l’Italia. I lavoratori di Cornigliano si sono trovati ieri alle 7 del mattino e ad assemblea negata da parte dell’azienda, la rsu ha subito dichiarato sciopero. Alle 9.30 è partito il corteo dallo stabilimento fino alla prefettura di Genova. Oggi hanno scioperato anche a Novi Ligure picchettando e bloccando i cancelli di carico e scarico merci.
Gli autotrasportatori hanno aderito allo sciopero in solidarietà con i colleghi. A Genova intanto seconda giornata di sciopero. Il corteo dei lavoratori di Arcelor Mittal di Genova è stato il primo dopo la fine del lockdown, nonostante l’ultimo dpcm vieti ancora formalmente i cortei e consenta solo le manifestazioni in forma statica: “Ma se possiamo lavorare possiamo scioperare e andare in corteo -dicono i lavoratori- con le stesse mascherine e le stesse distanze che usiamo sul posto di lavoro”. Intanto anche i sindacati confederali fanno la loro parte, che come sempre è quella di buttare acqua sul fuoco. I lavoratori volevano occupare gli stabilimenti ma i sindacati hanno risposto che è meglio fare scioperi mirati, “a fine turno” per costringere l’azienda a sedersi al tavolo! Certo, quel tavolo dove i sindacalisti stanno tanto comodi…
In questa storia è racchiusa tutta l’arroganza padronale, sostenuta da sempre dai governi di ogni colore. L’ex Ilva di Taranto, ora Arcelor Mittal ne è l’emblema con il suo combinato di ecocidio e sfruttamento: dopo non avere assunto il numero dei lavoratori previsto nell’accordo con il governo, dopo averne licenziati a decinesenza motivo, dopo aver distrutto il tessuto industriale locale con gare al ribasso, dopo che i lavoratori degli appalti ogni mese non percepiscono stipendio perché Arcelor non paga a sua volta, dopo i mancati investimenti sugli impianti e la cassa integrazione per migliaia di persone, ha ricevuto dal governo un contratto più vantaggioso con dimezzamento del canone trimestrale di affitto (che non sta neanche pagando), e la possibilità di alzare ulteriormente i numeri della Cig!
E adesso in cassa anche i lavoratori e le lavoratrici di Genova e Novi con la subdola scusa del corona virus, continuando a estorcere soldi pubblici. Oltre al danno la beffa di non avvisare, facendo in modo che la gente arrivi al lavoro e scopra di non poter entrare perché in cassa integrazione, un vero e proprio atto di arroganza e disprezzo nei confronti di lavoratrici e lavoratori. Tutto questo speculando sull’attuale crisi sanitaria e la conseguente crisi economica che l’Italia sta attraversando, nonostante tutti i regali e soldi pubblici ricevuti da questo paese. Intanto anche a Taranto per venerdì è previsto sciopero mentre a Genova e Novi pare proseguirà per almeno altri tre giorni.
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